Sulle cave serve una discussione trasparente
A Campiglia è difficile discutere di cave. A lungo si è preferito il silenzio, dietro al quale, però, sono passate decisioni in contrasto con i programmi enunciati pubblicamente.
Nel 1997, dopo aver sottoscritto convenzioni che limitavano l’uso del calcare di Monte Calvi alle sole necessità delle industrie siderurgiche di Piombino, il Comune ha autorizzato la libera vendita sul mercato, modificando radicalmente la natura di quell’attività.
Nel 2002, dopo aver sottoscritto accordi con la Regione per ridurre le escavazione dalle colline, il Comune ha rilasciato autorizzazioni alla cava di Monte Calvi che prevedono il passaggio da 4.865.000 a 8.507.000 metri cubi di volumi scavabili, con un incremento pari al 75%.
Nel corso degli anni il Comune ha esercitato controlli molto blandi nelle cave campigliesi, tant’è che mentre risultano scavati circa metà dei volumi autorizzati, non altrettanto si può dire per i ripristini ambientali che dovevano essere effettuati durante la coltivazione delle cave e non dopo. Se così fosse accaduto non avremmo avuto gli enormi crateri “bianchi” che abbiamo oggi.
Nel 2007, con il piano strutturale, Comune e Regione hanno inserito le cave di Monte Calvi e di Monte Valerio e le miniere di Botramarmi nel sistema delle “aree naturali protette”, stabilendo che le concessioni non dovevano essere rinnovate in quanto in contrasto con le finalità di valorizzazione del paesaggio e del patrimonio culturale delle colline.
Nel 2012, ignorando quelle decisioni, la Regione ha approvato la richiesta delle società “SALES” e “Minerali Industriali” per il proseguimento delle attività minerarie a cielo aperto a Botramarmi: 38 ettari sui quali potranno essere scavati 3 milioni e trecentomila mc. di materiali nei prossimi 15 anni. Si scaverà anche laddove la vecchia soc. Maffei (caso unico a Campiglia), aveva già effettuato i ripristini ambientali previsti dai piani approvati dal Comune. La maggioranza di Campiglia si è opposta, ma non ha voluto ricorrere contro la decisione della Regione, come richiesto dall’opposizione.
Di fronte a questi comportamenti, abbiamo chiesto più volte un confronto in Consiglio Comunale per discutere del futuro delle cave, delle riconversioni produttive e della salvaguardia dell’occupazione, coinvolgendo le imprese, le organizzazioni sindacali e le altre istituzioni interessare, ma fino ad oggi la Giunta non ha fatto assolutamente nulla.
Il Comune preferisce attendere e sottostare al ricatto occupazionale, com’è accaduto di recente per le miniere di Botramarmi. Nel 2018 scade la concessione per la cava di Monte Calvi, nel 2020 quella di Monte Valerio. E’ un tempo brevissimo. Se l’amministrazione vuole governare deve aprire seriamente questo confronto. Se non lo farà, si renderà subalterna ad interessi legittimi, ma di parte.
Per queste ragioni la lista “Comune dei Cittadini” ha indetto un’assemblea pubblica per venerdi 9 novembre, alle ore 21, presso la saletta comunale di Venturina, alla quale sono invitati cittadini, amministratori, partiti, sindacati e associazioni.
Comune dei Cittadini