Si pensi ai servizi sanitari e a chi ci lavora con serietà
PIOMBINO 1 aprile 2016 — La sconcertante vicenda delle morti sospette a Villamarina induce alcune riflessioni. In attesa di un verdetto della magistratura che accerti la colpevolezza di una persona al momento solo indiziata di reato, veniamo a sapere che i sospetti si erano materializzati fin dal gennaio 2015 e che la persona in oggetto era osservata e sottoposta a intercettazioni già da alcuni mesi. Il tempo, dilatato, si è rivelato una variabile decisiva per la vita di alcune delle vittime e i sistemi di controllo hanno sicuramente presentato delle lacune. Certo, chi poteva immaginare tanto? Chi poteva pensare che il dubbio potesse concretizzarsi in una realtà tanto drammatica? La follia e l’imprevedibilità del male sono dietro la porta di tutti, anche delle realtà provinciali e tranquille come la nostra. Ma rimane il dato del lasso di tempo fra gennaio e ottobre. Rimane la tardiva comunicazione alle forze inquirenti. Per questo non ci saremmo aspettati le dichiarazioni asettiche e fredde dell’assessore regionale Saccardi, preoccupata solo dell’immagine del sistema sanitario regionale e pronta a rivendicare l’efficienza del sistema di controllo, che invece, come traspare dalle sue stesse parole, tanto efficiente poi non è. Noi crediamo invece che qualcosa si sia irrimediabilmente incrinato e che per la nostra struttura sanitaria, già colpita dalle politiche di risparmio, si aprirà purtroppo una fase difficile. Il nostro sistema sanitario, se si tolgono le poche eccellenze, sta subendo da anni un inarrestabile processo involutivo: le politiche nazionali e ‑nel nostro caso- regionali seguono un solo criterio: quello del risparmio, che si traduce in riduzione dei posti letto, del personale, dei servizi e delle prestazioni territoriali: uno scadere qualitativo che si vuol far passare come “efficientamento e ottimizzazione” e che in realtà si traduce solo in forte impoverimento dell’offerta assistenziale. C’è una relazione tra questo dato e la follia criminale? No, sicuramente. Lungi da noi una benchè minima attenuante. Emerge però una considerazione da questa vicenda: il lavoro infermieristico è un lavoro estremamente delicato e difficile, con implicazioni di notevole complessità. Ci sono realtà in cui si raggiungono livelli elevati di stress e carichi di lavoro insostenibili che si vanno a sommare alle criticità psicologiche che la professione di per sé implica. Ripeto, nessuna attenuante per la follia criminale. Ma un’attenzione maggiore, questa sì. E invece si continua a tagliare sul personale, a far lavorare le unità sotto organico, nell’ostinazione a non capire che quel capitale umano è un elemento di preziosità imprescindibile, che non si può rispamiare su di esso. Inoltre, gli infermieri non ricevono alcun supporto da un sistema pubblico mosso unicamente dalla logica del risparmio. I controlli che periodicamente vengono effettuati sono limitati ad alcuni parametri e inadeguati alla complessità degli stimoli cui il personale addetto all’assistenza è sottoposto; inadeguati a verificare le necessità psichiche che possono essere indotte dalle criticità che il personale vive quotidianamente. Inadeguati, anche, a individuare prontamente patologie passibili di risvolti tanto gravi come in questo caso. Rimane la profonda amarezza per questa vicenda, la vicinanza umana al dolore delle famiglie delle vittime e la solidarietà a tutti quegli operatori che quotidianamente svolgono il loro lavoro con serietà , competenza e spirito di sacrificio. Nella speranza che da questo tragico evento si possa ripartire per un potenziamento delle nostre strutture, sapendo che, senza un’adeguata e necessaria consapevolezza, non si possono individuare le fragilità e risolverle.
Un’Altra Piombino