Senologia: risposta al Pd che parla di propaganda
PIOMBINO 2 febbraio 2018 — Il comunicato sul percorso senologico, firmato dalle responsabili della Federazione PD Val di Cornia, contiene molte inesattezze, non risponde agli interrogativi e non fuga le preoccupazioni avanzate dalla mozione di Un’Altra Piombino e dalla accorata lettera dell’ assessore alla sanità del Comune di Suvereto.
Procediamo per ordine.
Il primo argomento è il richiamo alle linee di indirizzo regionali, relative all’istituzione dei Centri di Senologia Multidisciplinare, o Brest Unit, a loro volta applicazione della risoluzione del Parlamento Europeo del giugno 2003, che evidenzia un aumento delle probabilità di sopravvivenza nei tumori alla mammella quando il percorso terapeutico viene effettuato da un equipe medica specialistica multidisciplinare.
Evidenza, peraltro nota da anni, che non sposta di una virgola la questione: se è vero che il percorso senologico locale, sperimentato con sucesso a Piombino, non rientrava nei parametri numerici richiesti per la certificazione (150 nuovi casi di tumore di cui almeno 50 per ogni operatore), ciò non significa che non fossero rispettate le linee guida internazionali e che le donne con tale patologia non fossero state trattate in sicurezza. Se così non fosse, sarebbero necessarie spiegazioni, chiarezza e precise assunzioni di responsabilità, politiche e sanitarie. Del resto, se gli operatori della Brest Unit fossero venuti ad operare a Piombino, la casistica locale, di poco al di sotto, sarebbe stata implementata e avrebbe reso possibile la prosecuzione del percorso esistente, collaudato da tempo con successo. Del resto, nemmeno Livorno aveva i numeri richiesti per la certificazione e li ha raggiunti solo sottraendo gli interventi della periferia.
Si dice poi che con la centralizzazione a Livorno si offre un servizio più efficiente e qualitativamente superiore. Torniamo a sottolineare il carattere pleonastico di queste affermazioni: un servizio efficiente e collaudato era presente anche nel nostro ospedale, consolidato negli anni, con risultati pienamente soddisfacenti per le pazienti. Con la Brest Unit, la maggiore efficienza e la superiorità qualitativa risulta in definitiva conseguente a criteri puramente quantitativi (bacino d’utenza, numero di interventi) e al carattere multidisciplinare dell’equipe. In altre realtà le equipes itineranti, nello specifico della patologia mammaria, sono una realtà acquisita.
Anche le riunioni multidisciplinari settimanali, e tutto ciò che è richiesto dalle linee guida, non avrebbero affatto precluso il mantenimento del servizio nel territorio.
Ci chiediamo poi dove porterà questo crescente e inarrestabile processo di centralizzazione, stabilito sulla base di criteri puramente numerici: dovremmo coerentemente aspettarci che venga soppressa tutta la la media interventistica negli ospedali periferici, dal momento che le casistiche dei grandi nosocomi saranno sempre superiori, anche per gli interventi più semplici.
Servirebbe solo la disponibilità ad organizzare un servizio efficiente e soprattutto la volontà di farlo. Evidentemente mancano entrambe, altrimenti l’equipe, comprensiva degli operatori che fino ad ieri hanno lavorato con serietà e professionalità, potrebbe essere itinerante, in modo da sollevare le donne dalle difficoltà conseguenti agli spostamenti. Questo soltanto chiediamo: rimettere al centro la persona anzichè le logiche aziendali di risparmio, mantenere i servizi vicini anzichè costringere le persone ad affrontare estenuanti viaggi, con tutti i disagi, anche economici, che comportano.
Si dice poi che questa centralizzazione consente di contenere i costi e fa evitare esami e trattamenti superflui: ma di cosa si parla? Sono affermazioni importanti ed inesatte: si intende dire che prima le donne sono state sottoposte ad esami inutili e a trattamenti superflui? Anche su questo, occorrerebbe fare chiarezza e dire ai cittadini che la gestione sanitaria precedente non si è svolta in ottemperanza alle linee guida e ai protocolli certificati.
Si dice poi che a Livorno è stata introdotta una chirurgia ricostruttiva in tempo reale, diversamente dalla chirurgia demolitiva di un tempo. Chi ha scritto questo o non è informato o afferma cose non vere: tale procedura chirurgica non è nata con la Brest Unit, ma era consolidata già prima, a Piombino, a Cecina e nella stessa Livorno.
Infine non comprendiamo la precisazione, poco comprensibile nel contesto, della necessità di un medico full-time per fare le medicazioni: si passa dalla soppressione dell’ambulatorio alla pretesa necessità di un medico a tempo pieno! Forse questo passaggio meriterebbe qualche motivazione di senso.
Apprezziamo la vera innovazione, che è quella dell’interventistica mammaria radiologica nel nostro ospedale.
Ma continuiamo a considerare penalizzante per le donne di Piombino e del comprensorio questa centralizzazione, che di fatto rappresenta solo un arretramento rispetto al percorso consolidato negli anni. Riteniamo negativo il fatto che l’ambulatorio locale sia stato depotenziato, che le donne vengano da subito indirizzate a Livorno e che per l’intero percorso pre e post operatorio siano costrette a spostarsi per centinaia di chilometri.
Anche per le semplici medicazioni.
Infine, che dire sull’abusato e stantio richiamo alle “informazioni infondate profuse da chi vuole solo fare demagogia e propaganda”. Rimandiamo al mittente queste accuse: la propaganda la fa chi deve per forza giustificare le sciagurate scelte politiche che il PD e la Regione Toscana, nelle persone dell’assessore Stefania Saccardi e del governatore Enrico Rossi, hanno perseguito in questi anni e che hanno portato a tagli indiscriminati, alla centralizzazione dei servizi e all’impoverimento crescente delle realtà periferiche.
*Carla Bezzini è consigliere comunale di Un Altra Piombino