Sì senza dubbio ora occorre davvero voltare pagina
PIOMBINO 2 marzo 2018 – Forse perché tutti gli inni alla gioia levati ormai al cielo nel corso di tanti anni a questa parte sono stati sempre seguiti da accadimenti che li hanno smentiti o forse perché si sa ben poco di ciò che succederà dopo che Jindal diventerà realmente proprietario di Aferpi, a seguito della due diligence e dell’approvazione del nuovo piano industriale, i toni dei commenti politici, istituzionali e sindacali sono improntati alla cautela. Soltanto qualche giorno fa non era così, come Stile libero ha documentato.
“Con la firma apposta personalmente oggi pomeriggio al Ministero per lo sviluppo economico dall’algerino Issad Rebrab, informa il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, è diventato pienamente operativo il preaccordo per la cessione dell’intero capitale di Aferpi e di Piombino Logistics e la maggioranza delle azioni di GSI Lucchini alla Laptev Finance PVT Ldt, una società indipendente ma collegata al gruppo JSW, la Jindal South West dell’indiano Sajjan Jindal”.
Sajjan Jindal è sicuramente un imprenditore che, al contrario di Issad Rebrab, di siderurgia se ne intende e questo è un fatto positivo che peraltro, occorre ricordarlo, poteva essere adeguatamente considerato tre anni fa quando invece governi nazionale, regionale e locale si fecero illudere dalle fanfaluche di chi prometteva, presentando un piano industriale impossibile, di far diventare Piombino la Stella del Mediterraneo.
“Finalmente si sblocca la situazione di uno dei più importanti poli siderurgici italiani.” afferma il ministro Carlo Calenda, che aggiunge subito: “La firma di oggi al Mise costituisce il punto di partenza di un percorso ancora lungo che si concluderà dopo la presentazione del piano industriale da parte di Jindal”.
Ecco, questo diventa il punto vero sia dal punto di vista occupazionale che dal punto di vista dell’assetto economico del territorio. E qui si giocheranno le responsabilità sindacali, politiche ed istituzionali.
Dal punto di vista occupazionale la situazione è così poco chiara che per il presidente della Regione Toscana “la preoccupazione massima …sarà di far sì che tutti i lavoratori siano nuovamente occupati e per questo attende di vedere quale progetto industriale presenterà il nuovo acquirente, avendo avuto segnali positivi circa la sua volontà di proporre un piano che preveda di occupare nuovamente tutti”. E questo pone il problema, anche nella migliore delle ipotesi, della gestione di una fase nella quale non è ben chiaro il rapporto con gli accordi sindacali che sono scaturiti da un piano industriale, quello di Aferpi, che ora è cancellato, da una amministrazione straordinaria che di fatto è stata prorogata, con l’assenso di Cevital, nella forma della sorveglianza al 1° luglio 2019 e da accordi e concessione del famoso “ammortizzatore” con scadenza dicembre 2018.
Ma più in generale esiste un problema che riguarda in particolare politica ed istituzioni.
Se l’atteggiamento sarà quello di sempre, l’inchino al salvatore della patria, sarà un conto, se invece finalmente le istituzioni cominceranno a fare il loro mestiere sarà un altro.
Una valutazione corretta del piano industriale è la premessa necessaria ma non sufficiente. Si pensi ad esempio a quelle previsioni di piano regolatore che si sono fortemente volute (la varante Aferpi), sbandierate come svolta nella pianificazione urbanistica comunale dato che prevedevano l’allontanamento della fabbrica dalla città nello stesso momento in cui si diceva che questo non contrastava con la riattivazione dell’altoforno che sarebbe stata sempre possibile, come se si fosse trattato di una normale manutenzione straordinaria. Oppure pensiamo alle prescrizioni dell’ Autorizzazione Integrata Ambientale tuttora vigenti ma messe da parte e dimenticate ogni volta che la loro attuazione poteva dare l’impressione che in tal modo si volesse mettere della sabbia negli ingranaggi di quella ruota, di per sé splendida a prescindere, che marciava verso la Stella del Mediterraneo.
