Dopo 74 anni spada di Damocle sulle “Marconi”
VENTURINA 1 settembre 2014 — La scuola elementare “Guglielmo Marconi”, la prima vera scuola di Venturina, rientra nei piani dell’amministrazione comunale di Campiglia per la sua dismissione e la sua vendita. L’area in cui sorge, una delle principali aree verdi nel centro abitato, verrà destinata ad altri scopi, non esclusa la possibilità di un completo riadattamento dell’edificio per ricavarne alloggi e fondi commerciali.
E’ indubbio che l’edificio, risalente al 1940, abbia un valore simbolico eccezionale per il paese: dalle aule delle “Marconi” sono passate intere generazioni e intere classi di insegnanti. La memoria che la scuola rappresenta costituisce un patrimonio comune da salvaguardare comunque. Anche in presenza di un progetto, come quello del Comune di Campiglia, che vuol riunire le scuole in un polo unico nei pressi dell’attuale edificio Altobelli.
Di fronte all’eventualità di una scomparsa di una scuola storica, la nostra rivista ha deciso di prendere una posizione chiara e netta. “Stile libero” è schierata a difesa delle “Marconi” e, nei limiti delle sue possibilità, non farà mancare il proprio appoggio ad ogni iniziativa lecita a difesa dell’istituto.
Abbiamo chiesto a Gianfranco Benedettini, che da sempre si occupa con passione di ogni ricerca storica che interessi il comprensorio, un articolo sulla vita della scuola elementare “Marconi”. Gianfranco ci ha presentato un ottimo lavoro prescindendo dalla sua posizione che è favorevole alla trasformazione della scuola. Per questo lo ringraziamo.
Restando ferme le nostre convinzioni, abbiamo altresì deciso, in nome del pluralismo e della completezze delle informazioni, di unire ad un articolo del nostro Niccolò Pini, favorevole al mantenimento delle Marconi, anche un secondo “pezzo” di Benedettini nel quale egli spiega le ragioni per le quali si è schierato per la trasformazione dell’area della scuola.
Qui di seguito potrete trovare la storia delle Marconi ed i due articoli di Pini e di Benedettini.
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LA STORIA
E alla fine la scuola fu costruita
di Gianfranco Benedettini
Venturina 1 settembre 2014 — La storia delle scuole elementari “Guglielmo Marconi” di Venturina Terme ha dei precedenti che si legano alla crescita urbana e civile della cittadina che la ospita e che vale la pena ricordare. Il 1 giugno 1973, nell’ambito della Fiera-mostra, si svolse un dibattito sul mio libro “Il passato come presente”. Paolo Benesperi, intervenendo sul capitolo dedicato alla scuola, citò una frase :”…Così, nel settembre del 1921, il Comune prendeva due stanze presso il Palazzo Angiolini, in Piazza del Popolo; provviste di acqua potabile e latrine al prezzo di £ 49,00 mensili di affitto…”.
Benesperi concluse affermando che la situazione di allora (eravamo nel 1973) vedeva decine di aule sparse nei vari punti dei centri abitati del Comprensorio, ma non vere e proprie scuole.
Un po’ come accadeva nel 1921.
La storia dell’edilizia scolastica di Venturina, però, aveva dei precedenti legati all’aumento della sua popolazione e alla maggiore presa di coscienza per servizi sociali ed educativi all’altezza della situazione di allora.
Infatti, nello stesso libro, riportavo altri momenti legati alla scuola del passato. Un resoconto dei Commessi al censimento del 1881, dove si ricordava la maggiore frequenza degli alunni alle scuole, la mancanza di scuole nel “piano”, cioè la pianura, che, ormai, si stava popolando.
Dall’interpellanza del 1890
Una interpellanza rivolta al sindaco, il 6 giugno 1890, dal consigliere Iacopo Danielli, chiedeva l’istituzione di una scuola elementare a Venturina sospinta da “…il voto espresso da tanti di famiglia…” mentre il Comune privilegiava l’altra frazione, San Vincenzo, “…che conta una popolazione assai gran lunga maggiore di quella vantata da Venturina…”.
Una “scuola” fu aperta nel 1893, affidata alla maestra Casilde Ravagli “…alla quale saranno riconosciute lire cento per spese di pulizia. Provvista di acqua potabile e articoli di cancelleria che alla Venturina costano più che altrove, al posto delle 35 già assegnate…”.
