Senza discariche non sono possibili le bonifiche

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pervenuta in redazione

PIOMBINO 15 otto­bre 2018 — “Sen­za dis­cariche non sono pos­si­bili le boni­fiche”. Lo affer­ma la Pres­i­dente di RIMa­te­ria, Clau­dia Car­nesec­chi, repli­can­do a quan­ti oggi sosten­gono che una delle mis­sion dell’azienda sarebbe sta­ta “tra­di­ta”.  Chi mette in con­trap­po­sizione le boni­fiche dell’area di Ischia di Cro­ciano con la mes­sa in rego­la del­la dis­car­i­ca gesti­ta da RIMa­te­ria, com­mette un fal­so grossolano e mostra di vol­er con­tin­uare in una nar­razione fuor­viante.
La ormai famosa dis­car­i­ca abu­si­va LI53 sul­la quale si è con­cen­tra­ta l’attenzione — dimen­ti­can­do le centi­na­ia di ettari inquinati che coprono l’area indus­tri­ale — dovrà essere mes­sa in sicurez­za come sta­bil­i­to dal decre­to del min­is­tero dell’ambiente. Le cir­ca tre­cen­tomi­la ton­nel­late di rifiu­ti ammas­sati sopra di essa,  dovran­no essere rimosse, sud­di­vise per tipolo­gia dopo essere state anal­iz­zate, quin­di man­date una parte al rici­clo e una parte in dis­car­i­ca (come nel caso, per esem­pio, di tutte le polveri da abbat­ti­men­to fumi dell’altoforno). È mate­ri­ale inquinante attual­mente deposi­ta­to alla rin­fusa, espos­to al ven­to e alla piog­gia, del quale nes­suno si è pre­oc­cu­pa­to per anni: oggi che, final­mente, è pos­si­bile ren­der­lo inof­fen­si­vo per l’aria e la fal­da, sor­gono le proteste.
È un’operazione che, sep­pur riguardante una pic­co­la quo­ta del ter­ri­to­rio, com­por­ta gran­di spese, inves­ti­men­ti di svariati mil­ioni. “Avere vici­no una dis­car­i­ca atti­va e in rego­la — spie­ga il Diret­tore di Rima­te­ria, Luca Chi­ti — è una garanzia per abbat­tere notevol­mente i costi e aumentare il liv­el­lo di sicurez­za anche nel­la fase di trasporto e stoccag­gio”.
Gli enti locali non han­no le risorse finanziarie indis­pens­abili per met­tere in prat­i­ca il prog­et­to di bonifi­ca: invece  RIMa­te­ria opera con mezzi pro­pri, gra­zie alla sua attiv­ità indus­tri­ale, come una qual­si­asi azien­da, sen­za gravare sulle tasche dei cit­ta­di­ni del­la Val di Cor­nia. In tut­ti i Pae­si avan­za­ti, le dis­cariche sono un anel­lo del proces­so pro­dut­ti­vo: chi ha famil­iar­ità con le indus­trie dovrebbe saper­lo bene, conoscen­do il mec­ca­n­is­mo per cui chi pro­duce impor­ta mate­ria (dall’esterno) e resti­tu­isce prodot­ti e scar­ti. Mer­av­iglia che  ci siano alcu­ni lavo­ra­tori che da un lato sper­a­no di tornare presto  a lavo­rare nelle acciaierie e, al con­tem­po, dimen­ti­cano  che, una vol­ta acce­so l’altoforno, si dovran­no importare da tut­to il mon­do rifiu­ti fer­rosi e, al ter­mine, dopo la cola­ta di acciaio, sarà nec­es­sario smaltire centi­na­ia di ton­nel­late di rifiu­ti non tut­ti rici­cla­bili.  Gestire cor­ret­ta­mente e con razion­al­ità questi flus­si è indis­pens­abile per garan­tire l’ambiente e, ormai, anche per garan­tire un futuro alle stesse attiv­ità pro­dut­tive.

RIMa­te­ria

2 risposte a “Senza discariche non sono possibili le bonifiche”

