Sulla sanità invertire la tendenza al peggioramento
PIOMBINO 5 dicembre 2015 – L’organizzazione sanitaria della nostra regione ha quel carattere universalistico, egualitario e pubblico che dichiaratamente affermano volere le forze politiche della maggioranza? Qualche dubbio deve esistere anche nella mente dello stesso Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi (nella foto) che recentemente ha riconosciuto essere la rete del privato sociale capace di offrire “prestazioni a prezzi concorrenziali con il servizio sanitario nazionale per chi non è esentato dal ticket “.
Ma al di là delle dichiarazioni e delle intenzioni sono i fatti quotidiani che parlano del contrario.
Valga come esempio la prassi comune per la quale chiunque di noi ha bisogno di una prestazione diagnostica o visita medica specialistica deve necessariamente rivolgersi al privato. Non si può infatti attendere dei mesi per vedere soddisfatta una necessità capitata magari del tutto improvvisamente pena non arrivare più in tempo al rimedio decisivo.
Ma naturalmente non tutti hanno le stesse possibilità di natura finanziaria o di conoscenza dei percorsi più adatti. E allora ecco che già si delinea un doppio binario ciascuno con il proprio treno: in uno si muove gente con il portafoglio fornito e le conoscenze adatte, sull’altro salgono i meno abbienti, i più vulnerabili, i più (si scusi il termine) sacrificabili.
Qui da noi, in Val di Cornia, questa storia si sta consolidando e più passa il tempo e più si incarognisce.
Si provi a prendere un appuntamento per una visita come un eco-doppler o una tac addominale e si avrà la dimostrazione delle attese e delle inevitabili, obbligate alternative. Per non parlare delle necessarie fughe dall’ Asl di residenza con i susseguenti costi (sulle liste di attesa e sulle fughe vale la pena di leggere gli ultimi articoli di Stile libero). Del resto nell’ospedale di Piombino nel corso degli anni si sono tolte specialitià sanitarie storicamente presenti o almeno si sono ridotte a semplici comparse: la storia di servizi come il laboratorio analisi, l’urologia, l’otorino, l’oculistica, la senologia insegna, mentre l’assottigliamento di ostetriicia e ortopedia è lì dietro l’angolo.
La città è sull’orlo di una crisi di nervi, una povertà diffusa comincia a far capolino nella vallata e nel frattempo serpeggia il sospetto che chi ha titolo per intervenire sul capitolo sanità cerca di risparmiare qui al fine di mantenere servizi superflui altrove. Come si spiega infatti che in una regione di circa 3.500.000 abitanti siano operanti sette centri di cardiochirurgia? Qualcuno sa dire quanto costa tener aperto un centro di cardiochirurgia? Un’enormità. Le risorse impegnate in una tale enormità, mantenuta senza ragione sanitaria, sarebbero sufficienti a potenziare di molto i servizi della Val di Cornia e di tutta la zona in questione.
Ma di questo non si parla.
Non è concepibile accettare uno stato di cose siffatto, così malmesso. I cittadini della Val di Cornia hanno gli stessi doveri e gli stessi diritti di un cittadino di Fucecchio o Pontedera e questi diritti scaturiscono dall’equa distribuzione tra le zone di paritari livelli di assistenza socio–sanitaria.
Ma allora cosa possono e debbono fare qui ed ora le istituzioni locali elette dai cittadini?
Anche limitando la discussione ai confini della Val di Cornia, dell’ Elba e della Bassa Val di Cecina le proposte che circolano sono ben limitate.
Il tema è quello della unificazione di due zone-distretto, quelle della Val di Cornia e della Bassa Val di Cecina, in una nella convinzione che questo necessariamente porterà in virtù del “Regolamento Balduzzi” al potenziamento tramite unificazione dei servizi ospedalieri di Piombino e di Cecina rimanendo peraltro quello di Portoferraio sempre a latere. Tutte ipotesi, naturalmente, non corroborate né da proposte concrete di localizzazione né di funzionamento dei servizi ospedalieri mentre quelli del territorio sono scomparsi ormai da qualsiasi considerazione.
La realtà è che i Comuni, ancorché più che chiamati in causa dalla legge sanitaria regionale del febbraio 2005 e dalle modifiche del novembre 2015 approvate dalla Giunta ed attualmente in discussione in Consiglio regionale, ormai da anni, almeno in Val di Cornia, hanno abdicato alla loro funzione principale, quella di essere titolari della programmazione integrata sociale e sanitaria, mentre le società della salute sono via via diventate enti sempre più inutili ed oscuri.
Nessuna elaborazione, nessuna discussione, nessun serio documento di individuazione dei bisogni e di organizzazione delle risposte attraverso i servizi sociali e sanitari ormai da anni è oggetto di esame e di risoluzione negli stessi consigli comunali.
Difficile dunque ricominciare partendo da zero ma certo necessario anzi indispensabile se non si vuole duplicare tutto il tempo inutilmente perso dietro a ipotesi, annunci e promesse che ben poco avevano a che fare con il difficilissimo problema di rendere i cittadini della Val di Cornia un pochino più uguali a tutti gli altri almeno dal punto di vista delle occasioni a disposizione per la difesa della loro salute.
Ricominciare qui e subito, magari passo passo concretamente, se non si vuole che nel frattempo la forza inevitabile delle cose continui nel peggioramento continuo.
Glossario
Zona-distretto
La zona-distretto è l’ambito territoriale ottimale di valutazione dei bisogni sanitari e sociali delle comunità, nonché di organizzazione ed erogazione dei servizi inerenti alle reti territoriali sanitarie, sociosanitarie e sociali integrate.