Nel 1897, il consigliere Narsete Pallini, chiedeva che “…la scuola mista della Venturina sia classificata come obbligatoria, perché considera della più alta importanza la maggiore possibile estensione dell’insegnamento popolare…”.
Dai e poi dai, il Comune si mosse “…reclamato negli effetti inscindibili dell’igiene e dell’insegnamento…” decidendo di progettare un edificio scolastico proprio dove si trovano oggi le Marconi. Era il 1908. Per l’accesso si preferiva l’attuale via Marconi in luogo dell’Aurelia, perché la via collegava Venturina a Caldana. Non se ne fece di nulla. Le petizioni si susseguivano, le proteste pure ma le “scuole” rimanevano dove erano: in luoghi di fortuna. La più nota rimane quella di via Cerrini, sul retro di Casa Bernardini, ove insegnava la “maestra” Zaira Testai.
Una fotografia del tempo ci fa vedere l’intera scolaresca: un nugolo di “bambini” attaccati alle gonnelle della donna. La scuola “vera” doveva nascere dove oggi si trova la caserma dei carabinieri “…distante dal paese per non arrecare disturbo alle lezioni…” diceva la relazione dell’ingegner Aulo Niccolini incaricato del progetto. Un edifico che, in misura più ridotta, assomigliava alle scuole Alighieri di Piombino.
L’avvento del fascismo
Il programma del sindaco Giuseppe Mussio, prevedeva la costruzione di alcune scuole, ma non ci fu tempo per l’avvento dei fascisti alla guida del Comune. Anche loro avevano previsto scuole nuove, sia a Venturina che nelle campagne.
Aggiungo una nota sulla Chiesa di cui, peraltro, Venturina era priva. Anche qui, proteste e petizioni, fino alla posa della prima pietra avvenuta il 25 settembre 1922 e ultimata nel luglio 1930. Nel corso del dibattito, cui ho accennato all’inizio, don Gianfranco Cirilli sottolineò l’importanza della chiesa e della scuola per un paese in crescita come era Venturina.
Il fascismo mantenne la parola. Nel 1925, decise di realizzare la scuola nello stesso luogo previsto dall’ingegner Niccolini. Poi, ci ripensò.
Il 19 novembre 1929, prese la decisione “fatale”: si realizzino le scuole!
Al plurale, sì! Venturina, Cafaggio, Casalappi, Chiusagrande e Biserno di Rimigliano Laddove non ce n’era nemmeno una, ci sarebbero state ben cinque! L’ingegner Luigi Baschieri, il 29 maggio 1933, presentò il progetto definitivo. Esso collocava la scuola dove si trova oggi: sulla via Aurelia. Un solo progetto per tutte e cinque. Chi di noi ha conosciuto quelle di Cafaggio e Casalappi ricorda bene la loro struttura: identica a quella di Venturina. L’ingegner Otello Pampana portò a termine la costruzione: 8 aule su due piani, due ingressi, 4 finestroni sul davanti e sul retro, un muro a mo’ di protezione, un giardinetto sul davanti, uno spazio sul retro, una palestra un poco discosta dall’edificio scolastico.
La ditta Biagi di Massa Marittima, realizzò l’opera che, nel 1937, fu intitolata a Guglielmo Marconi, deceduto proprio in quell’anno.
L’inaugurazione e la guerra
La scuola venne inaugurata il 28 aprile 1940. Un mese dopo, la dichiarazione di guerra al mondo intero. La scuola funzionò per un po’ di tempo, poi chiuse. Fu “occupata” dagli Alleati, il 25 giugno 1944 e riaperta nell’ottobre successivo.
Negli anni Sessanta del secolo scorso, il Comune la dotò di altre quattro aule, costruite sulla parte destra, nel retro di essa.
Io, da assessore, ridussi ad aula l’ingresso di destra, uguale feci anche per la palestra, nel tentativo di eliminare i doppi turni e le “scuoline” disseminate nel paese. Via dei Mille: 8 aule e servizi; Tufaia: quattro aule e servizi; via Mazzini:quattro aule e servizi. Venturina aumentava a vista d’occhio, la sua popolazione pure, i giovanissimi crescevano di numero. Aumentavano anche le necessità, le richieste di nuovi e migliori servizi.
