Ma si dà ancora la colpa alle tortuosità burocratiche
PIOMBINO 15 febbraio 2018 — Sembra che Confindustria e Comune di Piombino abbiano capito che l’accordo di programma per il risanamento ambientale e la reindustrializzazione dell’aprile 2014 ma, aggiungiamo noi, anche quelli del maggio e del giugno 2015, non abbiano funzionato. Il direttore di Confindustria Livorno e Massa Carrara, Umberto Paoletti, ha chiamato in causa procedure tortuose, farraginosità burocratiche, criteri di accesso agli incentivi non corrispondenti alle caratteristiche e alle dinamiche organizzative e produttive di aziende operanti in area di crisi industriale complessa. Come esempio delle farraginosità burocratiche vengono citate “le bonifiche del sito industriale di Piombino, che da anni si trovano in totale stallo”. Il vicesindaco di Piombino, Stefano Ferrini, e l’assessore all’ambiente, Marco Chiarei, si sono accodati. C’è del vero, naturalmente, nel chiamare in causa quello che, in altri termini, potrebbe essere chiamo il malfunzionamento della pubblica amministrazione e le sue regole, ma non è questo il cuore del problema.
Il cuore del problema è la politica incapace di scelte e di gestione delle scelte e allora il problema è soprattutto di carattere politico.
Basta ripercorrere i capitoli, almeno alcuni, di quegli accordi.
Progetto di riconversione, efficientamento energetico e miglioramento ambientale anche con riduzione complessiva dei gas climaterianti del ciclo produttivo dello stabilimento Lucchini di Piombino, progetto completamente astratto e irrealizzato.
Progetto integrato di messa in sicurezza e di reindustrializzazione ai sensi dell’articolo 252 – bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 delle aree di proprietà e in concessione demaniale della Lucchini spa di Piombino, progetto del tutto teorico passato poi ad Aferpi e mai realizzato perché fondato su un piano industriale inconsistente ed un altrettanto inconsistente piano di bonifica.
Programma degli interventi di messa in sicurezza per l’immediata fruizione della stessa area, progetto del tutto astratto tant’è che non esistono a tutt’oggi i progetti da appaltare (a parte la bontà degli interventi che si vuole realizzare).
Intervento di riconversione e riqualificazione produttiva dell’area di crisi industriale complessa di Piombino, progetto poi presentato da Invitalia e basato sulla riproposizione di un modello valido in ogni luogo fatto di incentivi alle imprese di ogni tipo e di aiuti all’occupazione, gli uni e gli altri ormai considerati nella letteratura e nella pratica del tutto inadatti a creare nuovo lavoro e nuova occupazione, programma quasi completamente inattuato.
Programmi di sviluppo nel settore dello smantellamento delle navi agevolati dalla disponibilità di mavi militari e dunque basati su impegni impossibili.
E così via fino al potenziamento del porto per il quale si è riusciti a spendere i finanziamenti effettivamente stanziati dallo Stato e dalla Regione Toscana ma non concentrati in uno stralcio funzionalmente completo e quindi inutilizzabili per gran parte, per non parlare delle promesse concessioni demaniali, ad esempio ad Aferpi, non basate di un piano economico e finanziario e tempi credibili.
Ci fermiamo qui.
È chiaro dunque che alla base degli esiti attesi e non realizzatisi non ci sono le difficoltà burocratiche, ci sono le scelte politiche a suo tempo fatte e propagandate senza essere basate su niente di solido e giustificate soltanto dalla volontà di accontentare tutti, promettendo finanziamenti a questo e a quello. Ed era chiaro fin d’allora. Ma allora le istituzioni hanno preferito la politica delle promesse a prescindere dalla loro attuabilità e le forze sociali, per non disturbare il manovratore, hanno rinunciato alla loro autonomia di pensiero e di proposta.
Un inviluppo catastrofico di cui si pagano e si pagheranno le conseguenze.
Assolutamente giusto il richiamo alla realtà del territorio ma per questo occorre leggerlo ed interpretarlo e questo non si è fatto e si continua a non fare, occorre stabilire priorità e fattibilità e questo non si è fatto e si continua a non fare, occorre evitare la propaganda e premiare la verità e questo non si è fatto e si continua a non far, occorre prestare ascolto a tutte le opinioni e smetterla di immaginare complotti e questo si continua a non fare.
Altro che burocrazia. È la politica ad essere chiamata in causa (anche per risolvere gli eventuali problemi burocratici). Prima se ne prenderà atto e meglio sarà.
(Foto di Pino Bertelli)