Siamo stati pazienti per quattro mesi
PIOMBINO 19 settembre 2019 — Siamo stati pazienti per quattro mesi: abbiamo aspettato che trascorressero i “tempi tecnici” per l’insediamento, per la formazione della nuova squadra, per decidere se cambiare i dirigenti, perché i nuovi eletti avessero modo di raccapezzarsi e di capire come prendere in mano la situazione.
Ora possiamo dirlo: la campagna elettorale è finita ed è ora che la nuova amministrazione passi dalle promesse ai fatti. Nuove forze politiche hanno vinto le elezioni ed ora hanno il dovere di governare. Non possono continuare ad addossare alla vecchia amministrazione la responsabilità del fatto che vadano in porto quei progetti che in campagna elettorale avevano detto avrebbero fermato.
Questo è vero per la vicenda RIMateria, ma non solo. Facciamo altri esempi.
Con le acciaierie hanno adottato la stessa logica della vecchia amministrazione: completa subordinazione. Non si sono opposti alla lavorazione degli acciai al piombo e nemmeno hanno chiesto l’adozione di regole stringenti sulla sperimentazione in corso per la verifica della loro incidenza sulla salute dei lavoratori; hanno poi accontentato l’azienda trasformando con una variante urbanistica un terreno dedicato all’agroalimentare in area ad uso industriale, pur non essendone obbligati e senza nemmeno pretendere di conoscere prima il vero piano industriale che ha Jindal per il nostro territorio. Sono rimasti a capo degli uffici comunali i dirigenti di sempre, quelli che hanno portato avanti i tanto avversati programmi del PD; non è stato neanche celermente nominato un nuovo Segretario Comunale, dopo avere chiesto le dimissioni dell’attuale.
Insomma dopo quasi quattro mesi, al di là delle chiacchiere, nessun atto concreto è stato fatto per operare un netto cambiamento, anzi molti atti sono talmente in continuità con il passato che avrebbe potuto farli lo stesso PD. Ci chiediamo: ma dove sta il promesso “cambiamento di marcia”?
Particolarmente grave è l’immobilismo relativo alla questione RIMateria. Si ha la netta sensazione che la tattica sia quella di tergiversare, di prendere tempo, in modo che si attui quanto stabilito dall’amministrazione precedente (tanto poi si potrà dire: “Ormai non si poteva fare più niente!”).
Secondo noi non è vero: molto poteva già essere stato fatto in questi quattro mesi, molto si potrebbe ancora fare. Ricordiamo che da quando le nuove forze politiche sono al governo della città, due assemblee dei soci della SpA RIMateria si sono svolte senza che la nuova amministrazione abbia dato nuovi indirizzi sia al rappresentante dei Comuni nel suo Consiglio di Amministrazione che al rappresentante dell’assemblea dei soci ASIU. E in quelle assemblee, con il consenso dei Comuni, i soci privati hanno:
- delineato il piano industriale di RIMateria che prevede di riempire gli spazi di discarica rimasti con i rifiuti che Navarra ed Unirecuperi gestiscono in tutta Italia;
- riaffermato la necessità di ulteriori spazi di discarica a cominciare dal rialzo a 35 metri di un’altra discarica: la ex Lucchini;
- ottenuto che i Comuni cofirmassero la fideiussione come richiesto dalle Assicurazioni Generali;
- accettato la diminuzione del personale;
- approvato il bilancio 2018 per evitare il commissariamento ed il blocco dell’impianto di RIMateria. Un bilancio in fortissimo deficit a causa di scelte gestionali sbagliate, denunciate da Navarra e Lucchini, che infatti non hanno approvato un bilancio chiuso con una perdita di oltre 2 milioni di euro. Altro che risanamento economico ed impiantistico: ancora oggi si lavora fuori norma.
Chi sono gli unici ad aver approvato il bilancio? I rappresentanti dei Comuni e di Unirecuperi!