  1. Renzo Carletti says:

    Sen­za dis­cariche non sono pos­si­bili le boni­fiche. Ques­ta è una affer­mazione incred­i­bil­mente gener­i­ca. Cer­to vi sono mate­ri­ali peri­colosi che devono andare in dis­cariche che han­no pre­cisi req­ui­si­ti. Ma la dis­car­i­ca RIMa­te­ria non è una dis­car­i­ca per rifiu­ti peri­colosi e mai potrà diven­tar­lo, la sua ubi­cazione è tale che non pote­va nascervi nem­meno una dis­car­i­ca per rifiu­ti non peri­colosi. Tut­ti i rifiu­ti peri­colosi che saran­no tolti dal SIN saran­no nec­es­sari­a­mente man­dati fuori Piom­bi­no. Ma sopra ogni cosa RIMa­te­ria non è una dis­car­i­ca nata per il SIN di Piom­bi­no. Non è una dis­car­i­ca di servizio che nasce all’in­ter­no di un prog­et­to gen­erale di bonifi­ca del SIN ed è da questo prog­et­to richi­es­ta e con esso dimen­sion­a­ta e gesti­ta.
    RIMa­te­ria persegue altri obbi­et­tivi e già oggi è con­trol­la­ta dal socio pri­va­to. RIMa­te­ria come ha fat­to fino ad oggi, accoglierà rifiu­ti prove­ni­en­ti da ogni dove sceglien­do quel­li che garan­tis­cono i mag­giori prof­itti. RIMa­te­ria ha come scopo quel­lo di rip­i­anare il deb­ito Asiu, fare prof­itti, e se questo sarà pos­si­bile anche gra­zie alle boni­fiche bene, altri­men­ti ne farà a meno e andrà avan­ti.
    La Pres­i­dente di Rima­te­ria fa poi con­fu­sione par­lan­do di area Li53 sen­za speci­fi­care a quale delle due aree si riferisce. Da come si svilup­pa il dis­cor­so sem­bra che inten­da pro­prio quel­la che solo ulti­ma­mente ha pre­so in con­ces­sione RIMa­te­ria, i cir­ca 15 ettari del­la LI53aR.
    Nes­suno protes­ta per la “bonifi­ca” del­la LI53aR, anzi spe­ri­amo tut­ti che quan­to pri­ma inizino i lavori. Ma chiari­amo, la LI53aR non è una dis­car­i­ca! Sopra un ter­reno pavi­men­ta­to sono pre­sen­ti cumuli ben sep­a­rati, in parte già fran­tu­mati, che pos­sono essere rici­clati ed riu­ti­liz­za­ti in loco come affer­ma la stes­sa RIMa­te­ria in un doc­u­men­to invi­a­to alla Regione Toscana. Resterà da met­tere in dis­car­i­ca solo una pic­co­la parte dei 180.000 metri cubi di scorie siderur­giche pre­sen­ti, i cir­ca 70.000 metri cubi di polveri­no di alto­forno! Par­lare di 300.000 ton­nel­late fa più effet­to ma il lavoro da fare non è molto.
    Bene se RIMa­te­ria com­in­cia a fare le boni­fiche del SIN di Piom­bi­no vin­cen­do le rel­a­tive gare di appal­to o se bonifi­ca volon­tari­a­mente l’area che ulti­ma­mente ha pre­so in con­ces­sione è quel­lo che tut­ti vor­reb­bero.
    Nes­suno obbli­ga­va RIMa­te­ria a “bonifi­care” tale area, era­no Asiu pri­ma e RIMa­te­ria oggi che si sono pro­poste di fare tale lavoro.
    Ma il lavoro è fat­to per met­ter­ci sopra una enorme dis­car­i­ca da 2,5 mil­ioni di metri cubi. Tol­go­no 110.000 metri cubi di rifiu­ti iner­ti e ve ne vogliono met­tere 2.500.000 di rifiu­ti spe­ciali. Costru­ire una dis­car­i­ca all’in­ter­no di un SIN non sig­nifi­ca bonifi­car­lo ma uti­liz­zare parte di esso per il pro­prio prog­et­to indus­tri­ale! Prog­et­to che prevede una dis­car­i­ca in una zona non adat­ta, una dis­car­i­ca ori­en­ta­ta al mer­ca­to nazionale dei rifiu­ti spe­ciali, che per le dimen­sioni e la tipolo­gia dei rifiu­ti che intende accogliere non è per niente col­le­ga­ta al SIN. Sul­la bonifi­ca nes­suno ha niente da dire, anzi, ma è sul­l’u­ti­liz­zo del suo­lo “boni­fi­ca­to” per farvi sopra una enorme dis­car­i­ca che è legit­ti­mo obbi­ettare. Per questo è sta­to chiesto un ref­er­en­dum!
    La parte com­i­ca e che dimostra quan­to la Pres­i­dente conosca del mon­do del­la fab­bri­ca e degli operai CIG, che vuole ripren­dere e criti­care, è l’af­fer­mazione per cui quan­do riac­cen­der­an­no l’alto­forno sarà nec­es­sario smaltire centi­na­ia di ton­nel­late di rifiu­ti. Forse non sa che l’alto­forno è spen­to dal 2014 e che non ver­rà mai riac­ce­so. Dovrebbe poi spie­gare per­ché JWS sarà obbli­ga­ta ad uti­liz­zare RIMa­te­ria per gestire i suoi rifiu­ti, dovrebbe anche doc­u­men­tar­si sul­la quan­tità di rifiu­ti che pro­duce una mod­er­na acciaieria elet­tri­ca, se ver­rà fat­ta tra 4 o 5 anni. Le mod­erne pro­duzioni facen­do pro­prio un prin­ci­pio del­l’e­cono­mia cir­co­lare elim­i­nano o min­i­miz­zano al mas­si­mo la pro­duzione di rifiu­ti all’in­ter­no del proces­so pro­dut­ti­vo. I forni elet­tri­ci, ad esem­pio, non pro­ducono sco­ria nera ma mate­ri­ali iner­ti per edilizia e gli esem­pi si potreb­bero molti­pli­care.

  2. Paolo Gianardi says:

    Ma di quale ALTOFORNO sta par­lan­do il diret­tore TECNICO di RIMa­te­ria? E per­ché la neo pres­i­dente non nom­i­na nep­pure il deb­ito Asiu ered­i­ta­to da RIMa­te­ria, che a me pare la pri­maria “ragione sociale” del­la creazione di RIMa­te­ria? RIMa­te­ria mi sem­bra pro­prio sia sta­ta cre­a­ta a pre­scindere dalle boni­fiche del SIN locale e pros­egua infat­ti con la cres­cente pri­va­tiz­zazione, la quale pre­lude, per le ovvie ragioni del DIO MERCATO, a ulte­ri­ore incam­era­men­to di rifiu­ti indus­tri­ali prove­ni­en­ti da chi­unque paghi. In modo da rip­i­anare il deb­ito Asiu, madre di tutte le politiche azien­dali di RIMa­te­ria, mi pare. Spero di sbagliare, ma pres­i­dente e diret­tore non fan­no che con­fer­mare le mie con­vinzioni…

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