Asiu, il brutto anatroccolo che vestirono a festa
PIOMBINO 13 luglio 2017 - Era il novembre 2014 e nel piano industriale 2014–2018 di Asiu si poteva leggere che l’azienda stava attraversando un periodo di forte tensione finanziaria che veniva scaricata in larga misura sui fornitori provocando, nel tempo, crescenti difficoltà operazionali. Si aggiungeva anche che era ricorrente il ricorso, ove consentito dalle vigenti norme di legge, ad operazioni di ravvedimento operoso fiscale (iva, ecotassa, contributi ecc.) che determinavano comunque un maggior carico di oneri finanziari e sanzioni amministrative. In altre parole i creditori privati si pagavano in ritardo e i creditori pubblici pure, in questo caso pagando multe. Il ravvedimento operoso è proprio questo. La stessa cosa veniva ripetuta nella revisione del 31 marzo 2015 del piano proposta all’assemblea dei soci.
Dunque i sindaci rappresentanti della proprietà (Comuni di Piombino, Campiglia, Castagneto, San Vincenzo, Suvereto, Sassetta) non potevano non sapere che Asiu aveva debiti che non onorava puntualmente.
Ma a quanto ammontava questa parte dei debiti?
Ce lo dice il bilancio consuntivo 2014, approvato anch’esso dai soci, che certifica 2.018.306 euro di debiti tributari (ritenute su lavoro autonomo e dipendente, tributo regionale sui depositi in discarica, addizionale provinciale per tariffa sui rifiuti, imposta sostitutiva su rivalutazione immobili, Iva e altro) e 310.692 euro di debiti verso istituti di previdenza come Inps e Inpdap (in totale 2.328.998 euro).
I debiti verso fornitori raggiungevano i 6.778.892 euro.
Non è migliorata la situazione nel 2015 quando, sempre citando il bilancio 2015 approvato dai soci, i debiti tributari sono risultati 2.217.596, i debiti verso istituti di previdenza 473.564 (in totale 2.691.160 euro) e i debiti verso fornitori 6.107.935. Situazione non nuova, anzi tale da ripetersi da lontano. E non solo verso fornitori o enti pubblici:
Come si vede dalla tabella anche nel 2009 e negli anni seguenti la situazione non era stata migliore eppure nel consiglio comunale di Piombino il 12 dicembre 2011 il sindaco Gianni Anselmi ebbe a dire: «Un’azienda che funziona bene, che ha l’unico problema di dover ricevere.…di avere dei crediti incagliati nei confronti dell’azienda più importante di questo territorio, cosa che speriamo nelle prossime settimane, anzi nei prossimi giorni, sia parzialmente superata con il depositi del piano finanziario Lucchini e la messa in circolo di importanti risorse che andranno anche ai fornitori e quindi ai creditori diffusi dell’azienda».
Ma l’azienda non stava esattamente così.
I ravvedimenti operosi
Con il “ravvedimento” (articolo 13 del Dlgs n. 472 del 1997) è possibile regolarizzare versamenti di imposte omessi o insufficienti e altre irregolarità fiscali, beneficiando della riduzione delle sanzioni. Ma chi può utilizzare il ravvedimento e quando?
Il ravvedimento è consentito a tutti i contribuenti. Prima delle modifiche introdotte dalla legge di stabilità per il 2015, per poterne usufruire occorreva rispettare determinati limiti di tempo. Inoltre, era necessario che:
- la violazione non fosse già stata constatata e notificata a chi l’avesse commessa;
- non fossero iniziati accessi, ispezioni e verifiche;
- non fossero iniziate altre attività di accertamento (notifica di inviti a comparire, richiesta di esibizione di documenti, invio di questionari) formalmente comunicate all’autore.
Tali preclusioni, per i tributi amministrati dall’Agenzia delle entrate, non operano più e il ravvedimento è inibito solo dalla notifica degli atti di liquidazione e di accertamento (comprese le comunicazioni da controllo automatizzato e formale delle dichiarazioni). In ogni caso, il pagamento e la regolarizzazione non precludono l’inizio o la prosecuzione di accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di controllo e accertamento.