È comprensibile la scelta di Unirecuperi: RIMateria è in perdita anche perché ha consentito a Unirecuperi di conferire a prezzi vantaggiosissimi per lei (per curiosità, andate a vedere i bilanci di Unirecuperi e di UniEco: loro festeggiano alla grande, quest’anno, e alla faccia nostra!). Ma la scelta dei Comuni? A quale logica risponde? E nemmeno si può dare la colpa di questo al Presidente di RIMateria o al rappresentante di ASIU: era la nuova amministrazione che doveva nominare un nuovo presidente, era la nuova amministrazione che doveva chiedere la convocazione dell’assemblea dei soci ASIU per dare nuove disposizioni.
Ma le ambiguità continuano: il prossimo 23 settembre il nuovo presidente di RIMateria dovrà essere accettato dall’assemblea dei soci ASIU che in seguito lo proporrà al Consiglio di Amministrazione. Si è molto discusso su tale figura, per noi il nome e l’esperienza contano relativamente, quel che è importante è il piano industriale che ha in mente.
Il nuovo presidente ha detto: non sono venuto per chiudere la SpA RIMateria, il sindaco ha detto che vuole riqualificarla. Cosa concretamente questo significhi ancora non è dato sapere. Ricordiamo che “riqualificare” significa semplicemente “cambiare qualifica”, non necessariamente in meglio.
Siamo preoccupati perché nessun atto ufficiale è ancora stato compiuto dal Comune per bloccare l’ampliamento della discarica ed il progetto in corso di valutazione alla Regione. Persino l’esecuzione dei carotaggi, ascoltando l’assessore all’ambiente, pare diventato un problema tale da giustificare il fatto che vengano rimandati. I problemi che l’assessore solleva sono a nostro avviso inesistenti e pretestuosi al punto da essere risibili, fanno semplicemente parte della solita strategia del prendere tempo, in attesa che la partita iniziata dal PD si chiuda da sé. Si è addirittura chiesto a RIMateria di fornire dati sulle aree di conferimento: a quale scopo? Per fare i carotaggi dove siamo sicuri di non trovare niente di compromettente? Non sono molto distanti questi ragionamenti dalla proposta del precedente sindaco, che voleva assegnare a RIMateria stessa l’esecuzione dei carotaggi.
Non ha alcun senso analizzare solo una parte della discarica e fino ad una prestabilita profondità, a meno che, appunto, non si voglia essere certi di non andare a pescare quello che è bene che non venga fuori. Non vi è nessun problema di fattibilità nell’eseguire un’indagine sull’intera discarica e fino alla massima profondità che consenta una distanza di sicurezza con il telo di fondo. L’intera discarica è stata sopraelevata ed i rifiuti conferiti in questi ultimi anni non possiamo sapere a quale profondità si trovano, all’interno del corpo della discarica si hanno continui assestamenti e migrazioni. Per questo quanto detto dall’assessore all’ambiente non ha alcun senso.
Alcuni di coloro che invocavano con noi i carotaggi durante le ultime manifestazioni in piazza, oggi esprimono dubbi sulla loro importanza e utilità. Noi non abbiamo dubbi: se in discarica sono finiti rifiuti speciali pericolosi (ad esempio ingenti quantità di mercurio) come ipotizzato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze e come assolutamente non escluso né dalla Commissione Parlamentare presieduta dalla senatrice Laura Puppato e dal senatore Stefano Vignaroli né dalla Commissione d’Inchiesta Regionale della Toscana, allora la messa in sicurezza della discarica non potrà risolversi con la sola copertura. Vogliamo i carotaggi su tutta la discarica, vogliamo che sia ricercata l’eventuale presenza di rifiuti pericolosi, vogliamo che siano eseguiti secondo note e ben standardizzate procedure, vogliamo che siano eseguiti quanto prima e sotto il controllo di ARPAT.
