I soliti discorsi scontati e non più credibili

PIOMBINO 2 feb­braio 2017 — La man­i­fes­tazione di sta­mani ha vis­to una impor­tante parte­ci­pazione: sarebbe sta­ta anco­ra più numerosa se lo sciopero fos­se sta­to gen­erale, con il coin­vol­gi­men­to di tut­ti i set­tori (scuo­la, com­mer­cio, terziario) e di tut­ta la Val di Cor­nia. È sta­ta una man­i­fes­tazione triste: per­chè è emer­so tut­to il dram­ma di un ter­ri­to­rio in forte sof­feren­za, delu­so e dis­il­lu­so. Anco­ra più triste per­chè dal pal­co si sono sen­ti­ti i soli­ti dis­cor­si, scon­tati e non più cred­i­bili, da parte di diri­gen­ti sin­da­cali che han­no par­la­to con le stesse parole di un anno fa, come se il tem­po non fos­se pas­sato. Il gov­er­no, la Regione e le isti­tuzioni locali, tutte con­trol­late dal­la stes­sa forza polit­i­ca, non pos­sono più negare le pro­prie respon­s­abil­ità: han­no sot­to­scrit­to accor­di di pro­gram­ma man­i­fes­ta­mente irre­al­iz­z­abili, han­no offe­so e accusato di dem­a­gogia quan­ti avan­za­vano dub­bi e per­p­lessità, han­no tenu­to fer­ma per due anni una cit­tà in atte­sa delle deci­sioni del sal­va­tore Rebrab e ora cer­cano di dec­linare ogni respon­s­abil­ità, sep­a­ran­do le pro­prie sor­ti da quelle del­l’im­pren­di­tore inadem­pi­ente. Ricor­diamo tut­ti quan­do il gov­er­na­tore Rossi dichiarò qua­si annoia­to “…las­ci­amo lavo­rare Rebrab, non pos­si­amo par­lare tut­ti i giorni di Afer­pi…”. L’han­no las­ci­a­to lavo­rare e il risul­ta­to è sot­to gli occhi di tut­ti. Piom­bi­no ha impor­tan­ti rap­p­re­sen­tan­ti nel gov­er­no cen­trale e in quel­lo regionale: autorità che pri­ma han­no riven­di­ca­to come un suc­ces­so gli accor­di sot­to­scrit­ti, in assen­za di una adegua­ta ver­i­fi­ca del­la loro reale fat­tibil­ità, e ora con­tin­u­ano sul­la stra­da degli inter­ven­ti autoref­eren­ziali e del­la pro­pa­gan­da polit­i­ca.
La man­i­fes­tazione di sta­mani ha lan­ci­a­to un mes­sag­gio di sof­feren­za e di stanchez­za. E ha dimostra­to che il tem­po delle nar­razioni feli­ci è scadu­to.

Un’Al­tra Piom­bi­no

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