Le zone-distretto sono individuate con deliberazione del Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale, previo parere della conferenza regionale dei sindaci, nel rispetto del criterio di attenzione alle zone disagiate, montane, alla loro identità territoriale, alle esperienze socio-sanitarie
maturate e consolidate, anche in ragione del rapporto fra dimensioni elevate del territorio e scarsa densità abitativa.
La zona distretto, tenendo conto dei bisogni di salute della popolazione afferente, nel rispetto delle zone disagiate, delle risorse messe a disposizione dall’Azienda e dai comuni, organizza e gestisce le risposte territoriali della integrazione sociosanitaria, compresi i servizi per la salute mentale e le
dipendenze.
La zona distretto, sulla base degli obiettivi e delle risorse messe a disposizione dall’azienda, nel rispetto degli atti di programmazione locale, organizza, sulla base dei protocolli di cura e delle indicazioni dei bisogni espressi anche dalla medicina generale, i percorsi inerenti le cure primarie,
la specialistica territoriale, l’attività dei consultori e la continuità assistenziale ospedale- territorio.
Conferenza zonale integrata
La conferenza zonale integrata è la conferenza zonale dei sindaci ….integrata con il direttore
generale dell’azienda unità sanitaria locale o suo delegato.
La conferenza zonale integrata esercita le funzioni di indirizzo degli obiettivi sanitari, socio-sanitari e sociali integrati di livello locale in coerenza con la programmazione aziendale e sulla base del profilo di salute ed in particolare:
a) emana gli indirizzi per l’elaborazione del PIS, tenuto conto del profilo di salute e delle risorse a disposizione;
b) approva il PIS;
c) esprime l’intesa necessaria per la nomina del direttore di zona;
d) coordina gli strumenti della programmazione operativa di livello zonale;
e) approva la convenzione per l’esercizio delle funzioni di integrazione socio-sanitaria.
Presidio ospedaliero di zona
Gli ospedali presenti nello stesso ambito zonale sono accorpati nel presidio ospedaliero di zona, che costituisce la struttura funzionale dell’azienda unità sanitaria locale finalizzata all’organizzazione ed all’erogazione delle prestazioni specialistiche di ricovero e delle prestazioni specialistiche ambulatoriali, intra ed extra-ospedaliere erogate al di fuori delle unità funzionali dei servizi territoriali di zona-distretto ad esclusione del servizio psichiatrico di diagnosi e cura; il responsabile della zona-distretto garantisce l’integrazione delle attività specialistiche ambulatoriali erogate nel presidio ospedaliero con le altre attività di assistenza sanitaria territoriale presenti nella zona.
Sulla base di specifici indirizzi della Giunta regionale, le aziende unità sanitarie locali procedono, anche attraverso l’adeguamento dello statuto aziendale, alla riorganizzazione del presidio ospedaliero di zona sulla base dei seguenti principi:
a) organizzazione delle attività ospedaliere volta a favorire la necessaria multidisciplinarietà dell’assistenza e la presa in carico multi professionale;
b) strutturazione delle attività ospedaliere differenziata secondo le modalità assistenziali, l’intensità delle cure, la durata della degenza ed il regime di ricovero, superando gradualmente l’articolazione per reparti differenziati secondo la disciplina specialistica e favorendo la condivisione delle risorse;
d) predisposizione ed attivazione di protocolli assistenziali e di cura che assicurino l’esercizio
della responsabilità clinica ed assistenziale del medico tutor e dell’infermiere tutor e l’utilizzo appropriato delle strutture e dei servizi assistenziali;
……
La Giunta regionale entro il 30 giugno 2016 presenta, previo parere della Conferenza regionale dei sindaci, al Consiglio regionale una proposta di deliberazione consiliare, mediante la quale si procede alla revisione degli ambiti territoriali delle zone-distretto delle nuove aziende usl, ad eccezione della zona insulare dell’isola d’Elba, sulla base di criteri strutturali ed infrastrutturali, fra i
quali il numero di abitanti, l’estensione del territorio, il numero di comuni, nel rispetto del criterio di attenzione alle zone disagiate, montane, alla loro identità territoriale, alle esperienze socio-sanitarie maturate e consolidate, anche in ragione del rapporto fra dimensioni elevate del territorio e scarsa densità abitativa.
Relativamente al processo di revisione degli ambiti territoriali delle zone-distretto i singoli consigli comunali, le unioni dei comuni ovvero le singole conferenze zonali integrate, attualmente costituite, possono avanzare proposte per la ridefinizione degli ambiti suddetti entro il 15 marzo 2016.
Regolamento per gli Standard Ospedalieri (Regolamento Balduzzi)
Il regolamento stabilisce tre tipologie di strutture ospedaliere in ordine di complessità:
— I presidi di base: bacino d’utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti. Sono dotate di Pronto Soccorso con la presenza di un numero limitato di specialità con servizio di supporto in rete di guardia attiva.
— I presidi di I livello: bacino d’utenza tra 150.000 e 300.000 abitanti. Sono sede di DEA di I° livello. Sono strutture che sono dotate di un notevole numero di specialità con servizio medico di guardia attiva. Devono essere presenti o disponibili in rete h 24 servizi di radiologia con Tac ed ecografia, laboratorio, servizio immunotrasfusionale.
— I presidi di II livello: bacino d’utenza tra 600.000 e 1.200.000 abitanti. Sono dotate di strutture di DEA di II° livello. Questi presidi sono riferibili alle Aziende ospedaliere, ospedaliero universitarie, a taluni IRCCS. I presidi in questione possiedono tutte le caratteristiche di quelli di I° livello ma in più sono dotate di strutture che sono in grado di affrontare discipline e patologie più complesse.