Senza strade e ferrovie il porto non può funzionare
PIOMBINO 29 marzo 2016 — Manca, lo sanno tutti, la strada statale (ss) 398 da Montegemoli fino al porto di Piombino e senza di essa la funzionalità di tutto il porto, ed in particolare delle nuove infrastrutture realizzate, non è garantita. Ma senza di essa e senza la ferrovia non possono essere realizzate nemmeno tutte le opere previste nel piano regolatore del porto stesso. Dunque si pone il problema relativo al fatto che l’investimento sul porto è stato portato avanti fino ad oggi senza aver risolto concretamente il problema dei collegamenti viari e delle altre infrastrutture senza le quali non può funzionare. Addirittura senza di esse non può nemmeno essere completato. Stile libero si è già occupato del problema ma vale la pena di aggiornare la situazione.
La strada statale 398 e i collegamenti ferroviari
Della necessità dei collegamenti viari e ferroviari per la funzionalità e per la realizzazione di quanto previsto dal Piano regolatore portuale (PRP) se ne era accorto il Ministero dell’ ambiente al momento della sua approvazione tant’è che nel decreto di compatibilità ambientale dettò due prescrizioni.
L’una stabiliva che l’inizio dei lavori previsti nella fase 3 del nuovo PRP era consentito solo a seguito dell’entrata in esercizio del prolungamento della ss 398 almeno sino allo svincolo di Portovecchio e l’inizio dei lavori previsti nella fase 4 solo a seguito dell’entrata in esercizio del prolungamento della ss 398 sino allo svincolo di Poggio Batteria.
Nella fase 3 sono comprese le seguenti opere: darsena pescherecci, darsena di servizio, tombamento darsena pescherecci, I fase terminal traghetti: prolungamento molo batteria, I fase terminal traghetti: nuova banchina Premuda, I fase terminal traghetti: pontile n°1, I fase terminal traghetti: pontile n°2, I fase terminal traghetti: piazzale a tergo della nuova banchina Premuda.
Nella fase 4 sono comprese opere nella zona della diga vicina al Poggio Batteria.
L’altra affermava che prima della messa in esercizio delle banchine commerciali della nuova darsena nord (quella più lontata dal porto attuale) avrebbe dovuto essere realizzato il collegamento delle aree portuali con la linea ferroviaria dello Stato.
Poiché nel frattempo niente è successo, sia per il prolungamento della ss 398 sia per i collegamenti ferroviari, è lecito pensare che siamo molto lontani dall’inizio dell’ entrata in esercizio del nuovo porto.
L’Autorità portuale ha ben presente l’importanza ed il rilievo delle infrastrutture di collegamento tant’è che a pag. 13 della sua Brochure pubblica proprio questa cartina relativa ai nodi infrastrutturali:
Lo stato dell’arte delle opere portuali
Che il nuovo porto sia lungi dall’essere concluso lo dimostrano gli stessi documenti dell’ Autorità portuale di Piombino. L’attuale programma triennale 2016–2018, approvato il 27 novembre 2015, colloca nel 2017 e nel 2018 “interventi connessi al nuovo PRP e/o all’ Accordo di Programma del 24 aprile 2014” con un finanziamento pari a 30 milioni di euro per ciascun anno e nel 2017 e 2018 un altro intervento per “Studi ed attuazione raccordi ferroviari porto di Piombino” del valore complessivo di 5 milioni. Si tratta di lavori che il precedente piano triennale prevedeva nel 2016 e nel 2017 e che evidentemente sono slittati nel tempo.
Per non parlare poi delle bonifiche nelle zone retro portuali legate all’attuazione dell’accordo di programma del 30 giugno 2015 da realizzare da parte di Aferpi nelle aree in sua proprietà e concessione e da parte di Invitalia per le altre. Invitalia ha a disposizione 50 milioni che probabilmente non basteranno dato che ci deve bonificare anche la falda. Lo stato dei lavori è evidenziato nella due foto seguenti nelle quali si vedono anche le zone retrostanti da bonificare:
Conclusione
Così come è successo per altri capitoli di quello che viene chiamato comunemente il piano di reindustrializzazione di Piombino, anche sul porto, che di quei capitoli costituisce la parte più avanzata, si è agito senza programmazione e cioè senza aver chiaramente delineato l’utilità delle infrastrutture portuali previste, la loro funzionalità, i rapporti col territorio, le condizioni della loro operabilità ed i loro finanziamenti. Basta osservare lo spazio dedicato ai traffici siderurgici e alla demolizione della Concordia nell’adeguamento tecnico-funzionale del Piano regolatore del porto di Piombino che ha portato da ‑15 metri a ‑20.00 metri i fondali della Darsena Nord.
Gli stessi operatori di cui si parla e le loro intenzioni per le grandi aree che si pensa di dare in concessione ad Aferpi, alla General Electric, a Saipem, San Giorgio del porto e Fratelli Neri, a parte la loro attuale indeterminatezza, sono il frutto casuale di una somma di eventi sconnessi e senza una valutazione della loro convenienza in rapporto ad altre possibili utilizzazioni ed altri possibili operatori.
Poiché sono in ballo finanziamenti ingenti, ma non solo per questo, varrebbe la pena di rimettere la palla al centro.