Si legge LI53 ma non è una formula chimica
PIOMBINO 13 aprile 2016 — LI53 sembra una formula chimica ed in effetti con la chimica ha qualche relazione, ma in realtà si tratta di un’area interna all’area industriale di Piombino in cui sono stati ammassati per anni i rifiuti siderurgici. Sono circa 16 ettari dove si trovano residui della lavorazione siderurgica di diverso genere, stoccati in modo incontrollato. È tornata di attualità recentissimamente perché il Corpo forestale dello Stato ne ha sequestrato una piccola parte durante il recente ingresso in Aferpi per controlli approfonditi sulla gestione dei rifiuti (https://www.stileliberonews.org/partiti-controlli-sulla-gestione-dei-rifiuti-in-aferpi/).
Stile libero se ne è già occupato (https://www.stileliberonews.org/da-asiu-a-rimateria-porte-aperte-per-i-privati/ , https://www.stileliberonews.org/unarea-piena-di-rifiuti-ma-non-un-euro-per-toglierli/) ma vale la pena di ripercorrere una storia che ha tutte le caratteristiche dell’improvvisazione e dell’incoerenza che hanno caratterizzato e caratterizzano le azioni delle istituzioni pubbliche locali, regionali e nazionali nell’affrontare un problema cruciale sia dal punto di vista delle politiche dei rifiuti sia da quello delle politiche per il risanamento e lo sviluppo del territorio.
Lo faremo utilizzando documenti pubblici.
24 giugno 2013
Il 24 giugno 2013 l’ amministratore unico di Asiu, l’azienda servizi igiene urbana della Val di Cornia, invia al Comune di Piombino un documento intitolato Piano operativo previsionale 2013 – Linee Guida piano industriale 2014–2017 nel quale, a proposito della realizzazione della nuova discarica per i rifiuti urbani, si dice:
«…L’impianto è previsto essere realizzato in un’area di proprietà demaniale di circa 15 ettari (attualmente in concessione a Lucchini) denominata LI53…Entro il mese di luglio sarà presentato in Conferenza SIN (1) l’ennesimo elaborato progettuale per la messa in sicurezza permanente dell’area in questione, essendo la stessa risultata contaminata in seguito alle indagini di caratterizzazione ordinate dal Ministero dell’ ambiente a Lucchini…Si prevede entro il mese di settembre 2013 di poter disporre del decreto di procedibilità in ordine all’intervento di messa in sicurezza permanente dell’area (MISP) (2) in questione. Successivamente Asiu avrà un legittimo titolo di possesso per chiedere alla Agenzia del demanio, previa acquisizione della rinuncia Lucchini, la concessione delle aree in questione…Dal momento che le intese intercorse prevedono una riserva di volumetria in favore di Lucchini pari ad 1/3 del totale, una quota proporzionale dei costi relativi alla realizzazione della discarica …dovrà essere posta a carico della medesima società o, in difetto, allocate sul libero mercato. Nell’ambito dei progetti attuativi del decreto di AIA (3) che il Ministero dell’ ambiente ha recentemente adottato, Lucchini ha programmato di rimuovere entro 90 settimane i depositi temporanei di rifiuto (da noi stimati in circa 500.000 tonnellate) attualmente abbancati sull’area in questione…».
Già qui cominciano i problemi:
Asiu elabora nel 2013 un progetto di bonifica e lo presenta al Ministero su un terreno di cui non ha né la proprietà né la concessione demaniale e fa accordi ed elabora strategie imprenditoriali con Lucchini che, in stato di insolvenza, il 20 dicembre 2012 aveva chiesto di essere ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria tant’è che il 21 dicembre 2012 il Ministero dello sviluppo aveva nominato Piero Nardi come amministratore straordinario.
Un’operazione almeno azzardata.
Ed anche la motivazione giuridica è curiosa dato che non c’è certo bisogno di essere titolari di un progetto di messa in sicurezza permanente per diventare titolari di una concessione demaniale.
10 luglio 2013, 29 gennaio 2014, 14 maggio 2014
Il 10 luglio 2013 Asiu presenta al Ministero dell’ ambiente il Progetto di bonifica e messa in sicurezza permanente della porzione di area Lucchini su cui sorgerà l’ampliamento della discarica. Il progetto viene modificato a seguito dell’esame effettuato da organismi nazionali (ISPRA) (4) e regionali (ARPAT) (5); Asiu chiede il 29 gennaio 2014 l’autorizzazione in via provvisoria all’avvio dei lavori previsti ed il Ministero dell’ ambiente, visto lo stato di contaminazione del suolo e delle acque di falda e l’esistenza di una grave situazione di compromissione del territorio sia dal punto di vista ambientale che sanitario, emana il 14 maggio 2014 il decreto di autorizzazione all’avvio dei lavori dando prescrizioni e stabilendo che i lavori dovranno iniziare entro e non oltre quattro mesi e rispettare i tempi previsti nel cronoprogramma . Costo dell’intervento 12.271.000 euro.
Niente succede ma già nel novembre 2014 lo scenario cambia.