O si pensi ancora a tutti quegli impegni contenuti, dalle previsioni industriali alle bonifiche e a quelli che, a prescindere dalla loro giustezza e utilità, chiamavano demolizioni e smantellamenti in quell’accordo di programma, che va ora riscritto interamente, che si è fatto finta di non ricordare (e se si è davvero scordato anche peggio).
Per non parlare poi di quelle concessioni demaniali congelate per anni e di tutti quegli interventi pubblici per la reindustrializzazione che, calati dall’alto in, maniera meccanica che poteva essere utilizzata nello stesso modo a Piombino e a Canicattì, hanno dimostrato il loro pressoché completo fallimento.
C’è un pesante fardello di cui disfarsi costituito da decisioni politiche ed amministrative, anche formalizzate, perché costituiscono un impedimento ad affrontare quella che viene definita la chiusura di un periodo, ma hic Rhodus hic salta. Non è proprio possibile affrontare il nuovo periodo in continuità con il passato. Servirebbe solo a ripeterne gli errori.
Di seguito alcuni comunicati e dichiarazioni
Regione Toscana
Con la firma apposta personalmente oggi pomeriggio al Ministero per lo sviluppo economico dall’algerino Issad Rebrab, è diventato pienamente operativo il preaccordo per la cessione dell’intero capitale di Aferpi e di Piombino Logistics e la maggioranza delle azioni di GSI Lucchini alla Laptev Finance PVT Ldt, una società indipendente ma collegata al gruppo JSW, la Jindal South West dell’indiano Sajjan Jindal.
Il presidente della Regione Toscana ha seguito personalmente passo dopo passo e per quattro giorni l’intera trattativa, giocando un ruolo decisivo, prima nel favorire la firma questa notte da parte della delegazione indiana, poi nel convincere Issad Rebrab a porre oggi anche la sua.
Secondo il presidente si chiude così un periodo lungo di difficoltà e di incertezze e adesso è possibile guardare con maggiore speranza al futuro. Ci sono infatti sei settimane a disposizione del gruppo indiano per compiere le necessarie verifiche a Piombino e per presentare un piano industriale e finanziario per poi arrivare alla stipula dell’atto di acquisto definitivo.
Le istituzioni, il ministro prima e il presidente della Toscana poi, hanno favorito il preaccordo, prendendo impegni di fare nei confronti del progetto che presenterà Jindal ciò che era stato a suo tempo garantito una volta approvato quello di Rebrab. Si tratta di finanziamenti subordinati ad interventi per l’innovazione, alla riduzione dell’impatto ambientale e per una riconversione ecologica della siderurgia.
La preoccupazione massima per il presidente sarà di far sì che tutti i lavoratori siano nuovamente occupati e per questo attende di vedere quale progetto industriale presenterà il nuovo acquirente, avendo avuto segnali positivi circa la sua volontà di proporre un piano che preveda di occupare nuovamente tutti. Ha poi tenuto a sottolineare che nel progetto per Piombino non c’è soltanto la siderurgia ma anche le potenzialità legate alla presenza del nuovo porto che interessa anche imprese.
Si è augurato che con l’imprenditore indiano ci sia la possibilità di tornare a produrre acciaio a Piombino. Ha voluto ringraziare comunque Issad Rebrab sia perché un impegno importante lo ha rispettato, assumendo oltre duemila lavoratori, ma anche perché alla fine di questa trattativa ha ceduto di fronte alle richieste, anche in virtù, ha precisato il presidente, di una amicizia che negli anni era nata e avevano costruito tra loro.
Il presidente ha infine ringraziato le strutture tecniche di Regione e Ministero che si sono mosse con sincronia e il ministro per la passione che ha messo in questa vicenda, per l’impegno, per le tante riunioni convocate e per l’efficacia del suo intervento. Ha detto che negli ultimi due giorni si è sempre tenuto in contatto e in rapporto costante con il ministro.
