Tap tra innovazione, incoerenza, imperizia e furbizie
PIOMBINO 5 settembre 2015 — Che la strategia politica e amministrativa che legava la costruzione e gestione dell’impianto Tap alla revisione delle concessioni per l’attività di cava sia stata contraddittoria lo descriviamo in un altro articolo di questo numero di Stile libero (per leggere clicca qui). Ma non c’è soltanto questo. C’è da esaminare anche il problema di come è stato gestito lo stesso impegno alla costruzione dell’impianto Tap e vedere come si è arrivati all’attuale situazione che vede da un lato la mancata vendita, perché non accettato dal mercato, del conglomix e dall’altra un un costo di gestione dell’impianto che, secondo dati Asiu del novembre 2014, ha ricavi da terzi pari a 747.729 euro, capitalizzazioni di 101.637 euro, costi diretti e generali di 848.366 euro e dunque un disavanzo di 1.024301 euro.
Anticipiamo subito che la tesi espressa dalla Sindaca di Campiglia per la quale «.…La certificazione dei prodotti di Tap è arrivata nel 2012, non 10 anni fa quando l’impianto è stato costruito e ciò non è certo responsabilità dei Comuni né di Asiu ma del fatto che quando si intraprendono percorsi innovativi, i tempi sono più lunghi di quando sarebbe auspicabile.…» proprio non regge. Ci auguriamo per mancanza di informazione.
Il 26 aprile 1999 presso la Presidenza del consiglio dei ministri venne firmato dalla stessa Presidenza, dai Ministeri dell’ industria e dell’ ambiente, dalla Regione Toscana, dal Sindaco di Piombino, dal Presidente del Circondario Val di Cornia, dal Presidente della Provincia di Livorno, dal Presidente dell’ Autorità portuale di Piombino, dalla Lucchini, da Cgil, Cisl, Uil, Fim, Fiom, Uilm nazionali, regionali e locali un protocollo d’intesa che tra le altre cose prevedeva che «..per la gestione e il riutilizzo dei rifiuti industriali e per la bonifica delle aree si dà atto degli studi di fattibilità in corso a cura della Lucchini con la consulenza della società ARRR (partecipata della Regione Toscana) e della ipotesi di utilizzo della società TAP — Tecnologie Ambientali Pulite – (già istituita dal Comune di Piombino e dalla Lucchini) come soggetto di riferimento. La Tap potrà operare con risorse private, derivanti anche da coinvolgimento di eventuali nuovi soci, e con contributi pubblici regionali e nazionali in base alla legge 426/98 o da altra legislazione in materia, previa indicazione di priorità su cui la Regione Toscana e la Provincia di Livorno manifestano il loro assenso. In merito la Giunta della Regione Toscana ha peraltro già adottato il “Piano regionale dei rifiuti speciali pericolosi” che assume i medesimi obiettivi…» (per leggere clicca qui).
Il 13 luglio1999 il Consiglio di amministrazione di Tap incaricò l’Agenzia Regionale Recupero Risorse (ARRR) della progettazione industriale di una piattaforma polifunzionale per il trattamento dei rifiuti industriali.
Il 25 agosto 1999 il Consiglio comunale di Piombino approvò una deliberazione di indirizzo inerente la gestione dei rifiuti industriali e individuò in Tap il riferimento unico per la gestione delle operazioni di bonifica e trattamento rifiuti, compresa la realizzazione degli impianti necessari (per leggere clicca qui).
