Se si riaccende l’altoforno non si cambia verso
PIOMBINO 22 febbraio 2015 — Pur domandandoci se fosse tutto vero, abbiamo abbracciato il piano iniziale di Cevital perché era quello che noi volevamo: una moderna siderurgia nonché l’auspicata bonifica delle aree industriali, da attuare in tempi rapidi, perché necessaria per avviare una forte e indispensabile diversificazione economica. Oggi qualcuno ci vorrebbe riportare indietro affermando che sarebbe una cosa positiva accontentarsi di un programma che lascia tutto, o quasi, immutato: questo non possiamo accettarlo e vogliamo ribadirlo con forza. Ci rimane estremamente difficile pensare che un investimento così importante come riaccendere l’altoforno e la cokeria sia pensato e messo in atto solo in attesa del nuovo ciclo industriale; ci pare, invece, molto più semplice, possibile e ragionevole pensare che, una volta riacceso, l’altoforno sarà utilizzato finché possibile e non certo in maniera temporanea e provvisoria. Una tale prospettiva ci fa passare dalla speranza di aver compreso, finalmente, che si può rialzare la testa solo adoperandoci con ogni forza affinché si possa fare tanto altro ancora oltre all’acciaio alla consapevolezza che, invece, la prospettiva è solo quella di aspettare ancora. L’ipotesi di un riutilizzo dell’altoforno, per noi, non può essere considerata una “genialata” ma unicamente la prova di una fase di incertezza che avremmo, davvero, preferito non scoprire e che si sentiamo di non incoraggiare.
Purtroppo il nostro territorio non è in crisi da oggi ma lo è da anni perché già troppi posti di lavoro sono stati persi nella siderurgia che, a prescindere da qualsivoglia piano industriale, nella migliore delle ipotesi, potrà dare lavoro allo stesso numero di persone ultimamente occupate, nulla di più: e questo, per noi, non può che essere una preoccupazione perché quel livello occupazionale era, e sarebbe, di crisi e non certo di benessere. Ecco perché eravamo, e siamo, consapevoli della necessità di far nascere nuove realtà produttive oltre all’acciaio, realtà che non possono convivere con lo stabilimento per come lo conosciamo ma che hanno bisogno di nuove aree e nuovi importanti spazi di insediamento . Ecco perché non possiamo accettare ipotesi che ci facciano tornare indietro ma soltanto soluzioni che, finalmente, guardino al futuro per intraprendere, con coraggio e decisione, la strada del rilancio e non quella del mantenimento che, davvero, servirebbe a poco. Le istituzioni e i sindacati incalzino la nuova proprietà non tanto per conoscere il piano degli organici ma per conoscere, finalmente e nei tempi più rapidi possibili, sia il progetto industriale che quello relativo alle attività diversificate che Cevital intende intraprendere sul territorio. Questo è il nodo da sciogliere in fretta per capire cosa ci prospetta il futuro perché, insieme a tutto questo, tanto altro ci rimane da fare il più velocemente possibile per rilanciare l’economia del nostro territorio. Noi pensiamo che, con un ciclo produttivo che rimane inalterato rispetto a quello che era, ci sarebbe da fare ben poco: ecco perché crediamo sia necessario fare tutto il possibile per evitare un “ritorno al passato” con la consapevolezza che accontentarsi oggi vorrebbe dire avere perso nuovamente una occasione senza sapere se ce ne saranno altre per cambiare, finalmente, verso.
Associazione “Piombino CambiaVerso”