Striscione indecoroso? Ma ci faccia il piacere!
PIOMBINO 23 giugno 2018 — Lo striscione sulla recinzione della SOL non aveva nulla di indecoroso.
Dal punto di vista estetico parlava di industria e ben si collocava nel contesto di un’area industriale, non deturpava certo la vista essendo davanti a capannoni, gasometri e macchinari.
L’immagine della città non appariva affatto distorta, era rappresentata con puntualità la realtà dei fatti di una firma che non ha valore se non ci sono precisi impegni.
Lo striscione parlava della situazione piombinese e ricordava a tutti quelli che passano davanti i problemi di Piombino che è bene siano messi in evidenza e non nascosti. Quegli operai che lo hanno pensato, disegnato e affisso dovrebbero essere premiati per il merito di ricordare alla cittadinanza e al viaggiatore il dramma che sta vivendo una città.
Il sindaco parla di “regolamentare quello spazio per stabilire le regole e che comunque ogni affissione debba essere necessariamente autorizzata dalla Polizia Municipale, per un periodo che abbia un termine”. Una questione burocratica e regolamentare? Non ci prendiamo in giro, allora ci sarebbero altre affissioni, che non hanno certo richiesto il permesso ai vigili, che sono lì da più tempo e in una strada di massima visibilità per i turisti: le bandiere delle varie organizzazioni sindacali affisse sul cavalcavia del viale della Resistenza che stanno a ricordare anche loro il dramma di una fabbrica chiusa e di migliaia di lavoratori senza più un lavoro.
A chi ha avanzato dei dubbi riguardo al riflesso di quel tipo di messaggi sull’immagine della città, soprattutto nel periodo estivo, si sarebbe dovuto rispondere e spiegare che serve a ricordare il dramma e rafforzare la coesione sociale oltre all’iniziativa delle istituzioni nei confronti del nuovo padrone delle ferriere.
Comunque, quanto ha influenzato la decisione del sequestro il fatto che lo striscione non fosse di un’organizzazione sindacale ma di un’associazione che si è distinta per iniziative di contestazioni al sindaco, da fischi interminabili, richieste di dimissioni e scenette a presa in giro?
Adriano Bruschi
(Foto di Pino Bertelli)