Il 30 ottobre 2002 venne firmato un protocollo d’intesa tra Regione Toscana, Circondario Val di Cornia, Comuni della Val di Cornia e Provincia di Livorno che parlava della creazione di una Piattaforma polifunzionale per il trattamento dei rifiuti industriali in questi termini: «… La presenza dello stabilimento siderurgico dà luogo a rilevanti quantità di sottoprodotti provenienti dai cicli produttivi e/o di rifiuti industriali. La maggior parte di questo materiale viene accumulato, ormai da tempo, all’interno dello stabilimento come dimostra la notevole estensione dei cumuli di loppa e di polverino dell’altoforno che costituiscono la fonte principale di emissione di polveri totali sospese. …Sulla base delle indicazioni fornite dal Piano regionale dei rifiuti speciali, TAP Srl ha progettato una piattaforma tecnologica per il recupero delle diverse tipologie di rifiuti siderurgici (loppe, scorie, fanghi, polveri) per l’ottenimento di aggregati catalizzati suscettibili di riutilizzo, in sostituzione di inerti di cava. Il progetto di piattaforma è inserito tra quelli finanziabili dalla Regione Toscana su FSR 2001–2006. Ha completato l’iter autorizzatorio per quanto riguarda l’approvazione del progetto di bonifica dell’area su cui dovrà insediarsi, ai fini della bonifica, ed è in corso quello di autorizzazione del progetto dell’impianto.…
…Per quanto riguarda le attività estrattive di cava e di miniera, il territorio della Val di Cornia è pesantemente segnato da una presenza ormai stratificata nel tempo. Per le attività di cava, che più impegnano il territorio sul versante delle problematiche ambientali, l’indirizzo è quello di giungere alla scadenza delle autorizzazioni comunali senza ulteriori rinnovi. Si intreccia, al proposito, per le cave di calcare del campigliese, la questione della produzione di materiale inerte dal ciclo TAP che potrebbe consentire un minor fabbisogno complessivo…
…È ritenuto strategica la realizzazione dei seguenti interventi:
T.A.P. S.r.l. Piombino (Li). Progetto per la realizzazione di una piattaforma polifunzionale per il trattamento dei rifiuti speciali provenienti dall’impianto Lucchini con produzione di materiale inerte. Costo totale E 7.746.853,49 (£. 15.000.000.000).
L’intervento riveste particolare importanza in quanto già inserito nel l’accordo di programma firmato in data 26.04.1999 c/o la Presidenza del Consiglio fra la Regione Toscana, la Provincia di Livorno e il Comune di Piombino al fine di ridurre l’estrazione di materiale dalle cave della zona.
La Regione si impegna:
ad inserire fra gli interventi prioritari da ammettere al finanziamento, limitatamente alle risorse disponibili al momento dell’avvenuto inizio dei lavori,
T.A.P. S.r.l. Piombino (Li): Progetto per la realizzazione di una piattaforma polifunzionale per il trattamento dei rifiuti speciali provenienti dall’impianto Lucchini con produzione di materiale inerte. Costo totale E 7.746.853,49 (£. 15.000.000.000) la realizzazione dell’intervento è subordinata alla bonifica come descritto in premessa.…».
La Regione Toscana finanziò nel Fondo Europeo di Sviluppo regionale DOCUP 2000/2006 la piattaforma il cui costo totale ammesso era di 8.943.075 euro con un contributo di 4.471.538 euro.
L’impianto avrebbe dovuto rilasciare un prodotto denominato CIC (conglomerato idraulico catalizzato) ottenuto attraverso la lavorazione sopratutto di polveri prodotte dall’altoforno dello stabilimento siderurgico. La migliore utilizzazione del CIC avrebbe dovuto essere l’impiego in strati di fondazione e di base delle sovrastrutture stradali, in sostituzione dell’inerte di cava, ma anche come materiale di riempimento, rinforzo tubazioni, livellamento piazzali alla stessa stregua degli inerti naturali.
La valutazione di impatto ambientale della Provincia di Livorno fu positiva.
A questo punto iniziò una storia tortuosa. Fatta di un primo appalto delle opere civili, di un secondo appalto delle opere elettromeccaniche fermato dal Tribunale Regionale Amministrativo, di verifica del progetto e di realizzazione di un campo prova (siamo nel 2006), della decisione presa nel febbraio 2007 di rielaborare il progetto. L’ allora presidente di Tap affermò nel maggio 2007: «…Quanto alla revisione del progetto il Consiglio di amministrazione ha deciso dopo l’esito disastroso dei due precedenti esperimenti di gara per le opere elettromeccaniche (una andata deserta ed una annullata) di dotarsi di un parere tecnico che ha evidenziato come gli elaborati fino ad allora prodotti non rispondessero ai dettami della legge sugli appalti..». Le azioni poste finora in essere «…sono state ampiamente documentate approfondite e deliberate dall’intero consiglio di amministrazione di Tap…per superare problemi, ostacoli e gravi incongruenze in massima parte riconducibili a precedenti decisioni e scelte spesso illogiche da un punto di vista procedurale e talvolta a dir poco avventate da un punto di vista del rischio economico e finanziario…».
