Se anche la General Electric dovesse abbandonare…
PIOMBINO 24 ottobre 2017 – Se esistevano perplessità, oggi ci sono timori e preoccupazioni. Su un’area di 200mila metri quadrati, richiesta e già concessa, la Nuova Pignone, società controllata dalla multinazionale General Electric, deve procedere a uno dei più importanti investimenti previsti sul porto di Piombino: la produzione di materiale elettrico e meccanico per assemblare turbine a gas a destinate a generare energia.
Porterà a termine l’opera e quando? L’interrogativo si ripropone nel momento in cui si apprende la notizia di una crisi che investirebbe proprio la Nuova Pignone i cui conti sarebbero stati definitivi “inaccettabili” dall’amministrazione delegato di General Electric, John Flannery. E, sotto speciale osservazione, ci sarebbe proprio la divisione Oil & gas, ovvero quella che ha interessi sul porto di Piombino. Nel sito di Repubblica.it, che ha riportato dettagliatamente la notizia, si è potuto leggere del rischio per 1000 esuberi proprio nel settore Oil & gas che conta complessivamente 12 mila addetti, il quaranta per cento dei quali in Italia con 4.200 lavoratori nella sola Firenze (qui si temono 500 esuberi).
Al porto di Piombino, nell’area concessa alla multinazionale, i lavori da qualche tempo vanno a rilento per le difficoltà di adeguare l’area del nuovo stabilimento da parte dell’Autorità portuale e anche per i costi che recentemente il presidente Stefano Corsini ha indicato in 60 milioni di euro. L’intenzione è comunque quella di agevolare la General Electric la cui iniziativa è stata da sempre presentata come una delle migliori per il rilancio dell’economia dell’intera vallata e per qualificare il porto. Vero è che nel giornale dell’Autorità portuale del Tirreno si è potuto leggere “L’obiettivo è accelerare sui lavori che rimangono da fare e mettere in condizione l’ex Nuovo Pignone di Firenze, del gruppo General Electric, di insediarsi nelle aree del porto di Piombino già all’inizio del 2019. Procedere speditamente: è questa la priorità per il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno settentrionale, Stefano Corsini”.
E, sulla stessa linea, è la Regione Toscana che da sempre ha considerato prioritario il progetto della multinazionale al punto da assistere la stessa Autorità portuale con un contributo di tre milioni per 20 anni, necessario a far fronte alle spese di ammortamento di un mutuo contratto a Piombino proprio per sostenere l’opera del colosso americano.
La notizia della crisi alla Nuova Pignone ha generato sorprese in Val di Cornia. Si pensi che solo all’inizio dello scorso mese di agosto si è tenuta nella sede del Comune di Piombino una riunione tecnica presente la giunta di Massimo Giuliani, i dirigenti ed i tecnici dell’ente e dell’autorità portuale e quadri importanti della Nuova Pignone. In quella occasione vennero gettate le basi per arrivare sollecitamente ai permessi ed alle autorizzazione per avviare l’opera.
Pare che il management italiano di Nuovo Pignone, fortemente impegnato nel progetto, continui a battersi per andare avanti. I timori nascono, tuttavia, da possibili contrordini che potrebbero giungere dalla casa madre americana di fronte a numeri poco edificanti per lasciar sperare in futuri risultati economicamente soddisfacenti.
Dopo una montagna di insuccessi che sono sotto gli occhi di tutti, perdere anche l’opportunità General Electric sarebbe cosa davvero pesante. A consolazione va detto che, al momento, provvedimenti e fatti concreti non si registrano per cui almeno la speranza può restare inalterata.