Se non straordinaria sia cassa integrazione ordinaria
PIOMBINO 6 ottobre 2018 — Qualunque sia l’esito finale della vicenda Aferpi, sia che il nuovo proprietario mantenga o meno gli impegni presi, Piombino e il suo territorio avranno bisogno per ancora un numero considerevole di anni del supporto degli ammortizzatori sociali, per molteplici ragioni.
Innanzi tutto per le famiglie dei lavoratori esclusi al momento da qualunque attività retribuita e si tratta di diverse migliaia di persone.
Questo rappresenterà anche una protezione per tutte le altre categorie che si sostengono con i salari spesi sul territorio.
Anche nell’ottica di una indispensabile diversificazione dei settori economici, questa non può prescindere dalla ricreazione di un tessuto industriale (non invasivo e monoculturale come quello della siderurgia a ciclo integrale) e dalla valorizzazione di vocazioni territoriali fino ad oggi inesplorate; tutto ciò necessiterà di grossi investimenti e di tempi lunghi. In questo vuoto dobbiamo garantire la sopravvivenza di Piombino come comunità anche economica e non lo possiamo fare se non con il supporto del governo centrale che deve investire, attraverso i più vari supporti al reddito, nel futuro di questa comunità.
Per questo è necessario che venga intrapresa immediatamente una mobilitazione, dato che tra poche settimane terminerà l’erogazione della cassa integrazione speciale (stabilita per decreto) per i circa mille e cinquecento lavoratori di Aferpi non ancora rioccupati. Il rischio, che riguarda direttamente le 1500 famiglie, ma indirettamente tutti, per quanto detto sopra, è come minimo quello di rientrare nella categoria di cassa integrazione ordinaria, con una riduzione dell’assegno tra i 200 e i 300 euro mensili. Il rischio massimo, deducibile dai documenti firmati da Jindal è che la società non presenti la richiesta di cassa integrazione e pretenda di licenziare gli stessi lavoratori.
I sindacati hanno intrapreso un percorso per cercare di farsi ricevere dal ministro competente (Luigi Di Maio), ma ancora niente è certo. Vista l’imminenza della scadenza, proponiamo che il sindacato non si limiti all’attesa, ma si faccia immediatamente promotore di una forte manifestazione a Roma
Nell’incontro che dobbiamo forzare ad avere, si colga l’occasione di richiedere la soluzione generale del problema, che comprenda parità di trattamento tra lavoratori diretti ed indiretti, che assicuri sostegno al reddito anche per categorie non incluse nei meccanismi della CIG, che stabilisca fin da subito una durata per gli ammortizzatori che arrivi fino alla fine del processo di uscita dalla crisi per il territorio.
Coordinamento Art. 1 – Camping CIG