Silvia Velo
La firma oggi per l’accordo preliminare di cessione di Aferpi al gruppo indiano Jws, dopo l’intesa raggiunta tra Rebrab e Jindal la scorsa settimana, è una buona notizia. Ringrazio il ministro Carlo Calenda per l’impegno profuso. Piombino è una città che soffre e che ha bisogno di far ripartire l’impianto siderurgico. Nessun trionfalismo però. Seguo da tempo da vicino la vicenda, in costante contatto con il Mise, e per tale ragione so che i passi da compiere sono ancora molti. Il problema non è ancora risolto. È stato ottenuto comunque un risultato importante, non scontato è frutto di un lavoro duro di questo Governo. Spero che sia l’inizio della soluzione per la siderurgia piombinese. I presupposti per far ripartire le acciaierie ora ci sono davvero tutti. A investire su Piombino è un colosso mondiale dell’acciaio. Continuerò a vigilare e a lavorare per conseguire tale obiettivo”,
Carlo Calenda
Finalmente si sblocca la situazione di uno dei più importanti poli siderurgici italiani. La firma di oggi al Mise costituisce il punto di partenza di un percorso ancora lungo che si concluderà dopo la presentazione del piano industriale da parte di Jindal. L’obiettivo rimane il rilancio del sito di Piombino e la garanzia del mantenimento dei livelli occupazionali pre-crisi. Continueremo lavorare insieme alla Regione Toscana ed al Presidente Rossi che ringrazio per il suo contributo. Il governo viglierà con attenzione ma oggi abbiamo raggiunto un importane risultato.
Massimo Giuliani
Ora si volta pagina e si cerca di scrivere una nuova storia . Siamo prudenti, convinti che la strada da fare è lunghissima, non si risolve tutto in pochi mesi. Questa è una ripartenza». La procedura adesso durerà sei settimane, alla fine «succederà Jindal. Dovrà presentare un nuovo piano industriale e finanziario che lo supporta. Questo farà scattare un nuovo accordo di programma tra le istituzioni e il nuovo proprietario. Jindal vuole ripartire da capo. In modo che
quello che fa sia riconosciuto da un piano economico che il governo potrà supportare. Dall’altra parte Cevital esce dalle quote di Aferpi, Piombino Logistics
e Gsi, trasferisce le quote e Rebrab sarà sollevato dalle obbligazioni esistenti. I lavoratori, dopo i tempi tecnici del procedimento, passeranno alla nuova proprietà. La cosa certa è che voglio una città più pulita, una città che dopo 150 anni non rinuncia a produrre acciaio, ma vuole anche sfruttare altre opportunità. Sono certo che possiamo andare in sinergia.
Rocco Palombella, UILM
È una cosa buona che si sia formalizzata l’intesa preliminare per la cessione dell’Aferpi di Piombino dal gruppo Cevital a quello di Jindal. Si tratta di una decisione che era stata definita la scorsa settimana al dicastero dello sviluppo economico, ma la firma odierna rappresenta il giusto riscontro oggettivo determinante per un cambio di passo nella produzione di buon acciaio nel distretto industriale in provincia di Livorno.
Attendiamo che la società acquirente presenti presto un piano industriale che rappresenti i futuri livelli occupazionali e produttivi. Di certo le strutture siderurgiche di Piombino sono ora in mano a professionisti del settore che sanno come si produce buon acciaio. È un buon inizio.
Andrea Marianelli , USB Piombino
Dopo giorni di assoluto silenzio da parte di tutti, ma specialmente dagli sbandieratori più accaniti, da stasera si cambia padrone, scena di un film già visto con i soliti sbandieratori che accoglievano l’algerino in pompa magna. Ricordiamo che USB Piombino accoglie la firma tra Jindal e Cevital come un atto dovuto a questo territorio. Continuiamo a rivendicare che è tutto da stabilire e che le sei settimane di due diligence serviranno a capire cosa vorrà fare Jindal. Nnon ci dobbiamo scordare che i due hanno firmato un compromesso di vendita senza parlare di lavoratori. Anche se nei corridoi gira la voce che Jindal prenderebbe tutta la forza lavoro,e’ pure vero che in campagna ELETTORALE tutto è possibile e, visto che abbiamo sempre detto che i salti nel buio ci fanno paura, adesso siamo curiosi di vedere il piano industriale, con tutte le sue sfaccettature e siamo curiosi di sapere quanti aiuti sono stati dati al nuovo padrone Jindal, comunque da parte del GOVERNO. Ad oggi c’è che passiamo da una multinazionale ad un ‘altra e non c’è niente da festeggiare. USB sostiene che nessuno deve essere lasciato indietro sia i diretti che l’indotto. Quindi staremo vigili e pronti a difendere i lavoratori.
