Sulla cava di Monte Calvi Comune molto disponibile
CAMPIGLIA 4 dicembre 2016 — Ancora una volta il sindaco di Campiglia rimanda il problema complessivo delle estrazioni di inerti in Val di Cornia, raccontando delle mezze verità a cittadini e lavoratori nella speranza che la Regione le tolga le castagne dal fuoco, permettendo a breve quello che il Piano Strutturale ad oggi impedisce di fare.
In pratica, come tutti sanno, il 31 dicembre 2018 scadrà l’autorizzazione a scavare su Monte Calvi. La proprietà da tempo sta presentando richieste di varianti, prima per avere decenni e decine di milioni di metri cubi in più di scavo e poi, in seconda istanza, per potere scavare i tre milioni di metri cubi che ha a disposizione in tre anni (2015–2018) cambiando completamente piano di coltivazione e di rinaturalizzazione.
Infine, visto l’esito negativo delle richieste o il ritardo nelle risposte, Società Cave di Campiglia ha giocato sul ricatto occupazionale minacciando di mettere in mobilità dieci operai.
L’indecenza del comportamento aziendale è ingiustificabile anche perché di materiale da scavare ce n’è a iosa e se ci sono gli ordini è inutile terrorizzare le persone ora ed invece opportuno farle lavorare in pace.
Evidentemente l’operazione è tutta rivolta alla Regione che sta redigendo il nuovo Piano regionale delle attività estrattive ed è l’unica che può concedere a Cave di Campiglia e altri quello che pretendono: cioè che l’estrazione non abbia mai termine e che la Val di Cornia si trasformi nel polo toscano degli inerti con buona pace del turismo culturale, della bioagricoltura, della tutela del paesaggio ed altre “fregnacce” del genere.
Il problema è allora di tenere tutti buoni fino a che la Regione non avrà fatto quello che deve fare.
A questo punto in funzione di pompiere arriva il sindaco che racconta che la legge prevede comunque di potere andare avanti oltre il 2018 e di potere arrivare all’esaurimento dell’estrazione dei volumi consentiti.
In realtà oggi la legge non prevede nulla del genere infatti l’art.20 comma 4 della legge 35/2015, citato dal sindaco, recita:
«4. Il provvedimento di autorizzazione può essere prorogato dal responsabile del procedimento una sola volta e per una durata massima di due anni al solo fine di completare i lavori già autorizzati ove non sia stato possibile completare gli stessi per motivi non imputabili alla volontà del titolare dell’autorizzazione. Il provvedimento di proroga non può comportare alcuna modifica o variante al progetto definitivo oggetto dell’autorizzazione già rilasciata ai sensi dell’articolo 17».
E che la proroga sia al massimo di due anni è ripetuto al punto 19 delle premesse e agli art. 10 comma 4–29 comma 3–33 comma 4 e in particolare all’art. 38 comma 3 e 7 che riguarda specificatamente il caso di concessioni in essere al momento di approvazione della legge.
Cerchiamo allora di dire le cose come stanno e di non far passare come legittime e sicure operazioni di prolungamento di scavi non ammesse dalla legge, solo per tacitare momentaneamente i malumori degli operai.
Il Comitato per Campiglia condanna la strategia con la quale il Sindaco affronta il problema cave, strategia che prevede di tenere dentro al confronto solo proprietà , sindacati e associazioni di categoria, escludendo cittadini e comitati.
Il Comitato per Campiglia denuncia la volontà o l’incapacità di dare dati certi a supporto del problema cave di Monte Calvi, ma anche di Monte Valerio, Monte Carlo, Botro ai Marmi, riducendo il tutto a chiacchiere.
Il Comitato per Campiglia denuncia l’inerzia dimostrata in anni e anni nei rapporti con la Regione per pretendere una attenzione particolare per un territorio che alle cave ha dato troppo anche per quanto riguarda il rapporto tra costi ambientali e benefici occupazionali.
Il Comitato denuncia il progetto politico di trasformare la Val di Cornia nel polo toscano delle cave di inerti a Campiglia e San Vincenzo e, probabilmente, nel polo di raccolta e smaltimento rifiuti a Piombino.
*Alberto Primi è il coordinatore del Comitato per Campiglia