LA TRISTE VICENDA DEGLI EXTRACOMUNITARI GIUNTI A VENTURINA

Solidali e aperti ma anche pronti a dire “basta”

· Inserito in News dal territorio
Fiorenzo Bucci

STAZIONE DI CAMPIGLIA MATITTIMA 9 mag­gio 2015 - Io ieri c’ero, per lavoro, alla stazione di Campiglia davan­ti all’hotel “5 Lec­ci” dove sono ospi­tati da alcu­ni giorni trenta extra­co­mu­ni­tari e dove sono arrivati in pull­man 15 altri migranti che non han­no accetta­to la des­ti­nazione. Il frut­to del mio lavoro è sul­la Nazione e lì lo potete leg­gere in due dis­tin­ti arti­coli. Vedere, assis­tere, ascoltare è chiara­mente molto diver­so che anal­iz­zare a tavoli­no e pro­nun­cia­re sen­ten­ze nelle quali la teo­ria reg­na sovrana e le esi­gen­ze del­la prat­i­ca ven­gono dis­at­tese.
Non apparten­go al “par­ti­to” di col­oro che, di fronte ad una crisi ital­iana enorme e alle dif­fi­coltà di tan­ta nos­tra gente, sentono di dover rin­un­cia­re a pri­ori a dare una mano a chi ha bisog­no.  Chiara­mente la sol­i­da­ri­età si fa tenen­do pre­sen­ti i nos­tri lim­i­ti e le nos­tre dif­fi­coltà. Enor­mi entrambi.Va tenu­to comunque con­to che la grandez­za di un popo­lo come il nos­tro sta, da sem­pre, nel­la sua gen­erosità e nel­la sua uman­ità alla quale, nei lim­i­ti del pos­si­bile, non si può venir meno.

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Allog­gia­to nel nuo­vo hotel

Così io non mi sen­to di negare l’aiuto che pos­so dare quan­do mi tro­vo di fronte, per esem­pio, Alì, un ragaz­zo del­la Cos­ta d’Avorio, con un fisi­co dev­as­ta­to dal­la guer­ra, con una famiglia dis­trut­ta dal fuo­co dei fucili mitraglia­tori, con gli occhi bassi, con un filo di voce che uti­liz­za non per chiedere ma per ringraziare. E di Alì all’hotel “5 Lec­ci” ne ho visti anche altri.
Allo stes­so modo sen­to di dover richia­mare inf­lessibil­ità di fronte a chi pre­tenderebbe di essere Alì quan­do invece è per­sona che sarebbe meglio non aver mai incon­tra­to. Gente vesti­ta con abiti che molti di noi non han­no, con orolo­gi, tablet e smart­phone che neanche i più agiati di noi pos­seg­gono. Gente che non par­la ma, alzan­do la voce, chiede, anzi pre­tende, che non si adat­ta ad accettare quel che i loro sim­ili ringraziano di aver avu­to. Che vogliono tv in cam­era, Wifi, cibi che siano di loro gradi­men­to e tut­to quel che noi chi­ami­amo “lus­so”. No, non c’è nul­la da con­sid­er­are, non c’è nul­la da gius­ti­fi­care ed anzi mer­av­iglia l’ap­pel­lo pub­bli­co alla com­pren­sione che giunge da un Palaz­zo dal quale ieri nes­sun ammin­is­tra­tore è usci­to per rag­giun­gere l’hotel del­la stazione. Anche solo per ren­der­si con­to di quel che sta­va acca­den­do. E nes­suno, nonos­tante i titoli acca­d­e­mi­ci ed i ringrazi­a­men­ti dovu­ti per le lezioni di eti­ca che annual­mente ven­gono regalate all’Ordine dei gior­nal­isti ed a noi, ci potrà mai con­vin­cere che tv in cam­era e Wifi sono con­dizioni essen­ziali per una accoglien­za dig­ni­tosa.

Alloggiati al vecchio hotel

Allog­giati nel vec­chio hotel

A sen­tir­li, questi migranti, ven­gono tut­ti da ter­ri­tori di guer­ra ed allo­ra c’è da chieder­si se in guer­ra avessero Wifi e tv in cam­era.
Anche nelle dif­fi­coltà che abbi­amo, un paese di lun­ga o lumi­nosa sto­ria mai deve rin­un­cia­re alla sol­i­da­ri­età e all’atto di amore che essa richiede ma altret­tan­to fer­ma­mente deve dire “No” e deve inf­lessibil­mente gri­dare il suo “Bas­ta” di fronte all’assurdo che per­al­tro finisce per gener­are una enorme dis­par­ità di trat­ta­men­to tra i poveri veri e quel­li che, almeno alla vista, poveri non sem­bra­no. I tredi­ci-quindi­ci che han­no rifi­u­ta­to il vec­chio hotel “5 Lec­ci” sono fini­ti in appar­ta­men­ti nuovi di un nuo­vo hotel con pisci­na ed ogni con­fort, con Wifi e tv,  con un otti­mo ris­torante che gra­tuita­mente (per loro) for­nisce colazioni, pranzi e cene. Chi avrebbe avu­to più bisog­no di una stan­za con due let­ti: Alì, che dorme con la sua moglie insieme ad altri sven­tu­rati e che, umana­mente cer­ca un com­pren­si­bile – questo sì – momen­to di intim­ità, o un suo con­nazionale, rip­uli­to, ben vesti­to, attrez­za­to delle diav­o­lerie dig­i­tali che non si sa neanche come si sia procu­ra­to?
Ieri noi ital­iani abbi­amo rispos­to: la stan­za migliore ed il pre­mio a col­oro che han­no solo prete­so con grande arro­gan­za e sen­za un po’ di cuore per i loro com­pag­ni ospi­tati dove loro non si sono volu­ti fer­mare. Un grande errore per­ché la gente, gli ital­iani in crisi – e sono molti –, pos­sono a sten­to sop­portare che un occhio trop­po spes­so li ignori per guardare ad un profu­go straniero. Non pos­sono però toller­are che tut­to questo avven­ga a van­tag­gio di chi crede di mat­u­rare dirit­ti solo per­ché li pre­tende.

Una risposta a “Solidali e aperti ma anche pronti a dire “basta””

  1. Lirio Gentili says:

    E’ gius­to aiutare, ma il nos­tro paese è diven­ta­to il pas­sag­gio più facile del mon­do e lo san­no anche in Africa. Poiché sono tren­t’an­ni che i nos­tri attuali demo­c­ra­ti­ci ci inseg­nano ad accogliere i bisog­nosi com­in­ci­no a dare il buon esem­pio. Ogni onorev­ole dem e qual­si­asi con­sigliere regionale provin­ciale o tesser­a­to del par­ti­to ne accoglie uno in casa pro­pria, così risolvi­amo il prob­le­ma. Sarebbe uno schi­af­fo a col­oro come me, e sono tan­ti, che non crede alle loro parole. Se poi anche una parte di chi li vota è disponi­bile, anco­ra più facile risol­vere il prob­le­ma. Quest’an­no è il record delle nuove coop­er­a­tive sociali, stra­no, ma la democrazia anche per loro è sinon­i­mo di gran­di flus­si di denaro.

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