Furono gli anni della nascita delle scuole comunali dell’infanzia e dell’asilo nido. E, non bastavano mai. Realizzazioni giunte quando la popolazione scolastica pretendeva di più. Sempre in ritardo. Il 26 settembre 1979, fu inaugurata la scuola “Argentina Altobelli”, realizzata nell’ambito di un progetto per un Centro Comunitario Scolastico che, nel tempo, ha visto realizzarsi l’asilo nido, le materne, il centro giovani, la sede dell’ A.S.L. Siamo, come si vede, al tempo attuale.
Giova ricordare che negli anni Sessanta vennero realizzate le scuole Medie e fu aperto, in via Cerrini, un Istituto professionale per l’agricoltura e la meccanica, miseramente e desolatamente abbandonato, segnale visivo di un degrado inconcepibile e stupefacente.
Infine, sulle scuole elementari Marconi, oltre a me, ha scritto Coraldo Cavicchi nel suo libro “Fascismo e Resistenza” e, proprio quest’anno, Gianluca Camerini e Francesca Peccianti nel libro “La scuola dei venturinesi”.
Gli elementi per la maggiore e, forse, migliore conoscenza di questa importante struttura sono questi. E, qui, metto il punto.
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SONO CONTRARIO
“Giù le mani dal quelle aule”
di Niccolò Pini
VENTURINA 1 settembre 2014 — Quando una scuola chiude è sempre un avvenimento malinconico; le scuole sono per natura luoghi di ricordi, contenitori di una parte importante della nostra giovinezza. Ogni volta che passiamo davanti a quegli edifici scorrono nitide le immagini di quei giorni passati tra quelle mura. Chiudere una scuola significa spegnere la vita del luogo dove si trova: le risate dei bambini, i colori delle cartelle, i palloni che rotolano, il brulicare di persone all’entrata e all’uscita, le insegnanti che vigilano, i bidelli che urlano, i nonni che aspettano. A volte chiudere un complesso scolastico è necessario, il romanticismo si scontra con la dura realtà di un edificio pericolante o con un numero di studenti insufficiente o con la mancanza di insegnanti. Non è il caso della Scuola elementare “Guglielmo Marconi” di Venturina.
La previsione del Regolamento urbanistico
Nel Regolamento urbanistico approvato nel 2011 è stato previsto che l’edificio dovrà essere venduto, ne sarà costruito uno nuovo in un’area dove sono già presenti altri edifici scolastici, al posto dell’istituto nasceranno uffici, negozi e abitazioni. Per chi non conosce “le Marconi” (come dicono i venturinesi) è difficile spiegare cosa rappresentano, ma se solo ci si sofferma a rammentare la sua storia si comprende il valore che quell’edificio ha per Venturina Terme.
Venturina è un paese relativamente giovane, poco più di 150 anni, cresciuto sull’asse della via Aurelia che ne costituisce la spina dorsale e sulla presenza della stazione della “Ferrovia Maremmana” di Campiglia Marittima. Dai primi del ‘900 Venturina basa molto della sua esistenza sull’economia agricola che cresce velocemente concentrandosi sulla produzione di olio, di grano, dei fieni e del pomodoro (ancora esistente la fabbrica discendente dell’Arrigoni). In questo contesto di paese rurale-agricolo, come ricorda lo storico cittadino Coraldo Cavicchi nel libro Fascismo e resistenza, “…Venturina non ha mai avuto impianti scolastici degni di potersi ritenere tali…”. La popolazione cresceva e le scuole erano ricavate in vecchi stanzoni di palazzi o magazzini, così nel 1938 le autorità didattiche provinciali e il Comune di Campiglia decisero di dare vita alla costruzione di un nuovo complesso scolastico. Nacque così nel 1940 la scuola Elementare “Guglielmo Marconi”. Situata proprio sulla via Aurelia, con la tipica architettura del ventennio fascista, dotata della palestra, unirà generazioni di venturinesi fino ad oggi.
