Sul centro riabilitazione la Regione deve rispondere
CAMPIGLIA MARITTIMA 11 maggio 2020 — Ci sono cose alle quali da qualche tempo la politica di centrosinistra non riserva la dovuta attenzione e su cui dobbiamo velocemente recuperare terreno: la centralità del ruolo e del rispetto delle istituzioni, l’importanza del coordinamento politico fra i vari livelli di governo, la coerenza delle azioni rispetto a principi fondamentali che le determinano, la tendenza a delegare ai tecnici le questioni politiche.
Significativa in questo senso è la vicenda del Centro di Riabilitazione di Campiglia che dovrebbe ospitare malati di Covid-19 ancora positivi.
Stiamo parlando di persone che hanno passato giorni terribili, fermi in un letto con un casco per poter respirare o, peggio ancora, intubati per settimane e che al risveglio non ce la fanno a muoversi, a riprendere la loro normale funzionalità, senza un periodo di fisioterapia che li riconsegni alla vita.
Possiamo permetterci di sottrarci al dovere di curare queste persone? Certamente no.
Possiamo dubitare che sia tecnicamente possibile gestire un percorso dedicato al Centro di Riabilitazione in condizioni di sicurezza? Certamente no. Lo si fa all’interno degli ospedali, figurarsi se non è possibile farlo in una struttura appositamente organizzata.
Allora dove sta il cortocircuito che si è verificato in queste settimane ?
Nel pensare che con la giustificazione dell’emergenza si possano momentaneamente abbandonare i principi della corretta informazione, della condivisione dei percorsi con il territorio e del dialogo stretto tra le istituzioni coinvolte in un processo decisionale.
I Sindaci rappresentano le loro comunità, le Società della Salute sono state volute in Toscana per dare dignità e operatività al governo condiviso delle politiche sociosanitarie.
Se la sindaca Alberta Ticciati e i sindaci della SdS avanzano richieste e pretendono proposte per riorganizzare i servizi di cui devono rispondere ai cittadini, le istituzioni politiche regionali che stanno indirizzando le scelte sanitarie hanno il il dovere di rispondere.
Se non si procede così, non si mette a repentaglio un servizio, si mette in discussione la fiducia del nostro sistema pubblico nel suo complesso.
Rischiare che passi il messaggio che non ci sia un filo diretto tra il proprio Comune e la Regione quando si devono fare passaggi importanti o che l’Asl non valuti con la stessa attenzione le richieste che provengono dalla “sanità” e quelle che avanzano i Sindaci e i loro territori, è un lusso che non possiamo permetterci.
E si badi bene che questo non significa essere d’accordo su tutto.
Non possiamo rischiare di vanificare, in parte, quella fiducia e l’apprezzamento per i grandi sacrifici e per le politiche che la Toscana sta mettendo in campo in modo massiccio.
Per questo credo che solo insieme, si possano analizzare le ragioni e trovare le soluzioni.
Dalla fiducia delle persone in chi le rappresenta, in chi le governa e in chi gestisce i servizi pubblici, sono convinta si fondi la solidità di un paese democratico.
Pensare di ridurla ad un elemento secondario è un’illusione. Come pensare che a forza di rinunciare ad un granello di sabbia non ci trovi alla fine senza l’intera spiaggia.