11 novembre 2014
L’ Asiu invia il 6 novembre 2014 al Ministero dell’ ambiente una lettera nella quale rileva che, in considerazione della nuova strategia di intervento prevista per l’area di crisi industriale di Piombino-Lucchini, ritiene «..superato il progetto MISP “Bonifica e messa in sicurezza permanente di una porzione dell’ area Lucchini” la cui esecuzione è stata autorizzata con decreto d’ urgenza n. 140 del 14.05.2014,
— conferma il proprio interesse a realizzare nell’ area di che trattasi la nuova discarica comprensoriale secondo le soluzioni progettuali che saranno approvate dalle componenti autorità ambientali;
- esprime la propria formale disponibilità ed impegno a partecipare per le quote di propria competenza agli oneri di messa in sicurezza della falda che verrà determinato e realizzato a livello comprensoriale.…».
Una simile lettera, che sembra non ricordare che l’intervento d’urgenza era stato richiesto dalla stessa Asiu e che era stato deciso in virtù dello stato di contaminazione del suolo e delle acque di falda e l’esistenza di una grave situazione di compromissione del territorio sia dal punto di vista ambientale che sanitario, non pare, come vedremo successivamente, aver molto convinto il Ministero dell’ ambiente.
13 novembre 2014
Più dettagliato un documento Asiu sempre del novembre 2014 intitolato Piano industriale 2014–2018 in cui si legge che “ …il ministero sta rivedendo le proprie prescrizioni in esito alle previsioni generali di intervento definite nell’ accordo di programma 2014 e che il crono-programma attuativo non è ad oggi esattamente determinabile per le variabili giuridiche, materiali ed economiche legate alla vicenda Lucchini…”.
In realtà lo scenario è proprio radicalmente cambiato perché nello steso documento si esplicita:
«…Il progetto di messa in sicurezza permanente dell’ area denominata LI53 approvato in urgenza dal Ministero per l’ambiente è quotato 12,5 milioni. Il costo della rimozione delle scorie Lucchini stoccate sulla LI53 è stimato in 6/8 milioni di euro. La indisponibilità di Lucchini a farsi carico dei costi di messa in sicurezza è scontata ed un eventuale intervento sostitutivo diretto di Asiu nella MISP pone non pochi problemi in termini di rischio per responsabilità erariale. Un intervento sostitutivo indiretto, tramite procedura di finanza di progetto o altre forme di partenariato con remunerazione rappresentata dalla cessione di quote del realizzando impianto, potrebbe invece risultare percorribile e sostenibile. Le risorse già immobilizzate sullo specifico cespite e sulle attività correlate, pari a circa 2,2 milioni di euro, non consentono di ipotizzare l’ abbandono del progetto per le evidenti ripercussioni patrimoniali che ne conseguirebbero…».
31 marzo 2015
Cosa sono queste immobilizzazioni? Lo dice la modifica al Piano industriale 2014–2018 elaborata il 31 marzo 2015 riassumendole nella seguente tabella:
Ma lo stesso Piano non parla solo delle immobilizzazioni. Ci informa anche che «…attualmente siamo in attesa della determinazione del Ministero dell’ ambiente che includa l’area nell’ ambito dell’accordo di programma sull’intero perimetro dell’area industriale e che dovrebbe portare all’immediata esecutività dell’opera in assenza dell’intervento di bonifica della falda;
…
sull’area sono tutt’oggi presenti ingenti quantità di rifiuti stoccate dalla Lucchini S.p.A. (circa 165.000 tonnellate di scorie LD e circa 85.000 tonnellate di PAF) (6) che dovranno essere rimosse prima di poter avviare la realizzazione dell’opera;
il Commissario di Lucchini S.p.A. sottoposta ad Amministrazione Straordinaria, ha dichiarato la propria indisponibilità a farsi carico dei relativi costi poiché riconducibili alla gestione antecedente a quella commissariale…».
Tutto rinviato insomma a quando la LI53 sarà inserita nelle aree che da Lucchini passeranno ad Aferpi nell’accordo di programma per l’acquisizione della Lucchini, ma in realtà il 30 giugno 2015 quell’ accordo viene firmato e le aree della LI53 rimangono in concessione alla Lucchini.
13 ottobre 2015
Questo non evita che gli obblighi in carico ad Asiu contenuti nel decreto del Ministero dell’ ambiente del 14 maggio 2014 decadano tant’è che il 13 ottobre 2015 nel corso della conferenza dei servizi istruttoria convocata dal Ministero dell’ ambiente il presidente della stessa conferenza chiede ad Asiu di aggiornare i presenti sullo stato di attuazione delle opere previste dal progetto di bonifica approvato e sulle prospettive di utilizzo dell’area. Il rappresentante di Asiu evidenzia che Asiu non è soggetto responsabile, che non è titolare dell’area, che ci sono difficoltà tecniche per la realizzazione dell’intervento. Conferma inoltre che sull’area verrà realizzata una discarica. Si chiede allora ad Asiu di presentare entro 30 giorni un elaborato tecnico nel quale devono essere dettagliate tecnicamente le motivazioni per cui non sono ancora iniziati i lavori previsti, nonché le eventuali proposte di variante al progetto approvato.