L’album della memoria
Le Marconi sono la scuola pubblica per eccellenza che ha educato e visto crescere nonni, padri e figli, che ha visto crescere l’Italia: inaugurata dai fascisti, ha ospitato gli alleati americani per la Liberazione, ha visto nascere la Repubblica, essendo sede del referendum Monarchia-Repubblica e di tutte le altre elezioni avute fino ad oggi. Ognuno di noi ha nella memoria un album privato di ricordi felici e spesso questi si riferiscono alla vita scolastica. Ecco cosa rappresenta questo edificio per Venturina: la scuola Marconi, come il frantoio e il Consorzio agrario, è un edificio che nasce come strumento di una società ma a cui il tempo ha attribuito un valore identitario per gli abitanti e per il paese stesso, la cui giovane storia non è testimoniata da monumenti o da opere d’arte, ma dagli edifici del vissuto quotidiano. Basterebbero questi elementi per percepire la sua l’importanza a Venturina, ma c’è di più: oggi l’istituto Marconi svolge normalmente la sua funzione didattica ma contribuisce anche in altro modo alla socialità del paese.
L’edificio si trova infatti proprio sulla via Aurelia appena prima della zona pedonale-non pedonale (per chi conosce Venturina): un area che era stata pensata per la chiusura totale al traffico e sarebbe dovuta divenire il “centro” dove fare shopping, passeggiare, stare in compagnia. Questo luogo oggi non è niente di tutto ciò: le auto passano ancora, i negozi hanno difficoltà a rimanere aperti, è quasi sempre deserto. Le uniche ore di vitalità di questa zona sono rappresentate proprio dall’ entrata e dalla fine della attività didattica che danno respiro a cartolerie, bar, pizzerie: un’ulteriore funzione sociale e di vitalità per il paese. Motivi per non chiudere le Marconi vi sarebbero anche dal punto di vista più venale e monetario, ma non è il caso di soffermarcisi. Ci sono scelte che un amministratore deve comprendere di dover fare a prescindere da una convenienza costi-benefici in quanto rappresentano un valore aggiunto per il paese che non è contabilizzabile con una cifra di denaro. Le Marconi sono patrimonio dei venturinesi, estensione della propria identità, venderle sarebbe come cancellare il proprio passato, la propria memoria. Un paese senza memoria è un paese senza futuro.
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SONO FAVOREVOLE
“La didattica moderna esige altro”
di Gianfranco Benedettini
VENTURINA 1 settembre 2014 — Per affrontare la vicenda della presunta vendita delle scuole Marconi di Venturina Terme, occorre stabilire se è giusto pensare ad una nuova scuola dove realizzare programmi all’altezza delle aspettative delle insegnanti, dei genitori e degli alunni.
Per me, è giusto. La scuola Marconi è adeguata a tale compito?
Per me, no. Vado spesso in questa scuola, parlo con le insegnanti, ascolto i loro problemi, li discutiamo. Da qui la mia idea di quanto sia opportuno realizzare una nuova scuola. Spero che nel dibattito successivo, le insegnanti facciano sentire la loro voce e si facciano sentire anche quando, ma quando?, si procederà al progetto della nuova scuola.
Credo che esso sia stato inserito nel programma triennale in attesa che, da qualche parte, sopraggiunga un possibile finanziamento per nuove scuole.
Una scelta giusta del Comune
Quindi, il Comune ha fatto bene ad inserire il progetto nell’elenco delle cose da fare.
Sento parlare anche di cifre. Imponenti, direi. Se il finanziamento ci sarà non coprirà di certo l’intera spesa. E, il resto? Il Comune farà un mutuo che ricadrà sulle spalle dei cittadini. Più il mutuo sarà leggero, meno peserà sui cittadini. Da qui l’idea di “vendere” le scuole Marconi. Per farci cosa? Abitazioni od altro di commerciale o altro ancora. I tempi sono quelli che sono e non mi pare proprio che siano favorevoli all’una ipotesi o alle altre. Oltretutto, ristrutturare le Marconi sarà assai costoso.
Allora? I cittadini firmano perché la scuola rimanga come è. Firmano mossi più dal sentimento che da altro. Addirittura ne fanno un elemento identitario di Venturina Terme e dei suoi abitanti. Ho qualche dubbio al proposito.
Per me è solo una motivazione sentimentale che muove i cittadini. Li rispetto.