Marco Bentivogli, Fim
Con la firma quest’oggi, presso il ministero dello sviluppo economico, si chiude una fase importante della vertenza ex-Lucchini di Piombino, ora Aferpi. La società che controlla le acciaierie della città toscana passa dall’algerina Cevital al gruppo siderurgico indiano Jsw Steel, che fa capo alla famiglia Jindal, per circa 75 milioni di euro. Cevital, che aveva rilevato il polo siderurgico toscano, si è dimostrata nei mesi scorsi incapace di adempiere agli obblighi contrattuali previsti dalla cessione commissariale. Solo grazie all’intervento del Mise, che ha inviato al collegio sindacale di Aferpi una diffida, è stato possibile accelerare i tempi per il passaggio di mano dell’attività siderurgica a una nuova proprietà.
Rosario Rappa e Mirco Rota, Fiom
Riteniamo positivo che si sia arrivati a questa soluzione in questo modo, evitando quello che poteva essere un contenzioso legale contro Cevital lungo e pieno di incognite. Ora vogliamo chiarezza, a partire dalla presentazione di un chiaro piano industriale e precise rassicurazioni sull’occupazione. Si apre una nuova fase, nella quale confrontarsi con la nuova proprietà per prevedere, a partire appunto dall’atteso nuovo piano industriale, il ritorno per Piombino a colare acciaio, garantendo l’occupazione di tutti i lavoratori diretti e dell’indotto. Questo significativo e importante risultato è frutto dell’iniziativa di lotta e di mobilitazione dei lavoratori di Piombino, e dell’impegno, che va riconosciuto, del governo e delle istituzioni locali, Regione Toscana e Comune di Piombino.
Dalida Angelini, Cgil Toscana
Una buona notizia, pur con tutta la prudenza del caso. Per questo risultato si devono ringraziare certamente le istituzioni centrali, regionali e locali, ma soprattutto le maestranze e le loro rappresentanze sindacali che hanno tenuto duro, che hanno, un giorno dietro l’altro, con le loro iniziative di mobilitazione e di lotta, rivendicato il loro diritto al lavoro e il diritto al futuro di un intero territorio. Ora si è aperta una fase nuova, è tornata percorribile la strada che potrà condurci a produrre, di nuovo, acciaio a Piombino. La vertenza è ben lungi dall’essere conclusa e la Cgil sarà, come sempre è stata, al fianco delle maestranze e del territorio perché neanche un posto di lavoro si perda.
Tutti ringraziano tutti del duro lavoro profuso, magari lo fanno in modo meno trionfalistico e spocchioso del passato, ma lo fanno comunque. A molti di noi, gente di strada, pare invece di essere sempre e comunque in mano a dei principianti senza arte né parte, costantemente primi della fila a riconoscersi meriti e costantemente ultimi della fila nel ricordare i demeriti e le schifezze da loro stessi combinate. In questa sempiterna messinscena, animata da scarcagnati vari di una commedia dell’arte tipicamente italiana, noi spettatori paghiamo il biglietto e veniamo perennemente presi in giro da uno spettacolo indegno. In questa comunità, nulla, purtroppo, cambierà. Non assisteremo mai ad una rivoluzione copernicana di questa città devastata; forse le ciminiere riprenderanno a fumare, forse no. Se mai lo facessero, nulla e nessuno potrà mia garantirci una Piombino diversa da quella putrida realtà di pochi anni fa. Città felice perché piena di lavoro? Ma quando mai! Piuttosto, una chiavica trapelante ignoranza e ribollente di neoplasie che tanti fingono di non vedere. Lo confesso, seppure oramai in là con gli anni, avrei davvero sperato di poter essere testimone di una rinascita di questa ciitadina, di poter dire “c’ero anch’io quando la fabbrica se n’è andata lontana e tutto il resto è nato!”. Ma il “resto” non nascerà mai, perché l’ottusità creata dai fumi cancerogeni non ci consente di vedere oltre il nostro naso. Ragazzi, andatevene tutti, fuggite da questo coacervo di vecchi rincoglioniti, da questa fucina di smidollati senza futuro. Il mondo, lontano da qui, vi aprirà gli occhi.