Soldi presi per impianti non realizzati e mai funzionanti
Fin dal 2011 compare nei bilanci di Asiu la seguente dizione: “Asiu ha acquisito da Tap la titolarità dei contributi in conto impianto erogati a suo tempo a Tap per la realizzazione dell’impianto di trattamento (quello che avrebbe dovuto produrre il cosiddetto conglomix), dell’impianto, mai entrato veramente in funzione, di produzione di combustibile derivato da rifiuti (Cdr), per l’impianto di produzione di energia elettrica da biogas (mai realizzato e per il quale Asiu ha anche preso un mutuo di 800 mila euro).
I contributi erano pari a:
Tap: nel 2004 l’impianto è stato ammesso a contributo (costo complessivo 8.943.075 euro, contributo pari a 4.471.538 euro);
Cdr: progettato, finanziato e realizzato entro il 2007 (contributo regionale di 1.621.667 euro pari al cinquanta per cento di un costo ammesso di 3.243.333 euro) ma mai entrato veramente in funzione;
Impianto energia elettrica da biogas: la storia di questo impianto ha passaggi contrastanti. Come già scritto dalla nostra testata, l’Asiu, a maggio 2012, ha contratto con la Banca popolare di Vicenza tre mutui da 800 mila euro ciascuno per un totale di 2 milioni e 400 mila euro. La destinazione di questi finanziamenti a scadenza settennale, venne specificata nella relazione di sindaci revisori al bilancio consuntivo dello stesso 2012 (“impianto di captazione del biogas, l’impianto per la produzione di energia elettrica da biogas e la copertura della discarica”). Recentemente, in una seduta della seconda commissione consiliare del Comune di Piombino tenutasi in data 26 luglio 2017, la dottoressa Claudia Carnesecchi, responsabile amministrativo prima di Asiu e oggi di RiMateria, relativamente all’impiego del finanziamento della banca vicentina, si è invece riferita all’esigenza di far fronte alle nuove disposizioni introdotte dalla circolare del ministro dell’ambiente Andrea Orlando nel 2013 attraverso la quale veniva vietato di avviare in discarica i rifiuti “tal quali”, ovvero così come venivano raccolti. Nella circostanza l’Asiu sarebbe stata costretta a dotarsi di un’idonea attrezzatura per trattare l’immondizia raccolta nei suoi servizi e rendere quindi possibile il conferimento e lo smaltimento. E proprio nella realizzazione di questa attrezzatura avrebbe impiegato la totalità dei fondi ottenuti dai tre mutui. Come conseguenza si evince quindi che quei mutui ottenuti nel maggio 2012 sarebbero stati utilizzati oltre un anno dopo la loro concessione in forza della circolare del ministro dell’ambiente datata 6 agosto 2013. Un intervallo di tempo (dalla erogazione all’utilizzo) abbastanza lungo e inusuale durante il quale non si hanno notizie su eventi intercorsi salvo rilevare che nelle relazioni dei sindaci revisori ai bilanci successi, 2013 e seguenti, non viene rilevata alcuna variazione nella destinazione dei mutui rispetto a quanto scritto nel 2012.
Si aggiunga che è possibile leggere sulla stampa locale in data 21 marzo 2006 (Corriere Etrusco) la seguente notizia: “È stata presentato dal presidente dell’Asiu Lorenzo Banti e dal direttore della Tap Irio Pierozzi l’impianto, che estrae metano dai rifiuti per trasformarlo in energia elettrica attivato presso la discarica di Ischia di Crociano. L’impianto sfrutta il processo di fermentazione dei rifiuti della discarica che, in assenza d’aria, sviluppano biogas, costituito per il 60% da metano, responsabile dei cattivi odori caratteristici delle discariche. La Tap, dunque, da un lato risparmierà a regime fino al 70% della corrente elettrica utilizzata, autoproducendo parte dell’energia necessaria ad alimentare i propri impianti di trattamento dei rifiuti, mentre dall’altra potrà limitare i cattivi odori sgraditi ai cittadini residenti nella zona più vicina alla discarica. In questa prima fase del progetto, la Tap ha perforato 14 pozzi nei primi moduli della discarica già riempiti di rifiuti, dai quali vengono aspirati i gas di fermentazione che poi vengono inviati ad un impianto di lavaggio del metano. Il gas è quindi destinato ad alimentare due motori elettrici, uno già in funzione da 150 kw/h, l’altro da 500 kw/h che entrerà in esercizio una volta completata la perforazione dei restanti 20 pozzi ancora da trivellare che a regime produrranno circa 300 mc cubi di biogas l’ora in grado di produrre 350–400 kw/h”.
