Sul progetto Aferpi immobilismo e buio
PIOMBINO 26 settembre 2015 — In questo periodo sulla vicenda Aferpi ne sentiamo di tutti i colori ma siamo sempre a ribadire che di concreto non c’è niente. Il primo cittadino è andato alla rotonda della SOL per fare le solite promesse di vigilanza sui passaggi ulteriori del progetto Aferpi (ma Aferpi chi è di preciso, chi c’è in questo fantomatico team manager dopo le dimissioni di Zambon, perché non viene sostituito..?) e per dispiacersi del fatto che nonostante l’impegno non aveva niente di nuovo da dire. Noi diciamo basta discorsi, vogliamo cominciare a vedere qualcosa di concreto perché i rumors dicono che in fabbrica non sta succedendo un bel niente e in queste ore apprendiamo che il patron Rebrab sembra stia spostando la priorità della sua azienda sullo sviluppo di acciaio e sta dicendo che per l’agroindustriale i tempi si allungano fino al 2019. Ma quest’uomo ha un’idea di cosa fare o cambia le priorità dalla sera alla mattina come fece per la riaccensione dell’altoforno? Ora chiediamo: se gli operai diretti hanno la CIG fino a dicembre 2018 e l’indotto è in Naspi per due anni come faranno ad arrivare a quella data? E adesso i sindacati che si raccomandano al Prefetto e al Mise per l’allungamento dei tempi degli ammortizzatori sociali, cosa che, come letto sulla stampa, confligge con le norme vigenti, ci fanno pensare che non ci sia alcuna certezza del rispetto dei tempi previsti. Si sta abusando da troppo tempo delle parole impegno, volontà, rassicurazione, ormai sono finiti i termini da usare, e abbiamo l’impressione che gli interlocutori principali, dal Sindaco al Presidente del Consiglio, passando dal Presidente della Regione e anche dai sindacati, non abbiano alcun potere contrattuale neanche per avere informazioni certe. Vorremmo puntare l’attenzione sul fatto che si sta parlando solo di allungare gli ammortizzatori sociali e non di avvicinare il lavoro né per i diretti né per gli indiretti. Questo è il frutto di politiche scellerate di un Governo che scientemente ha deciso di non investire sulla produzione industriale nazionale, ha venduto una fabbrica per quattro palanche a un padrone che il padrone lo fa e anche bene. Allora chiediamo con forza a tutta la cittadinanza ed al mondo del lavoro una reazione con una grande mobilitazione per far rispettare a Cevital il piano industriale nei tempi prestabiliti e alle istituzioni sindacati e governo di far rispettare l’accordo del 3 giugno e l’applicazione del relativo piano industriale.
Coordinamento fabbriche PRCPiombino