Tra sindaco e assessori dove sta la verità sui rifiuti?
PIOMBINO 10 ottobre 2017 — Le liste civiche della Val di Cornia sono già intervenute più volte sulla fallimentare gestione dei rifiuti nel nostro territorio: oltre 20 milioni di debito lasciati da Asiu, di cui nessuno sembra dover rispondere e che oggi paghiamo con l’arrivo di rifiuti da ogni dove; discarica che si innalza vistosamente che ammorba l’aria circostante di miasmi fetidi offrendo un ottimo biglietto da visita ai turisti e un’ottima qualità dell’aria agli abitanti della zona; stoccaggio — pagato con le bollette dei cittadini- dei rifiuti urbani che sostano in un capannone prima di essere messi su strada ed essere essere conferiti nel grossetano, con un bel costo economico e ambientale. Ora si viene anche a sapere di una anomala commistione tra il servizio pubblico di gestione dei rifiuti e una gestione privata , di mercato, dei rifiuti speciali, compresi anche quelli pericolosi (amianto). Di questo intervento di un soggetto privato nella delicatissima e lucrativa gestione dei rifiuti nessuno sapeva niente, non solo i consiglieri comunali ma nemmeno i sindaci, che hanno ricevuto da SEI Toscana una semplice comunicazione “per conoscenza” come se la cosa non fosse di loro competenza: non avremmo saputo niente di questa “comunicazione” , se l’assessore all’ambiente del comune di Suvereto non avesse reso pubblica la questione. Alla denuncia di Pasquini ha fatto seguito una arrogante risposta da parte degli assessori Chiarei, Bartalesi e Russo (Piombino, Campiglia e San Vincenzo) in cui, come da copione, si ricorre alle solite offese al Comune eretico di Suvereto, accusato di stato confusionale, mentalità medievale e altre amenità di tal fatta, seguite da una serie di elogi per le loro scelte economicamente e ambientalmente convenienti, all’avanguardia, efficienti e trasparenti. Cioè: i Comuni, secondo le affermazioni pubbliche di questi assessori, erano da tempo a conoscenza dell’operazione, condotta alla lue del sole, e dell’ingresso della privata Wecologistic nella gestione dei rifiuti, ritenuta ottimale. Peccato che in una nota del 4 ottobre (indirizzata all’ATO, a SEI Toscana e agli altri sindaci soci) il sindaco di Piombino smentisca tutto ciò e affermi che:
- il gestore unico ha assunto questa decisione in totale autonomia, senza un preventivo confronto con i sindaci dei comuni ineressati;
- questa scelta non è stata preceduta da una adeguata analisi delle possibili opzioni alternative.
Infine solleva dubbi e chiede approfondimenti sulla legittimità di affidare a un soggetto privato terzo un’attività che rientra nel ciclo dei rifiuti urbani, senza assoggettamento alla disciplina del codice dei contratti pubblici.
È chiaro che qualcuno mente.
Questo fatto riveste una gravità estrema e non può passare sotto silenzio: ne va di mezzo la credibilità delle istituzioni.
A nostro avviso confondere la gestione di un servizio pubblico con l’iniziativa privata sul mercato degli speciali apre a grossi rischi un settore che invece ha bisogno di grande trasparenza. Per questo le decisioni sugli indirizzi e le strategie di gestione devono essere collegiali e trasparenti. Questa vicenda dimostra invece ciò che noi denunciamo da tempo inascoltati: gli strumenti di democrazia all’interno di grandi ambiti (come gli ATO) sono inevitabilmente e pericolosamente insufficienti e il controllo da parte dei territori diventa impossibile. Soprattutto non è accettabile il silenzio calato su tutta la questione: deve essere fatta chiarezza ed è necessario che chi mente risponda di ciò in consiglio comunale.
Un’Altra Piombino