Solo le aziende complesse hanno un futuro
PIOMBINO 22 febbraio 2014 — In questi ultimi anni, studiando i dati delle maggiori aziende europee, mi sono convinto che la siderurgia che ha un futuro in Europa è quella che assegna alla produzione primaria un ruolo strategico ma molto minoritario rispetto alla finitura e trasformazione in prodotti finiti, alla commercializzazione con servizi avanzati ai clienti, alla diversificazione produttiva.
Insomma solo mantenendo unita la complessa filiera che va dalle materie prime, fino al componente finito dell’auto o alla linea ferroviaria istallata e collaudata, o al prodotto finito del trattore ecc., le aziende possono avere un futuro. Solo le aziende complesse possono avere la capacità di investire in ricerca e innovazione tecnologica, in una visione d’insieme.
Per riannodare questa diversificata filiera occorre che ci sia una politica industriale, di un piano industriale per l’acciaio che disegni un ruolo per le varie aziende tra cui Piombino.
Solo che questo piano industriale in questi ultimi anni di crisi è stato evocato tantissime volte ma è come un fantasma che vaga nell’aria e non ha fattezze ben definite. Un fantasma che volteggia di stanza in stanza, sopra quei numerosi tavoli d’infinite discussioni, negli incontri nei ministeri, nelle riunioni sindacali.
Nessuno però si è dato qualche risposta e ha proposto come riannodare i fili di una siderurgia italiana estremamente frantumata, in cui le aziende grandi e piccole sono tutte in difficoltà e incapaci di fare rete e costituire organismi più evoluti.
Il tavolo nazionale della siderurgia poteva essere uno strumento da cui partire ma si è riunito pochissime volte senza quagliare nulla.
Ora nessuno più rammenta un possibile piano dell’acciaio e ci si affida ad uno sconosciuto ed esotico “salvatore della patria” che promette una gigantesca montagna di soldi, i quali si sa (nell’immaginario collettivo) risolvono tutti i problemi.
L’integrazione produttiva con il resto dei produttori siderurgici, il rapporto con gli utilizzatori, con i clienti e il mercato, non è più in discussione da tempo, si insegue il miraggio che in quattro anni si costruiscono: due forni elettrici, un innovativo Corex e si spostano tutti gli impianti, senza fermare la produzione neppure un giorno, salvando,
anzi incrementando l’occupazione.
Auguri!!
Adriano Bruschi