I gruppi consiliari, si muovono in un’altra ottica che non affronto. Hanno preso i voti e si comportino di conseguenza. Prendo atto che si sta formando un movimento di opinione contrario alla “vendita”. Domando: veniamo incontro a questa esigenza o no? Per natura e per esperienza direi che, ove possibile, bisogna tener conto di tutte le posizioni.
La mia proposta
Cosa propongo? Realizzerei la nuova scuola con il contributo che proverrà dall’alto. Contratterei un mutuo da ridurre con la “vendita” di qualcosa.
Le Marconi o cosa? Venderei la Delegazione comunale ormai insufficiente a mantenere in modo adeguato i servizi che vi si attuano. Penso ai vigili urbani, alla biblioteca, agli altri uffici. La destinerei ad abitazioni o uffici. La zona mi sembra coerente. Sposterei la Delegazione nell’edificio delle scuole elementari Marconi lasciandole così come sono. Secondo me non occorrerebbero grossi lavori per adeguarle ai nuovi servizi. E, quindi, poca spesa.
La zona dove dovrebbe nascere la nuova scuola è una parte dei giardini, quella poco frequentata. Basta andarci per rendersene conto. Non è la zona davanti al vialetto Serini, quella sì frequentatissima. Verrebbe a realizzarsi un centro scolastico, adeguato a Venturina Terme e alle esigenze educative e didattiche di chi opera (bene, molto bene) nelle nostre scuole. Accentrare il servizio mensa, il servizio del trasporto scolastico sono altri due elementi che mi fanno propendere per questa tesi.
Più di tutto, però, l’esigenza di “fare scuola” in modo adeguato sia per le Altobelli che per le Marconi. Ultimo elemento. Il 25 maggio scorso, i cittadini del Comune si sono recati alle urne per votare il Sindaco, il suo programma, il nuovo Consiglio. Sappiamo chi ha vinto. Il programma conteneva questa proposta, i cittadini ne erano consapevoli, hanno votato e, se qualcuno chiede di rispettare quel voto, non mi pare proprio una forzatura antidemocratica.
E’ giusto rispettare le idee di tutti ma vediamo da anni che il nostro Comune non ascolta nessuno, ovvero ascolta solo la sua parte politica e gli amici molto vicini. Nessuno di loro si preoccupa quando aumenta le tariffe comunali o fa acquisti come la Fiera ma i commercianti che vivono di riflesso dalle Marconi forse chiuderanno o il Comune farà un altro grande investimento per farli spostare nella zona delle nuove elementari.
Nooooo, secondo me non si può toccare quasi un secolo di storia.
Bella notizia con l’imminente riapertura delle scuole !!!! Sarebbe opportuno un bel restauro e ricondizionamento dell’area da effettuarsi nel periodo di chiusura estiva, cosa ormai impossibile nella stagione 2014/15. Una domanda.…. La struttura dell’Altobelli e’ cosi’ adeguata e sicura, pronta ad accogliere tutti i bimbi delle Marconi… ???? E poi adibire l’area ad edilizia e fondi commerciali ??? Guardiamoci in giro e la risposta arriva da sola: attivita’ che chiudono, case in vendita o in affitto (vuote) per non parlare di ipotetici lavori di edilizia in via Cerrini, che da anni non decollano, una pista ciclabile che termina nel fosso di Pantalla, la strada alternativa per la stazione che termina al guard rail. Insomma, prima di mettere in atto un progetto del genere vediamo di ultimare e portare avanti i progetti iniziati e magari i bimbi che adesso vanno alle Marconi, quando saranno grandi si faranno scappare un idea migliore.
Sono d’accordo con l’idea di Gianfranco Benedettini, anch’io tempo fa proposi la stessa cosa e cioè vendere la delegazione comunale e spostarla nell’edificio delle Marconi. Quello secondo me deve rimanere un edificio pubblico e il centro del paese. Il cortile delle Marconi potrebbe diventare una piazza, una volta abbattuto il muro di cinta, che potrebbe essere ulteriormente ingrandita unendovi l’area dell’ex distributore che si trova di fronte alla scuola. Credo che i venturinesi gradirebbero questa soluzione. Il punto non è mantenere ad ogni costo la scuola in quell’edificio ma salvaguardarne l’uso pubblico, data la sua posizione “strategica” nel contesto urbanistico cittadino.