Evidentemente un annuncio dei tantissimi di un progetto che non ha mai visto la luce (dichiarazione rilasciata a Stile libero dai vertici RiMateria il 13 luglio 2017 ) oppure, secondo altre più ottimistiche indicazioni uscite dalla commissione consiliare del 26 luglio 2017, è stato appena avviato.
Colpisce, in tutto questo guazzabuglio, un articolo del Tirreno firmato da Giorgio Pasquinucci il 19 maggio 2007 in cui si può leggere: “Licenziato ieri in tronco il direttore della Tap Irio Pierozzi. Giovedì il Consiglio d’amministrazione dell’azienda aveva infatti deciso di eliminare il posto di dirigente, in considerazione dei ritardi che sta subendo la realizzazione della piattaforma per il trattamento dei rifiuti industriali. In conseguenza della delibera appena approvata, ieri mattina alle 8,30 Pierozzi ha ricevuto la lettera di licenziamento ed è stato invitato da alcuni impiegati dell’Asiu a lasciare libero immediatamente il suo ufficio, consegnare le chiavi e il telefonino aziendale. Una situazione certo spiacevole che ha provocato anche qualche tensione. Per il presidente della Tap Fulvio Murzi il Cda ha preso semplicemente atto di una realtà. L’azienda da circa due anni paga un direttore ma non ha l’impianto fondamentale, quello appunto per i rifiuti industriali della Lucchini, il cui progetto è stato messo in campo fin dalla fine degli anni Novanta. «Poiché l’impianto non potrà entrare in funzione prima del 2009 — spiega dunque Murzi — Il Cda ha ritenuto opportuno non far pesare sull’azienda i costi del dirigente e, nello stesso tempo ridisegnare l’iter procedurale per velocizzare la realizzazione dell’impianto».
Anche più puntuale l’indicazione che dell’impianto fa la Provincia di Livorno in un suo documento:“L’’impianto è costituito da 2 gruppi elettrogeni rispettivamente di potenza 0,15 MW e 0,50 MW per una totale di 0,65 MW. L’impianto ha ottenuto la qualificazione IAFR (impianti a fonte rinnovabile) dal GSE per la concessione dei Certificati Verdi. Le ore annue di funzionamento sono state nel 2011 di 7586.
La quantità di energia prodotta sarà aumentata a partire dal 2012 a seguito delle opere di chiusura della discarica e all’aumento dei pozzi di captazione del biogas (progetto approvato dalla Provincia di Livorno). Segue la tabella:
Il fallimento della raccolta differenziata
Sempre negli stessi bilanci sono citati i contributi ottenuti per il potenziamento delle raccolte differenziate. Contributi evidentemente di scarsa utilità dato che, come Stile libero ha illustrato in diversi articoli e come si può leggere nella tabella sottostante, la percentuale di raccolta differenziata in ogni Comune della Val di Cornia è addirittura diminuita:
Rifiuti speciali arrivati a Ischia di Crociano
Il fatto che la discarica di Ischia di Crociano accogliesse anche rifiuti speciali oltreché quelli urbani era oggetto di esaltazione fino al punto di far dire nel 2012 all’allora sindaco Anselmi: «…avere una discarica ibrida, quindi anche una discarica adatta a ricevere rifiuti speciali, non solo ci ha consentito nel corso degli anni di tenere un’impostazione tariffaria – soprattutto con i meccanismi che sono stati congegnati anche per merito delle decisioni del consiglio comunale sulla città di Piombino – un’architettura tariffaria di chiara matrice socially oriented, noi abbiamo dovuto aumentare le tariffe due anni fa, in ossequio alla legge che dice che i costi devono essere coperti dal sistema tariffario. Abbiamo tenuto le tariffe basse fino all’ultimo momento possibile, dopodiché il Consiglio è stato chiamato a pronunciarsi, ma è stato il decreto 152/2006 – che è una legge nazionale – ad obbligarci a fare questo…».
