Scavare meno, recuperare e riciclare di più
CAMPIGLIA 16 gennaio 2017 — La Regione Toscana sta mettendo a punto il nuovo Piano Regionale Cave (PRC) che sostituirà quello regionale e quelli provinciali vigenti. È uno strumento fondamentale per tutti i territori nei quali sono presenti risorse di materiali lapidei (inerti e materiali decorativi).
Il PRC nasce nell’ambito della legge regionale 35/2015 in materia di cave della quale diventa strumento attuativo e, a differenza dei piani ad oggi vigenti, non avrà scadenza ma sarà soggetto solo ad aggiornamenti. Questa caratteristica rende indispensabile una redazione accurata per evitare che gli aspetti negativi e irrisolti della legge 35/2015, ricadano totalmente sui contenuti del PRC. È indispensabile non ricadere in scarsi approfondimenti nella fase di individuazione dei dati sulle quantità necessarie di materiali, in scarsi livelli di partecipazione nei successivi aggiornamenti, in scarsa capacità di lettura delle attività locali e della valutazione degli eventuali effetti frenanti su settori produttivi che potrebbero realizzare maggior lavoro e reddito di quanto non possano fare le attività estrattive.
La Regione ha attivato un processo partecipativo che permette di dare dei contributi in merito per 90 giorni a partire dal 19 ottobre 2016 su contenuti e obiettivi.
Il Comitato per Campiglia ha presentato alcuni contributi sulle cave di Monte Calvi, Monte Valerio e San Carlo, nell’ottica di contenere le estrazioni limitandosi ai materiali veramente insostituibili verificandone seriamente le richieste di mercato, di potenziare l’uso di materiale riciclabile (Rimateria), di mantenere il criterio di autosufficienza locale respingendo l’idea di un gigantesco polo estrattivo in Val di Cornia.
Anche in questa occasione avremmo voluto che il Comune di Campiglia, proprio per la sua posizione strategica nel contesto estrattivo, fosse in prima linea per dare contributi al tema del PRC, anche alla luce delle posizioni del Sindaco sulla Cava di Monte Calvi. Visto che il Sindaco ha dichiarato l’indisponibilità ad approvare un rinnovo della concessione, sarebbe stato bene che queste prese di posizione fossero fondate su proposte e contributi diversi dall’affermare che i lavoratori avranno comunque anni di lavoro davanti fino a estrarre le quantità concesse, quando la legge parla di solo due anni.
Speriamo comunque che Campiglia abbia fatto le sue proposte e che queste vengano rese pubbliche, anche se questi contributi, se ci saranno, avverranno come al solito fuori da qualunque dibattito pubblico in sede istituzionale o meno, secondo una lunga tradizione di dibattiti negati in consiglio comunale, di tavoli di confronto ventilati e mai attivati, di censura imposta in occasione del percorso “Facciamo centro insieme”.
CONTRIBUTI DEL COMITATO PER CAMPIGLIA ALLA REDAZIONE DEL PIANO REGIONALE CAVE
CONTRIBUTO 1°
No a un polo toscano degli inerti in Val di Cornia.
L’obiettivo di minimizzare gli impatti ambientali e di promuovere l’autosufficienza locale deve scoraggiare l’indirizzo contenuto nel vigente Piano delle Attività Estrattive, di Recupero delle aree scavate e Riutilizzo dei Residui Recuperabili di Livorno che auspica la creazione di un polo toscano degli inerti nella Val di Cornia.
No a previsioni di aumenti ingiustificati di materiali estraibili
Dalle cave di Monte Calvi, Monte Valerio e San Carlo nei Comuni di Campiglia Marittima e San Vincenzo si estrae materiale calcareo che solo in parte ottempera al criterio dell’autosufficienza locale contribuendo ai processi produttivi della Solvay di Rosignano, delle acciaierie di Piombino e dell’edilizia locale. Rispetto a queste destinazioni le quantità di materiale ancora estraibili secondo le concessioni in essere sono altissime (milioni di metri cubi) dimostrando che le previsioni sono state fino ad oggi in eccesso e che è indispensabile ostacolare ulteriori sviluppi in base a dati ingiustificati e indimostrati.
CONTRIBUTO 2°
Sostituzione del materiale vergine di cava con Rimateria.