In realtà già nel 2006 si era persa negli amministratori locali la visione strategica iniziale. Basta pensare che proprio nel 2006 l’allora sindaco di Piombino Gianni Anselmi in risposta ad una interrogazione di Rifondazione comunista affermava «…una parte probabilmente consistente del fabbisogno di inerti da miscelare per produrre CIC sarà necessariamente costituita da calcare naturale estratto dalla zona: si capisce dunque che non solo la piattaforma CIC non si sostituirà alle cave, ma al contrario potrebbe averne bisogno.…La Tap rimane un progetto strategico per il Comune di Piombino, in termini di smaltimento e riciclo dei rifiuti industriali. Per le questioni attinenti all’attività estrattiva sulle colline campigliesi e il controllo di questa siamo rispettosi dell’autonomia politica e tecnica del Comune di Campiglia marittima…I piani di viluppo della società Cave di Campiglia non sono a conoscenza di questa Amministrazione.…».
Come a dire insomma che l’impianto Tap con le cave non c’entrava proprio nulla; oltretutto il sindaco di Piombino evitava di pronunciarsi sulle decisioni prese dal Comune di Campiglia che avevano portato al raddoppio delle potenzialità di estrazione ed al prolungamento temporale delle concessioni della cava di Monte Calvi, come abbiamo già scritto in un precedente articolo (https://www.stileliberonews.org/tra-tap-e-cave-una-contraddizione-lunga-nel-tempo/). Come se prodotti delle cave e CIC non fossero economicamente concorrenziali sul mercato e dunque non ci fosse qualche scelta da fare.
Il progetto fu rivisto drasticamente, dal CIC si passò al conglomix e la motivazione ufficiale, quella ripetuta anche più recentemente (https://www.stileliberonews.org/loperazione-di-autosalvataggio-del-presidente/), fu che l’impianto avrebbe realizzato un prodotto denominato CIC che nasceva dall’impiego, per oltre il 30 per cento, di materiali inerti provenienti dalle cave mentre il nuovo progetto avrebbe prodotto il conglomix la cui realizzazione avrebbe richiesto solo l’uno per cento di materiali usciti da demolizioni e quindi da recupero.
Fatto sta che solo nel 2008 le opere furono completate e collaudate nel 2009. Alla data del 31 agosto 2012 fu completato positivamente il percorso validazione del processo produttivo e delle caratteristiche tecniche ed ambientali dei prodotti conglomix.
Cominciò la storia degli annunci e degli appelli per l’utilizzazione del conglomix tutti naturalmente andati a vuoto.
Il sindaco di Piombino Gianni Anselmi a metà del 2013 in merito all’impiego di questo materiale cementizio prodotto dalla Tap dopo un lungo iter tecnico-amministrativo si sbilanciava:
«…Sono perfettamente d’accordo con i rappresentanti locali e regionali di Legambiente sulla necessità di utilizzare il “conglomix”, materiale derivato dagli scarti industriali della Lucchini e prodotto da Tap per i lavori di ampliamento del porto di Piombino. Sarebbe infatti impensabile non tenere di conto di questo progetto strategico che viene portato avanti sul territorio da oltre dieci anni, che è stato sostenuto da finanziamenti regionali e dell’Unione Europea e che ha recentemente ottenuto le certificazioni provinciali per la sua commercializzazione…».
Che dietro la roboante dichiarazione ci fosse un esame serio della situazione e dei nodi da sciogliere non si poteva e non si può tuttora dire.
In realtà nonostante l’appello del 15 aprile 2013 un po’ da imbonitore dell’ allora presidente di Tap a commento di un nostro articolo (https://www.stileliberonews.org/tap-una-produzione-infinita-senza-clientela/), «…Da lunedì 22: venghino, signori, venghino che qui si vende Conglomix!…», ben pochi si sono affacciati per fare shopping e il porto di Piombino ha utilizzato il materiale di cava della Sales.
La situazione economico finanziaria l’abbiamo già descritta.
In conclusione c’entra ben poco l’innovazione. C’entra l’incoerenza rispetto alle strategie, tanto più necessaria quanto più queste sono difficili, c’entra l’imperizia e c’entra qualche furbizia di troppo della quale proprio non ce n’era e non ce n’è bisogno.