In effetti il 14 dicembre 2015 si tiene presso il Ministero dell’ ambiente una riunione con Asiu sul progetto di bonifica e messa in sicurezza permanente della porzione di area Lucchini su cui sorgerà l’ampliamento della discarica ASIU, ma il problema a questo punto diventa sopratutto finanziario perché Asiu non ha finanziamenti propri né viene accolta la richiesta di finanziamento presentata ad Invitalia né è possibile trovarli all’interno dell’accordo di programma del 30 giugno 2015 perché quell’area non c’è stata compresa, come non è minimamente compreso in generale il problema dei rifiuti industriali vecchi, presenti e futuri.
Ed il 5 aprile 2016 la Procura delega al Corpo
forestale dello Stato controlli approfonditi sulla gestione dei rifiuti all’interno di Aferpi.
Conclusione
Difficile riunire in un’unica definizione quanto è successo. Si mescolano atti e decisioni prese con imperizia, fantasie economiche e azzardi procedurali. Ma manca sopratutto una strategia politica precisa e coerente nel tempo. Cosa si vuole fare del problema rifiuti industriali, con quali strumenti, con quali finanziamenti ed in quale contesto sembra un problema inesistenti di cui altri si debbono occupare.
Chi ne porta la rsponsabilità? Certo Asiu ma sopratutto coloro che quella strategia debbono elaborare ed attuare con coerenza. Parliamo dei Comuni proprietari di Asiu, della Regione e del Governo così tanto coinvolti nel destino della Val di Cornia quanto vanagloriosi dei risultati raggiunti. La vicenda della LI53 è solo un esempio della ragionevolezza o meno di quella vanagloria.
(1) Siti di interesse nazionale (SIN) sono aree contaminate molto estese classificate più pericolose dallo Stato italiano che necessitano di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e/o delle acque superficiali e sotterranee per evitate danni ambientali e sanitari.
I siti individuati dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio erano 57 (28 dei quali interessano la fascia costiera) sparsi in tutta Italia, ridotti a 39 ad inizio 2013. Le bonifiche dei siti declassificati sono diventate di competenza delle Regioni.
(2) Messa in sicurezza permanente (MISP) è insieme degli interventi atti ad isolare in modo definitivo le fonti inquinanti rispetto alle matrici ambientali circostanti e garantire un elevato e definitivo livello di sicurezza per le persone e per l’ambiente. In tali casi devono essere previsti piani di monitoraggio e controllo e limitazioni d’uso rispetto alle previsioni degli strumenti urbanistici.
(3) Autorizzazione integrata ambientale (AIA) è l’autorizzazione integrata necessaria per l’esercizio di alcune tipologie di installazioni produttive che possono produrre danni ambientali significativi; è integrata nel senso che nelle relative valutazioni tecniche sono considerate congiuntamente i diversi danni sull’ambiente causati dall’attività da autorizzare, nonché tutte le condizioni di funzionamento dell’installazione (non solo a regime, ma anche nei periodi transitori ed in fase di dismissione), perseguendo quindi una prestazione ambientale ottimale.
(4) ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, è stato istituito nel 2008. L’Istituto svolge attività di ricerca e sperimentazione; attività conoscitiva, di controllo, monitoraggio e valutazione; attività di consulenza strategica, assistenza tecnica e scientifica, nonché di informazione, divulgazione, educazione e formazione, anche post-universitaria, in materia ambientale, con riferimento alla tutela delle acque, alla difesa dell’ambiente atmosferico, del suolo, del sottosuolo, della biodiversità marina e terrestre e delle rispettive colture.
È ente pubblico di ricerca, dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, autonomia tecnica, scientifica, organizzativa, finanziaria, gestionale, amministrativa, patrimoniale e contabile.
(5) ARPAT, Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, istituita nel 1995, effettua il monitoraggio dello stato dell’ambiente; svolge accertamenti sulle fonti di inquinamento e gli impatti che ne derivano, occupandosi dell’individuazione e della prevenzione di fattori di rischio per la salute dell’ambiente e dell’uomo.
Provvede alle ispezioni sul territorio toscano per controllare il rispetto delle attuali norme in materia di tutela ambientale e verificare che le prescrizioni contenute negli atti autorizzativi rilasciati dalle amministrazioni competenti siano rispettate ed effettua i controlli tecnici che serviranno alle autorità competenti per adottare i provvedimenti necessari alla tutela dell’ambiente.
Mette a disposizione delle istituzioni, delle associazioni e dei cittadini i risultati delle attività di controllo e monitoraggio e della collaborazione con altri soggetti produttori di informazione ambientale, attraverso un efficace ed esauriente sistema di diffusione della conoscenza ambientale
Fornisce assistenza tecnica agli Enti pubblici nell’esercizio delle funzioni amministrative in materia di tutela ambientale: pareri, proposte di carattere tecnico-scientifico, supporto alle attività istruttorie.
(6) Scorie LD sono scorie primarie di acciaieria, PAF è polverino di altoforno.