Altro punto irrisolto: le centraline. Avevamo chiesto che ne venissero istallate almeno tre prima dell’inizio dei conferimenti nel cono rovescio per controllare il biogas che esce abbondantemente da quella parte di discarica che, in barba alle norme esistenti, continua a non essere coperta. Dovevano analizzare non solo l’acido solfidrico, ma tutte le sostanze nocive emesse dalla discarica e la loro gestione doveva essere affidata ad ARPAT. Ebbene, anche di queste centraline non se ne sa più nulla. I conferimenti nel cono rovescio vanno avanti, ma controllare il biogas non sembra interessare alla nuova amministrazione.
Altra promessa non mantenuta: non sono stati inviati in Regione gli atti formali indispensabili a sancire che il Comune è contrario al progetto di RIMateria relativo all’ampliamento dei volumi di discarica. Fra pochi giorni la Regione si esprimerà sul progetto e ancora non le è stato inviata né una delibera di Giunta che riconosca che Colmata è a tutti gli effetti un centro abitato, né un documento del Nucleo di Valutazione Territoriale del Comune di Piombino con le misurazioni che dimostrano che i centri abitati di Colmata e di Montegemoli si trovano a meno di 500 metri dall’impianto progettato. In mancanza di tali documenti a poco serviranno le relazioni inviate dal sindaco. Come non pensare che anche questo modo di procedere non faccia parte di una strategia precisa, volta a non fermare un bel niente? Eppure questo sindaco ha aperto la sua campagna elettorale proprio sul piazzale antistante RIMateria, dichiarando in questo modo la sua opposizione al progetto di raddoppio contro il quale già si erano espressi numerosi cittadini e associazioni come Italia Nostra e il WWF. Diversi altri enti statali e regionali hanno sottolineato le numerose criticità presenti in questo progetto: perché il Comune non compie i dovuti atti necessari per fermarlo? Perché non dichiara apertamente che tale progetto non ha nessun rapporto con le esigenze locali, né con le bonifiche?
Gli unici documenti inviati in Regione contengono oltretutto in allegato delle cartine evidentemente sbagliate, su stessa ammissione del dirigente responsabile. È sbagliata la misurazione della distanza esistente tra una parte delle abitazioni di Colmata e la progettata discarica e l’errore fa sì che tale distanza risulti falsamente raddoppiata. È sbagliata anche la stessa delimitazione del centro abitato di Colmata, che invece di essere considerato nella sua interezza (da Marina delle Terre Rosse fino alla strada Provinciale SP40) è stato arbitrariamente e incomprensibilmente suddiviso in due più piccoli tronconi, uno accorpato a Montegemoli e uno a Gagno. Per evidenziare tali errori un gruppo di cittadini ha mandato in Regione delle nuove osservazioni.
Quindi si fa una gran fatica a mettere a punto gli atti necessari a fermare l’attuale piano industriale di RIMateria. In altri campi invece si procede molto celermente: oltre alla già citata variante urbanistica richiesta da Jindal, il Consiglio Comunale ha approvato con una sola seduta il progetto Sacoi3 per il potenziamento del collegamento elettrico fra Sardegna, Corsica e Toscana: a Suvereto i cittadini sono stati coinvolti in un acceso dibattito su questo progetto, a Piombino il coinvolgimento è stato marginale. Ma si sa, i piombinesi sono abituati ad accettare tutto…
Un’ultima curiosità: che fine ha fatto la volontà di ridurre mediante variante urbanistica le aree da destinare ai rifiuti? Ci riferiamo all’annunciato cambiamento della destinazione d’uso della LI53, dove è previsto l’ampliamento della discarica.
Il CSP non può che prendere atto della mancanza di risposte concrete da parte delle forze politiche attualmente al governo della città. Per questo, appena effettuato il rinnovo del direttivo, darà vita a una nuova grande mobilitazione per impedire sia l’ampliamento della discarica sia la trasformazione di Piombino in un polo nazionale per il trattamento dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi.
Comitato Salute Pubblica Piombino-Val di Cornia
(Foto di Pino Bertelli)