Strategia vincente: un candidato ed una coalizione
PIOMBINO 10 giugno 2019 — Un candidato ed una coalizione hanno mandato all’opposizione nel Comune di Piombino un partito (Democratici di sinistra fino al 2007 e poi Partito democratico) ed un sistema di potere che dal 2004 ha governato ininterrottamente la città. Che si sia trattato di una sconfitta epocale accuratamente preparata dagli sconfitti lo abbiamo dimostrato in un precedente articolo (Una sconfitta epocale accuratamente preparata). Che dopo i risultati del ballottaggio, che hanno permesso a Francesco Ferrari di diventare sindaco con 10.411 voti pari al 64,27% dei voti validi, si possa parlare di risultato storico è perlomeno pacifico. Segno evidente che le recenti elezioni amministrative si sono imperniate su una decadenza continua alla quale è stata data una spallata finale. Con conseguente crollo di un sistema già abbondantemente squilibrato.
E pur tuttavia non si può non riflettere su due elementi che hanno permesso il risultato: appunto un candidato ed una coalizione.
Il candidato, evidentemente ben scelto, è Francesco Ferrari che, pur proveniente da una cultura politica di destra e per questo violentemente attaccato da chi ha creduto erroneamente che alzando il vessillo dell’antifascismo si potesse far dimenticare agli elettori problemi e comportamenti politici del partito fino ad ieri dominante evidentemente giudicati come sbagliati, si è dimostrato come una “offerta politica” adeguata: capace di parlare alle persone, col linguaggio delle persone, competente e nello stesso tempo disponibile. Ha rappresentato il possibile attuatore delle novità politiche, istituzionali e programmatiche che le persone richiedevano. A partire dalla vicenda scottante della discarica di RIMateria e del suo ampliamento ma non solo, anche dalle priorità su cui puntare per il rilancio di Piombino e dalla necessaria ridiscussione di accordi firmati nel tempo e fin dall’inizio dimostratisi fallimentari.
La coalizione, capace di unire liste partitiche e liste civiche. Una coalizione che non ha alzato il vessillo dell’antipolitica ma si è formata nella convinzione che forze politiche, spinte dal vento della necessità dell’alternanza al partito dominante, e liste civiche, nate e sostenute da una altrettanto forte necessità di finirla con un sistema di potere che da un lato non faceva gli interessi della città e dall’altro era funzionale solo alla rigenerazione di se stesso, potessero rappresentare l’alternanza voluta da loro e dalle persone. Così è stato, basta leggere i voti riportati al primo turno quando l’insieme delle liste legate a partiti della coalizione vincente ha preso 3.938 voti e quelle civiche (compresa quella dello stesso candidato sindaco) 4.312 voti. La più votata è stata proprio quella del candidato sindaco. Un equilibrio politico e non solo numerico che è stato la chiave di volta della vittoria. E della sconfitta di chi ha menato scandalo sul fatto che varie culture fossero rappresentate nell’insieme o che ha centrato la propria polemica sul fatto che solo una cultura, quella di estrema destra, era e sarebbe stata dominante con relative minacce e problemi per la stessa democrazia.
Invece candidato e coalizione rappresentavano, molto più semplicemente, un sentimento verso l’alternanza diventato un comune sentire.
E l’alternanza, come si sa, è la chiave della democrazia, quel sistema politico ed istituzionale che permette di cambiare i governanti senza fare la guerra.
Troppo semplice.
Il comune di Piombino, come qualsiasi altro territorio, non è una monade che galleggia in un etere in cui le alternanze di governo si riducono solo a scelte di amministrazione locale senza alcuna altra conseguenza.
La ferma preferenza da parte di varie liste civiche di unirsi con le attuali destre, culturalmente e socialmente estremiste, non potrà che comportare scelte securitarie ed escludenti nel welfare cittadino e nelle politiche culturali comunali, per coltivare in definitiva un senso civico antimoderno ed isolazionista che farà arretrare ancor di più la città che, volere o volare, si trova in un mondo globale.
Queste liste civiche avevano invece l’ampia possibilità di determinare ed indirizzare politicamente anche eventuali alleanze con la sinistra storica, data la sua difficoltà.
Si veda ad esempio Campiglia Marittima, dove la lista di Bertini ha subito escluso con Zucconi ogni possibile incontro e alleanza col PD ma, scegliendo viceversa di presentare candidati che facevano riferimento alla Lega, è andata dopo poco inevitabilmente a propagandare, come unica proposta concreta, la solita solfa contro le pedonalizzazioni o a proporre ridicolmente (subito dopo una rapina notturna con esplosivo ad una agenzia bancaria a Venturina) l’impiego dei Vigili Urbani per la sicurezza notturna di Venturina, neanche questa fosse il Bronx.
Cioè adeguandosi con lungimiranza alle politiche del Viminale che impiega i suoi agenti per togliere i lenzuoli…
Analizzare il risultato politico delle recenti elezioni piombinesi è cosa fattibile ma complessa in quanto tale risultato è figlio di tanti fattori che partono da lontano ed anche il solo elencarli renderebbe l’intervento lungo e ciò non è possibile. Dico solo ai molti che sono scandalizzati e preoccupati per il risultato della destra: avete chiesto agli elettori del perchè hanno fatto questa scelta? Ci avete parlato? Oppure lo evitate perché le risposte potrebbero mettere in evidenza la pochezza e soprattutto l’ inconcludenza della proposta politica, sociale, economica messa in campo dalla sinistra ora e peggio ancora nel passato? Il PD sa da tempo, minimo un anno, che avrebbe perso queste elezioni comunali ed ha fatto la peggiore mossa che poteva fare: si è arroccato affidandosi alla fedeltà degli elettori che per decenni lo hanno votato. Invece, come dice qualcuno, solo i fessi non cambiano idea.
Una risposta per il sig. Peisih: si ricordi che a Piombino qualcuno vuole “nazionalizzare” le acciaierie e parla di “acciaio di Stato”. Questa sì che è l’apoteosi dell’ “antimoderno ed isolazionista che farà arretrare ancor di più la città che, volere o volare, si trova in un mondo globale”!
Ringrazio il sig. Vincenzo per il suo gentile appunto, ricordandogli però che il saper stare nel mondo globale non dipende direttamente dalla composizione azionaria delle società. Si veda ad esempio AIRBUS, dove è determinante la presenza dello stato francese e che letteralmente fa volare metà del pianeta o, se preferisce un esempio non così lontano come Tolosa, può andar bene anche Fincantieri che fa navigare metà dei crocieristi terrestri.