Solo intenzioni senza risposte alla crisi dell’ Asiu
CAMPIGLIA 27 agosto 2015 — Il 26 agosto si è svolta a Campiglia una seduta del Consiglio comunale dedicata alla situazione societaria di Asiu, come richiesto a gran voce dalle minoranze dopo che le perdite nei bilanci della società si sono fatti sempre più gravi e i sindaci soci continuavano ad avere un atteggiamento reticenti nell’ammettere la gravità della situazione.
La nostra finalità nel richiedere tale convocazione era incentrata sul conoscere la reale situazione debitoria della società e quale saranno le soluzioni che la nuova gestione del neo presidente Caramassi ha intenzione di promuovere riguardo a numerosi punti,tra i quali:
- il passaggio a SEI Toscana,
- le bonifiche delle aree ex Lucchini,
- cosa fare della società TAP, dell’impianto CDR , della discarica di Ischia di Crociano ormai esaurita,
- come ripianare i debiti di Asiu.
Questa azienda, ritenuta un modello dai nostri sindaci, ha accumulato oltre 20 milioni di debiti. Una cifra enorme, maturata nel silenzio colpevole di chi avrebbe dovuto capire in tempo ed evitare un simile disastro, per primi proprio i sindaci. Le cause risiedono in investimenti per impianti che non hanno mai funzionato (impianto per il compost, impianto CDR per i rifiuti urbani e impianto TAP per le scorie industriali siderurgiche) e nella mancata costruzione di una nuova discarica per i rifiuti urbani (resa più urgente dal fatto che la vecchia è stata usata per conferimenti di rifiuti speciali e che non è stata incrementata la raccolta differenziata).
Il Sindaco di Campiglia ha detto che il debito di Asiu è il frutto di politiche innovative. È vero esattamente l’opposto. Il disastro è frutto di scelte irresponsabili e di incapacità dei sindaci e degli amministratori che hanno nominato all’Asiu.
Il nuovo Presidente di Asiu sembra ignorare la gravità della crisi finanziaria, non dedica molta attenzione ai rifiuti urbani e punta tutto sul rilancio di TAP partendo da due assunto basilari:
- si deve ridurre il consumo degli inerti di cava e coinvolgere le imprese estrattive nella gestione dell’impianto TAP,
- vanno rimossi e trattati i rifiuti industriali sepolti nelle arre industriali siderurgiche da cui scaturisce un primario interesse di Aferpi a far funzionare l’impianto TAP.
Diciamo subito che i due propositi sono condivisibili, ma solo se chi li sostiene compie, subito, atti coerenti con questi assunti e precisamente:
- rivedere il piano delle attività estrattive approvato dalla Provincia nel 2014 che non prevede riduzioni delle escavazioni, bensì incrementi e proroghe delle concessioni e nessun recupero dei rifiuti industriali,
- modificare le soluzioni tecniche per le bonifiche delle aree industriali che non prevedono la rimozione delle colline di scorie accumulate nei secoli, ma una loro sostanziale impermeabilizzazione per evitare drenaggi.
Credere alla reale intenzione dei nostri sindaci di perseguire questa strada è davvero difficile visto che in questi 20 anni hanno fatto di tutto per agevolare le imprese estrattrici nell’opera di prelievo del materiale
- prorogando ogni volta i tempi di escavazione,
- aumentando i volumi,
- accettando che la nostra zona fosse individuata dal piano provinciale come “il distretto regionale delle attività estrattive”,
non imponendosi in sede regionale per chiedere l’aumento degli oneri di escavazione che le imprese dovrebbero pagare (oggi tra i più bassi di’Italia), - facendo usare solo materiale di cava vergine per la realizzazione del nuovo porto e non solo.
Senza queste premesse non sono credibili gli scenari proposti e la certezza, invece, è quella di un ulteriore aggravamento dello stato fallimentare di Asiu.
Comune dei Cittadini