Subito assemblea dei dipendenti Aferpi e indotto
PIOMBINO 16 maggio 2019 — Rabbia e amarezza. Questo hanno provato i numerosi lavoratori del Camping CIG presenti all’incontro pubblico con i candidati sindaco organizzato il 10 maggio da Fim, Fiom, Uilm. I tre segretari provinciali non hanno osato chiedere conto a JSW degli investimenti promessi; hanno parlato poi un delegato Rsu Aferpi, uno Dalmine e uno Magona. Abbiamo quindi assistito alla pantomima, per cui i dirigenti delle grandi aziende multinazionali insediate a Piombino avevano prioritario diritto di parola, mentre tale diritto era negato ai lavoratori, quelli che i sindacati organizzatori pretendono di rappresentare e dalle cui quote-tessera sono tenuti in piedi. Abbiamo ascoltato rappresentanti delle aziende che interrompevano qualche candidato, senza che gli organizzatori facessero una piega.
Tutto ciò in un quadro internazionale di produzione dell’acciaio nel quale la lentezza e la mancanza di iniziativa di JSW su Piombino suscita allarme. Non è vero che siamo una grande famiglia, come ebbe a dichiarare Jindal al Metropolitan. L’indotto è stato spappolato, i dipendenti diretti di Aferpi JSW riscuotono il 30% in meno di quanto percepivano prima del 2015, in fabbrica si lavora in pessime condizioni, la CIG scade a ottobre-novembre 2019. La delega in bianco che Fim, Fiom, Uilm hanno riconosciuto il 10 maggio a JSW parla di una sudditanza totale, la quale ricorda quella disastrosamente affidata a Rebrab da sindacati e istituzioni. E non è vero che Rebrab è stato un incidente di percorso, come si ha il coraggio di dire da parte delle forze politiche che hanno amministrato Piombino in questi anni. Noi non dimentichiamo che l’allora amministratore delegato di Aferpi-Cevital-Rebrab, lo stesso di Aferpi-JSW oggi, godeva dell’acritico sostegno di sindacati e istituzioni per ottenere finanziamenti dalle banche. Oggi lo stesso soggetto pretende, e il 10 maggio l’ha ottenuto, l’appoggio sindacale per ricevere finanziamenti dal Governo, mentre perfino la Regione Toscana il 15 maggio al MiSE ha dovuto registrare che mancano segni tangibili di investimenti. Peraltro, il Governo (con la Regione e il Comune) ha gravi responsabilità nella vicenda: il MiSE brancola nel buio senza uno straccio di politica siderurgica di respiro nazionale, come dimostra la recente risposta evasiva del ministro Di Maio a un’interrogazione parlamentare.
In nome dell’autonomia sindacale, che deve fondarsi sulla democrazia dei lavoratori, chiediamo dunque con forza che sia convocata quanto prima l’assemblea generale dei dipendenti Aferpi e indotto per organizzare una grande manifestazione a Roma, in contemporanea con il prossimo incontro al MiSE, per rivendicare da azienda e Governo che si facciano senza indugio gli investimenti indispensabili per la qualità della produzione e il futuro dello stabilimento e del territorio, a partire dai 18,7 milioni per il revamping dei treni di laminazione. Non basta la tempra, serve il rifacimento del TPP, occorre anticipare la realizzazione del primo dei tre forni elettrici come Fim, Fiom, Uilm hanno invece smesso di rivendicare, ed esso deve essere installato lontano dalla città. I finanziamenti pubblici, poi, devono essere inequivocabilmente subordinati al fatto che gli investimenti siano certi e verificabili, oltre che revocabili in caso di inadempienza. Fin dal prossimo incontro al MiSE, il Governo deve sancire che, se entro il 2019 non decollano i lavori per il primo forno elettrico, lo Stato si riprenderà lo stabilimento per rilanciarlo in termini di acciaio pulito di alta qualità, nel quadro di una politica industriale degna di questo nome, senza rinvii, come avvenne invece con l’addendum-beffa di Rebrab.
Coordinamento Art.1- Camping CIG