Se non è assoggettabile a VIA un’acciaieria elettrica

· Inserito in Lavoro e lavori, Lettere
pervenuta in redazione

PIOMBINO 9 agos­to 2016 — Afer­pi ave­va atti­va­to nel gen­naio 2016, nei con­fron­ti del­la Regione Toscana, la pro­ce­du­ra pre­lim­inare per la Val­u­tazione di Impat­to Ambi­en­tale (V.I.A.). Nel giug­no 2016 ha rin­un­ci­a­to a tale pro­ce­du­ra e il 27 giug­no  ha richiesto alla Regione Toscana l’avvio del “pro­ced­i­men­to di ver­i­fi­ca di assogget­ta­bil­ità” rel­a­ti­va al Nuo­vo Asset­to del­lo Sta­bil­i­men­to Siderur­gi­co Afer­pi . In parole piu’ sem­pli­ci, Afer­pi chiede di non essere sot­to­pos­ta, per la pro­pos­ta nuo­va acciaieria elet­tri­ca, (un forno elet­tri­co e due colate con­tin­ue) al con­trol­lo degli organ­is­mi tec­ni­ci pub­bli­ci, delle isti­tuzioni e del­la soci­età civile cir­ca l’ entità dell’ impat­to dei nuovi impianti sull’ ambi­ente e sul­la salute dei cit­ta­di­ni e cir­ca le mis­ure da adottare per min­i­miz­zare tale impat­to.
La manovra di Afer­pi è cen­sura­bile sot­to tre aspet­ti fon­da­men­tali.

La dilazione
Con ques­ta ulti­ma richi­es­ta Afer­pi ha inter­rot­to la pro­ce­du­ra di V.I.A. avvian­do un nuo­vo iter, del­la dura­ta preved­i­bile di 90 giorni, molto prob­a­bil­mente dall’ esi­to neg­a­ti­vo, che deter­min­erà, al ter­mine, la neces­sità di un nuo­vo avvio del­la pro­ce­du­ra di V.I.A. (per la quale la legge prevede il ter­mine a 150 giorni, pro­ro­ga­bili se il richiedente pre­sen­ta delle inte­grazioni al prog­et­to). Se non avesse inter­rot­to la pri­ma richi­es­ta di pro­ce­du­ra di fase pre­lim­inare per la V.I.A., l’ iter avrebbe potu­to con­clud­er­si a set­tem­bre 2016. Ora sarà nec­es­sario atten­dere la pri­mav­era del 2017. Il risul­ta­to per l’ azien­da è quel­lo di avere costru­ito un ali­bi per i ritar­di nel­la real­iz­zazione del prog­et­to, in parte alline­an­do i ritar­di “autor­iz­za­tivi” con quel­li derivan­ti dai prob­le­mi finanziari di Afer­pi, che noto­ri­a­mente non riesce a trovare finanzi­a­tori per la real­iz­zazione dei nuovi impianti. Nel­la eve­nien­za di esis­to pos­i­ti­vo del­la nuo­va richi­es­ta ( che a noi apparirebbe incom­pren­si­bile) Afer­pi non rius­cirebbe ad abbre­viare i tem­pi di real­iz­zazione (ral­len­tati soprat­tut­to dagli aspet­ti finanziari) ma guadag­nerebbe “mano lib­era” nel­la prog­et­tazione, elim­i­nan­do i “fas­ti­di” di un con­fron­to appro­fon­di­to con gli organi pre­posti e con la popo­lazione.

Il mer­i­to
L’ acciaieria elet­tri­ca (da un mil­ione di ton­nel­late) è un impianto di gran­di dimen­sioni, che con­suma gran­di quan­tità di ener­gia; che pro­duce gran­di quan­tità di scorie; che pone prob­le­mi di impat­to ambi­en­tale per emis­sioni di fumi e polveri, rumori , met­al­li pesan­ti; che ha un par­co rot­ta­mi notevol­mente più grande dell’ attuale; che può emet­tere, come ci infor­ma la let­ter­atu­ra tec­ni­co-sci­en­tifi­ca, PCB e Dios­sine in quan­tità mag­giori di quelle gen­er­ate dagli impianti del­la tipolo­gia preesistente in Piom­bi­no. Molto dipende da come e dove si costru­is­cono gli impianti, per cui diven­ta essen­ziale il con­trol­lo degli organ­is­mi tec­ni­ci pub­bli­ci pre­posti onde pot­er inter­venire, in fase di prog­et­tazione, con even­tu­ali pre­scrizioni e indi­cazioni ai fini del­la tutela ambi­en­tale e del con­teni­men­to dell’ inquina­men­to di aria, suo­lo e acque.
Afer­pi ha acquis­ta­to uno sta­bil­i­men­to in cui si effet­tua­va solo lam­i­nazione, rispet­to alla quale una acciaieria elet­tri­ca preved­i­bil­mente pone notevoli prob­le­mi ambi­en­tali aggiun­tivi. Anche rispet­to al vec­chio ciclo inte­grale (cioè con cok­e­ria, alto­forno e con­ver­ti­tori) una acciaieria elet­tri­ca pone speci­fi­ci e ril­e­van­ti prob­le­mi di impat­to (es. dios­sine, met­al­li pesan­ti, rumore), se non prog­et­ta­ta con cri­teri mod­erni e atten­zione all’ ambi­ente.
Sarebbe per­tan­to incon­cepi­bile una “esen­zione” dal­la V.I.A. per impianti di questo genere

Il mes­sag­gio
La pro­ce­du­ra di V.I.A. non com­por­ta solo l’ inter­ven­to degli organ­is­mi pub­bli­ci pre­posti alla val­u­tazione ma anche quel­lo del­la soci­età civile, delle asso­ci­azioni e dei sin­goli cit­ta­di­ni che han­no facoltà di seg­nalare prob­lem­atiche di impat­to ambi­en­tale che neces­si­tano di atten­ta val­u­tazione e di soluzioni prog­et­tuali adeguate. Noi cre­di­amo che il vol­er sot­trar­si alla V.I.A., oltre che soluzione stru­men­tale dila­to­ria, ser­va ad affer­mare la lib­ertà dell’ azien­da, per l’ avvenire, dai vin­coli ambi­en­tali e di sicurez­za, forte anche del ricat­to occu­pazionale cui è espos­ta la col­let­tiv­ità del­la Val di Cor­nia. Sono mes­sag­gi pre­oc­cu­pan­ti di inco­mu­ni­ca­bil­ità tra l’ azien­da e la col­let­tiv­ità, mes­sag­gi che azzer­a­no la parte­ci­pazione demo­c­ra­t­i­ca su argo­men­ti alta­mente sen­si­bili come la tutela dell’ ambi­ente e del­la salute .

Per i motivi su esposti rite­ni­amo che la richi­es­ta di non assogget­ta­bil­ità non abbia fon­da­men­to nor­ma­ti­vo, sia un ulte­ri­ore peri­co­lo per una zona già prob­lem­at­i­ca dal pun­to di vista ambi­en­tale, sia del tut­to inop­por­tu­na per l’avvio di una costrut­ti­va con­viven­za tra esi­gen­ze del­la pro­duzione ed esi­gen­ze dell’ ambi­ente e del­la salute dei lavo­ra­tori e dei cit­ta­di­ni; chiedi­amo quin­di con deci­sione che ven­ga respin­ta dal­la Regione.

Coor­di­na­men­to Art. 1 – Camp­ing CIG

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