Per promuovere il reimpiego dei materiali recuperabili, si deve contabilizzare i milioni di meri cubi di scorie delle acciaierie di Piombino che possono essere riutilizzati attraverso l’impianto “Rimateria “ nell’edilizia. Questo criterio deve portare alla drastica riduzione dell’estrazione di inerti destinati a opere stradali, ferroviarie e portuali in genere, inserendo tra i materiali recuperabili non solo i residui di cava o di demolizioni, ma anche tutti quelli riciclabili idonei.
L’estrazione di materiali per processi produttivi non deve giustificare la commerciabilità degli inerti per l’edilizia.
È indispensabile anche stabilire che l’estrazione dalle cave della Val di Cornia di materiale calcareo destinato a processi produttivi speciali (chimica, vetrerie, ecc) non può giustificare la commercializzazione di materiale per l’edilizia in quanto in gran parte sostituibile con materiali riciclabili già presenti in prossimità.
CONTRIBUTO 3°
Si al recupero di tutti i materiali riciclabili in grado di sostituire gli inerti di cava, per creare lavoro e tutelare paesaggio e ambiente.
Per generare lavoro e reddito va tenuto conto che i processi di recupero ne sono fonte non meno delle attività estrattive. Il recupero delle scorie di Piombino, e non solo, è in grado di produrre più lavoro e reddito della estrazione di materiale dalle cave Inoltre garantisce meglio il mantenimento di equilibri ambientali quali i corridoi naturalistici e paesaggistici esistenti oggi tra le cave.
Tempi e criteri certi nella estrazione e ripristino
La percentuale del materiale non ancora estratto dalle cave della Val di Cornia è molto alta anche se le concessioni sono in scadenza. Di conseguenza non devono essere previsti ampliamenti ingiustificati di coltivazioni. I due anni di proroga previsti dalla legge devono essere tassativi per escludere allungamenti infiniti dei tempi di completamento delle estrazioni. A lato le rinaturalizzazioni delle cave del Campigliese sono pressoché inesistenti contravvenendo a tutte le previsioni di ripristino ambientale determinando così un danno paesaggistico macroscopico.
CONTRIBUTO 4°
Costi e benefici delle attività estrattive e di altre attività negativamente influenzate dalle cave.
Le cave di inerti possono generare lavoro e reddito, ma possono essere anche fattori che impediscono lo sviluppo di reddito e lavoro in altre attività anche di maggior peso e qualità. In Val di Cornia la invasività delle cave ostacola lo sviluppo di attività turistiche e alimentari: ne è un esempio la impossibilità per il Parco Archeominerario di San Silvestro di sviluppare tutte le sue potenzialità a causa della Cava di Monte Calvi che lo circonda e soffoca. Altro esempio da approfondire è la eventuale incompatibilità delle attività di cava a grande estensione, con l’utilizzo delle risorse idrotermali e i conseguenti danni per un turismo in crescita.
In caso di conflitto, le cave devono essere utilizzate solo per estrazione di materiali veramente irreperibili altrove o insostituibili e i Piani non devono ammettere soluzioni impattanti sul paesaggio come avviene nelle estrazioni da versanti.
CONTRIBUTO 5°
Criteri per l’esercizio delle attività estrattive – Velocizzare i tempi di estrazione e ripristino.
Le tecniche estrattive si sono sempre più evolute e a parità di volumi da estrarre, i tempi si sono ridotti significativamente. Le concessioni allora non devono essere venticinquennali ma semmai ridotte rispetto ai tempi fino ad oggi concessi, in modo da accelerare anche i tempi di ripristino dei luoghi.
Funzioni dei Comuni ex art.10 l.35/2015- Ridurre l’ autonomia non documentata.
Fermi restando gli obbiettivi di produzione del PRC (di durata illimitata), sono i Comuni a decidere nuove aree a destinazione produttiva e ampliamenti o riduzioni di quelle esistenti. I Comuni non sono dotati di sufficienti strumenti di ricerca e la scelte (mai di riduzione) sono supportate dalle sole documentazioni allegate alle richieste dei proprietari di cave. Le scelte dei Comuni o dei Consorzi dei Comuni devono invece discendere da una verifica attuativa autonoma e condivisibile a livello regionale.
*Alberto Primi è coordinatore del Comitato per Campiglia
(Foto di Pino Bertelli)