Ci volle un’interrogazione del gruppo consiliare di Assemblea Sanvincenzina per riuscire a sapere le quantità di rifiuti speciali smaltiti ed i ricavi relativi. I ricavi sono quelli leggibili nella tabella sottostante:
Dimostrano che sono stati accolti rifiuti speciali per tenere basse le tariffe pagate per il servizio dei rifiuti urbani con il risultato che la discarica è andata in esaurimento prima del dovuto, nel tempo si è dovuto diminuire l’afflusso di rifiuti speciali, non si sono utilizzati gli introiti da rifiuti speciali per investimenti adeguati e sostenibili, l’efficienza del servizio rifiuti urbani è stato un tema trascurato, l’Asiu si è riempita di debiti fino alla difficilissima situazione attuale. Situazione che si tenta di recuperare non accogliendo più rifiuti urbani ed incrementando l’afflusso di rifiuti speciali.
Non potevano non sapere
Asiu non era dunque quel modello di società di cui si sono gloriati a lungo nel tempo amministratori e dirigenti della stessa società e amministratori dei Comuni proprietari.
A partire dal 2005 hanno fatto parte del consiglio di amministrazione dell’ Asiu Enrico Barbarese (per un periodo anche direttore generale), Lorenzo Banti, Fulvio Murzi e più recentemente Barbara Del Seppia e Valerio Caramassi in qualità di presidente o amministratore delegato o amministratore unico.
Per molti anni Franco Gargani, Leonardo Carolini e Laura Baroni sono stati membri del collegio dei sindaci revisori.
Tutti questi non potevano non sapere.
Ma soprattutto non potevano non sapere i sindaci dei Comuni proprietari dell’ Asiu e cioè Gianni Anselmi (Piombino), Rossana Soffritti (Campiglia), Luciano Cencioni (Sassetta), Giampaolo Pioli (Suvereto), Michele Biagi (San Vincenzo) e più recentemente Massimo Giuliani (Piombino), Rossana Soffritti (Campiglia), Massimo Bandini (San Vincenzo).
Prova ne è, ad esempio, che
- all’assemblea che approvò il bilancio 2013 erano presenti il Comune di Piombino, azionista per il 61,80%, rappresentato dall’assessore Lido Francini, in virtù di apposita delega (risulta presente anche il sindaco Massimo Giuliani che raggiunge l’adunanza alle 16.15); il Comune di Campiglia, azionista per il 20,64%, rappresentato dal sindaco Rossana Soffritti; il Comune di San Vincenzo azionista al 8,64%, rappresentato dal Sindaco Massimo Bandini, il Comune di Suvereto, azionista per 0,12% rappresentato dal sindaco Giuliano Parodi, il Comune di Sassetta, azionista al 0,08%, rappresentato dal Sindaco Luciano Cencioni. Il Comune di Castagneto Carducci, azionista al 8,72, risulta assente;
- all’assemblea che approvò il bilancio 2014 parteciparono personalmente i sindaci di Campiglia, Piombino, San Vincenzo, Sassetta, Suvereto, Castagneto Carducci (tutti favorevoli salvo il voto contrario del sindaco di Suvereto).
Erano scelte condivise quelle che portarono alla situazione illustrata sopra. Scelte che almeno avrebbero dovuto essere discusse pubblicamente nella loro interezza e nelle loro conseguenze.
Cosa che non è stata fatta.
Per ripianare questo disastro economico ed impiantistico si è scelto la via più facile: fare profitti con i rifiuti industriali che arrivano da tutta Italia (dal mercato), fare della zona una enorme discarica. Si è scelto di ampliare l’attuale discarica alzandola e di estenderla successivamente utilizzando lo spazio compreso tra la vecchia discarica ASIU e la ex-Lucchini. Ma la cosa non finirà qui. Il debito è troppo grande e la prospettiva dei guadagni che danno le discariche certa. Così l’ulteriore espansione della discarica sarà sulla adiacente LI53 a R. Una volta liberata dai cumuli di polverino di altoforno (PAF) e scorie LD su tale area potrà nascere un’altra discarica per rifiuti industriali. Questo può convincere i privati ad entrare in Rimateria e le banche a continuare a finanziare il piano industriale di Rimateria che è fatto di sole discariche! Purtroppo tale area (LI53 a R) deve essere bonificata prima di trasformarsi in discarica ed i costi sono notevoli; Rimateria spera nell’aiuto della Regione, dello stato, ecc.. Il PAF, è stata avanzata a voce l’ipotesi, potrebbe essere messo sulla discarica ex-Lucchini rialzandola. Un bel pianoro di discariche che si eleva sulla futura 398…un modo vecchio di fare economia senza una visione complessiva dello sviluppo del nostro territorio e delle compatibilità ambientali.