Su Aferpi la rotta intrapresa è quella giusta

· Inserito in Teoria e pratica

PIOMBINO 28 feb­braio 2019 — In questi giorni su Afer­pi abbi­amo appre­so notizie con­for­t­an­ti come ad esem­pio l’aumento dell’attività pro­dut­ti­va, il crescere dei volu­mi in entra­ta e in usci­ta sulle ban­chine e la ripresa del­la mar­cia dei treni di lam­i­nazione. Notizie con­for­t­an­ti che raf­forzano la con­vinzione che la rot­ta intrapre­sa dal sin­da­ca­to è quel­la gius­ta per tentare di rigener­are quel lavoro per­du­to negli ulti­mi anni. La Fiom, ma ci per­me­t­ti­amo di dire anche la Fim e la Uilm, stan­no andan­do nel­la direzione cor­ret­ta. Tali pri­mi impor­tan­ti risul­tati sono frut­to almeno di due fat­tori.
Da una parte è impor­tante sot­to­lin­eare la visione illu­mi­na­ta di polit­i­ca indus­tri­ale del­l’ex Min­istro Car­lo Cal­en­da in per­fet­ta sin­to­nia con le attuali Isti­tuzioni Regionale e Comu­nale, una visione capace di attrarre un play­er di prim’ordine del com­par­to siderur­gi­co.
Dall’altra è però doveroso sot­to­lin­eare la visione sin­da­cale del­la Fiom: abbi­amo avu­to, e lo riven­dichi­amo con orgoglio, un ruo­lo da pro­tag­o­nisti. Siamo sta­ti capaci con respon­s­abil­ità di con­vin­cere i lavo­ra­tori a bat­ter­si aspra­mente, tal­vol­ta in soli­tu­dine spes­so in direzione avver­sa e con­traria, per con­quistare un nuo­vo sce­nario, una nuo­va oppor­tu­nità.
Un risul­ta­to né scon­ta­to né gra­tu­ito. È pro­prio a causa di ques­ta posizione che la nos­tra cat­e­go­ria ha paga­to un prez­zo molto alto come la perdi­ta di due rsu: del­e­gati che sin da subito si sono mostrati assai dis­tan­ti dal­la lin­ea Fiom. Come noto le rsu dimis­sion­ar­ie, che poi han­no cre­ato un sin­da­ca­to antag­o­nista, pur di man­tenere lo sta­tus quo sono arrivate addirit­tura a teoriz­zare il finanzi­a­men­to pub­bli­co al prog­et­to di Rebrab.
Sei mesi fa è inizia­ta una fase entu­si­as­mante con tante aspet­ta­tive e il solo obi­et­ti­vo di rimet­tere in pie­di una fab­bri­ca par­al­iz­za­ta e prati­ca­mente mor­ta. Una fase com­pli­ca­ta che apre ai lavo­ra­tori una lun­ga serie di dis­a­gi e con­trad­dizioni che han­no bisog­no di essere rap­p­re­sen­tate ma anche gov­er­nate. Un esem­pio su tut­ti: l’incapacità di garan­tire nell’immediato un numero suf­fi­ciente di turni a causa del­la man­can­za di alcune fig­ure di medio-alto pro­fi­lo nel repar­to lam­i­nazione ha reso nec­es­sario il ricor­so allo stra­or­di­nario per garan­tire la con­ti­nu­ità pro­dut­ti­va. Siamo con­sapevoli che ricor­rere anche solo mar­ginal­mente allo stra­or­di­nario in una situ­azione in cui tan­ti ogni giorno ci chiedono “quan­do rien­tri­amo al lavoro?” eti­ca­mente gri­da vendet­ta. Ques­ta con­trad­dizione però deve essere gov­er­na­ta, con­sapevoli che la ricon­quista del mer­ca­to pas­sa anche da ques­ta fase. Per questo abbi­amo chiesto e avu­to disponi­bil­ità dall’azienda a met­tere in for­mazione anco­ra più per­son­ale sui treni di lam­i­nazione con il nos­tro obi­et­ti­vo di for­mare una quan­tità di fig­ure suf­fi­ciente a armare un numero di squadre e turni che in prospet­ti­va dia più lavoro e ren­da inutile il ricor­so allo stra­or­di­nario “pro­gram­ma­to”.
Quel­lo delle rsu è un lavoro duro e dif­fi­cile che mette addos­so pres­sioni for­tis­sime: non tut­ti sono in gra­do di reg­gere. Chi si dimette però ha sem­pre tor­to, oppure “trop­pa ragione”, nel qual caso sem­plice­mente non dove­vano trovar­si lì.
La Fiom gode di otti­ma salute. Il dibat­ti­to inter­no non man­ca. Pos­si­amo vantare com­pag­ni capaci sui quali i lavo­ra­tori e gli iscrit­ti pos­sono quo­tid­i­ana­mente con­tare. In Afer­pi i dimis­sion­ari saran­no sos­ti­tu­iti dai pri­mi dei non elet­ti per oper­are atti­va­mente fino alla fine del manda­to. L’attuale grup­po di rsu è una squadra coesa con l’obiettivo di portare lavoro in fab­bri­ca e sal­va­guardare la tutela dei dirit­ti. La lin­ea sin­da­cale Fiom è chiara: tute­lare le per­sone e sup­port­are le con­dizioni per ricreare occu­pazione.
Le prossime sfide per Afer­pi:

  • Creare il mag­gior numero di occa­sioni di rien­tro sta­bile nel ciclo lavo­ra­ti­vo delle per­sone che han­no per­so lavoro o che sono par­al­iz­zate nel­la palude degli ammor­tiz­za­tori sociali.
  • Spin­gere l’azienda a antic­i­pare gli inves­ti­men­ti e in par­ti­co­lare la costruzione del forno (EAF) e del­la cola­ta con­tin­ua per la pro­duzione di acciaio, meglio se antic­i­pan­do quel­lo per i lam­i­nati lunghi in modo da chi­ud­ere un ciclo e con­sol­i­dare la fase avvi­a­ta di ricon­quista dei mer­cati.

Per fare tut­to ciò serve unità d’intenti e fare sis­tema, cer­to sen­za abdi­care ai dirit­ti o cedere ai ricat­ti o smar­rire il pro­prio dna, ma con il chiaro inten­to di lavo­rare per riven­di­care e per costru­ire. Una lin­ea politi­co sin­da­cale sostenu­ta e con­fer­ma­ta nel voto sul Con­trat­to Nazionale il cui con­sen­so ha super­a­to l’80% pri­ma e dal con­gres­so del­la Cgil dopo, che in provin­cia ha vis­to le tesi di mag­gio­ran­za rac­cogliere qua­si il 98%. Per­ciò nes­suna spon­da a chi pro­fes­sa l’isolazionismo sin­da­cale attra­ver­so la demo­niz­zazione delle altre sigle e la con­seguente divi­sione dei lavo­ra­tori, for­ti dei risul­tati che vedono in ogni appun­ta­men­to demo­c­ra­ti­ca­mente mar­gin­al­iz­za­ta una lin­ea sin­da­cale asfit­ti­ca, di ret­ro­guardia e politi­ciz­za­ta. Una lin­ea che la sto­ria si è pre­sa cura di dimostrare fal­li­menta­re.

Seg­rete­ria Fiom-Cgil provin­cia di Livorno

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