Secondo la volontà di un algerino inadempiente
PIOMBINO 29 luglio 2017 — Ieri la coalizione di maggioranza (PD, Spirito Libero e Sinistra per Piombino) ha approvato la variante Aferpi, consegnando di fatto la città nelle mani dell’imprenditore algerino, senza sapere quali sono i suoi progetti, cosa farà, come e in quali tempi. Nell’ultimo accordo firmato, l’addendum, di cui nessuno conosce i termini precisi, si chiede che Aferpi presenti entro ottobre un piano industriale finanziariamente supportato (il che significa che un progetto ad ora NON C’È) o presenti un partner (i cui progetti e le cui intenzioni nessuno al momento può sapere). In questa situazione di buio totale, il PD e i suoi alleati hanno approvato una variante che ridisegna la pianificazione urbanistica del nostro territorio in base alle richieste di un imprenditore che è stato palesemente inadempiente rispetto agli accordi firmati nel 2015 (non una virgola si è mossa di tutte le roboanti promesse che erano state fatte) e che continua a non offrire garanzie di nessun genere: non solo rispetto alla siderurgia (nessuno parla più di forno elettrico), ma nemmeno rispetto agli altri due grandi settori di investimento (agroindustriale e logistica) che dovevano segnare il rilancio produttivo della città. Niente: in due anni non si è fatto niente, anzi si sono fermati anche i laminatoi e sembra che ancora non ci sia nemmeno il materiale per far ripartire il treno rotaie ad agosto (come previsto dall’addendum); del futuro non ci è dato sapere niente, se non ipotesi e promesse in cui continuano a saltar fuori, come dal cilindro di un prestigiatore, centinaia e centinaia di posti di lavoro; nonostante ciò, caparbiamente, la maggioranza ha voluto approvare una variante che impegna tutta la città secondo la volontà espressa dall’algerino. Comprese le concessioni demaniali.
Gli si concede il Quagliodromo, permettendo così il consumo di nuovo territorio , quando ci sono lì vicini centinaia di ettari occupati da discariche abusive ed inquinanti , che se fossero bonificati potrebbero essere utilizzati per nuove opportunità produttive e che invece resteranno lì, abbandonati, perché ad Aferpi è stato concesso di non prenderli, mentre gli si regala un’area palustre alla foce del Cornia, che fino ad oggi era stata considerata un valore naturale da salvaguardare.
Gli si concede un nuovo tracciato del secondo lotto della SS 398 che manterrà nella città il traffico per il porto, aggravando i disagi e l’inquinamento per i quartieri periferici della città, che sarà sicuramente più costosa, perché più lunga.
Gli si concedono le vaste aree retroportuali che, insieme alle aree demaniali marittime, permetteranno a Cevital/Aferpi di esercitare un controllo su tutte le imprese che avranno bisogno del porto.
Gli si concede il territorio compreso tra il Cotone/Poggetto e la linea ferroviaria, per un progetto agroindustriale di cui nessuno sa niente: cosa si produrrà, come, con quali impianti, quando e soprattuttoquale sarà l’impatto sull’ambiente e sulla salute dei cittadini.
Gli si concede infine la zona di Città Futura, che si incunea nel cuore della città, per la quale si parla genericamente di “comparto produttivo, artigianale e di servizio” e che andrà ad occupare quel territorio per il quale era previsto un riuso di tipo urbano finalizzato anche al recupero dei quartieri periferici. Il tutto inseguendo un libro dei sogni, i cui contorni continuano a sfuggire a chi oggi è stanco di credere ai sogni.
Le osservazioni presentate, numerose e puntuali, sono state respinte tutte: l’amministrazione ha voluto approvare in tutta fretta quanto richiesto a suo tempo dal Masterplan Aferpi, privando i cittadini del diritto di decidere sul futuro del loro territorio. Del resto lo stesso accordo firmato nel 2015 è stato firmato senza che il consiglio comunale (che è l’organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo) l’abbia mai discusso o abbia dato mandato alla firma.
Tutte le opposizioni hanno sostenuto con forza la necessità di non approvare la variante e di aspettare almeno la presentazione di un piano industriale credibile. La coalizione di maggioranza non ha argomentato (e non poteva essere altrimenti) niente di sostanziale e valido alle contestazioni: il solo argomento è stato quello dell’obbligo di approvazione in nome di un accordo di programma nel quale il piano industriale di Aferpi era riconosciuto di interesse pubblico, per cui il Comune era tenuto a favorire tutte le condizioni per consentirne l’attuazione. Peccato che quell’accordo sia saltato e che ne sia subentrato uno nuovo, l’addendum, in cui si chiede ad Aferpi di presentare un progetto credibile entro ottobre 2017. Questa variante si prefigura come un grande pasticcio normativo e in più è un riconoscimento plateale di un uso strumentale di strumenti urbanistici: si cede il Quagliodromo ma si dice che “nel caso di mancata attuazione o superamento del piano, relativamente al comparto siderurgico, la realizzazione delle opere nell’area umida non sarà ammissibile” Cioè, si ammette placidamente che la variazione di destinazione d’uso è fatta ad personam tanto che se le previsioni saranno smentite, il Comune adeguerà i suoi strumenti urbanistici al mutato scenario. Così si antepone l’interesse privato a quello pubblico: se per l’amministrazione il Quagliodromo è un bene pubblico da tutelare, lo deve tutelare a prescindere dalle richieste di un imprenditore , se non lo ritiene tale deve pianificare il territorio in vista di un interesse collettivo, senza subordinare i suoi atti agli interessi e ai movimenti di un privato. Siamo di fronte ad un uso stravolto degli strumenti urbanistici.
*Carla Bezzini è consigliere comunale di Un’Altra Piombino
Nella perfetta logica che “al peggio non c’è mai un limite” e che chi amministra il Comune ed il suo territorio è totalmente asservito al nuovo padrone, come se le precedenti disastrose esperienze nulla avessero insegnato e dimostrato.