Tap, una produzione infinita senza clientela
L’impianto Tap di Ischia di Crociano è stato costruito per il trattamento e recupero industriale dei rifiuti e sottoprodotti dei processi siderurgici locali. Da tali trattamenti, operati mediante un processo di omogeneizzazione dei rifiuti con successiva conglomerazione cementizia, viene generato un prodotto denominato “CONGLOMIX” impiegabile nella costruzione e manutenzione di strade,aeroporti ed altre aree soggette al traffico.
Fatta questa premessa è utile ripercorrere un po’ di storia della Tap, per cercare di capire le novità intervenute, e lo stato dell’arte.
Il processo di trattamento e recupero dei rifiuti e sottoprodotti siderurgici dell’area industriale di Piombino
mediante conglomerazione idraulica è stato individuato e prescelto nel 1999 a seguito di uno studio di fattibilità redatto da Arrr per conto della Società Tap spa, all’epoca partecipata al 70% Comune di Piombino, al 5,1% Asiu Spa ed al 24,9% Lucchini.
Attualmente Tap spa è di proprietà di Asiu spa per il 75,1 % e 24,9 di Lucchini Spa.
Ma questo è un elemento non secondario su cui vorremmo porre una domanda a conclusione dei passaggi che ci portano alla situazione attuale.
Nel periodo tra 1999 al 2003 sono stati predisposti i vari livelli di progettazione strumentali ad ottenere le necessarie autorizzazioni provinciali e compiuti gli atti istruttori di livello istituzionale (deliberazioni ed accordi di programma) finalizzati a qualificare l’impianto come opera di pubblico interesse e strategico per il risanamento del territorio. Nel 2004 l’impianto è stato ammesso a contributo DOCUP per il 50% del suo importo nominale (circa 9 mln €) ed è stato autorizzato dalla Provincia in regime ordinario ai sensi dell’allora vigente Dlgs 22/1997 (Ronchi).
Fra il 2004 e il 2007 furono espletate, con risultati alterni sia le gare per le opere civili sia per quelle elettromeccaniche. Solo nel 2008 le opere furono completate e collaudate nel 2009.
Nel 2009 si avviò la pratica finalizzata all’ottenimento della autorizzazione provinciale per l’avviamento ed esercizio dell’impianto. Autorizzazione ottenuta a fronte delle novità introdotte dal TU del Dlgs 152/2006 ai sensi dell’art. 208 del Decreto medesimo.
In tale ambito, è stato presentato un progetto di completamento dell’impianto che prevedesse nel dettaglio i necessari presidi ambientali aria-acqua ed idonee strutture di stoccaggio dei rifiuti in ingresso strumentali alla caratterizzazione e controllo degli stessi. Parallelamente alla redazione del progetto, durante la fase di autorizzazione, è stata avviata una collaborazione con CNR ISMN di Roma (successivamente CNR IGAG) che ha portato alla definizione di un nuovo prodotto rispondente alle normative UNI in materia di conglomerati cementizi e denominato Conglomix, con abbandono del prodotto originario ( individuato come CIC,) ritenuto non più adatto agli scopi perseguiti dall’impianto anche alla luce dei nuovi disposti normativi in materia di classificazione dei rifiuti. L’autorizzazione, concessa nel febbraio 2010 dopo due conferenze di servizio ed una parallela procedura di compatibilità ambientale, prevedeva:
a. una fase transitoria sperimentale necessaria a testare il protocollo di processo messo a punto da ASIU e CNR completando dei piazzali e rilevati logistici interni all’impianto utilizzando conglomix in alternativa ai conglomerati cementizi realizzati con materiale vergine di cava,
b. una fase a regime di piena produzione e commercializzazione esterna dei materiali prodotti, previa certificazione degli stessi secondo le norme UNI di riferimento.
Alla data del 31 agosto 2012 si è completato positivamente il percorso validazione del processo produttivo
e delle caratteristiche tecniche ed ambientali dei prodotti Conglomix, e stata ottenuta le certificazione DNV in ordine ai prodotti medesimi realizzati presso l’impianto, sono state completate le opere previste per l’ultimazione della piattaforma quali piazzali e rilevati logistici, stoccaggi per la caratterizzazione dei rifiuti in ingresso e sistemi di raccolta e stoccaggio delle acque dilavanti
Alla data del 29 gennaio 2013 con realizzazione delle opere di finitura dei piazzali, l’attivazione del sistema di trattamento e recupero delle acque dilavanti ed il collaudo dell’opera l’impianto è nella piena condizione di avviare la produzione ai fini commerciali. Sbocchi commerciali che possono essere: utilizzo in strade e infrastrutture logistiche, forniture per strade e piazzali di grandi infrastrutture di interesse pubblico, piazzali di recupero da interventi di bonifica sui siti contaminati.
Un quadro nel complesso non negativo, in evoluzione, ma la domanda che si pone é: quali i tempi di autorizzazione per la commercializzazione del prodotto; dal 1999, quando tutto il percorso è iniziato, ad oggi, a impianto completato, quanto i costi di gestione e di investimento hanno gravato e gravano sui conti dei cittadini, dei comuni e dell’ASIU? Quanto costa a Lucchini il conferimento dei propri materiali? La pavimentazione dell’impianto con il materiale prodotto ha portato un risparmio o no? Certo se le risposte sono positive e il bilancio si presenta in pareggio senza rischi di scoperto, non c’è dubbio che il percorso è positivo, anche se, per tornare all’osservazione iniziale, le domande vengono spontanee: perché una società in house per la raccolta dei rifiuti urbani (Asiu) si sostituisce ad una società privata che opera, nel mercato privato dei rifiuti non urbani, perché l’Asiu, società in house, si è sostituita al Comune nel possesso delle azioni della TAP nel 2008 pagando al Comune 170.893 euro e così partecipando alla ricapitalizzazione della TAP per una quota del 75% di una cifra pari a 4.000.000 di euro? Perché e a chi, l’Asiu paga un affitto che si aggira intorno al milione di euro all’anno?
Le considerazioni generali sono già state fatte e, ritenendole sostanzialmente esatte, non rubo spazio.
Proprio nel senso di completare la cronistoria, fornendo risposte agli interrogativi posti dall’articolo, tento con questo mio intervento di aggiungere alcuni dati e considerazioni, con il proposito di contribuire ad una maggiore chiarezza.
Vorrei iniziare riaffermando con forza come ASIU debba gestire a pieno titolo, così come le altre aziende analoghe, tutto il mondo dei rifiuti. Il rapporto rifiuti speciali/rifiuti urbani si configura come un 4/1, con materiali più impegnativi situati nel primo gruppo. La presa in carico di aziende pubbliche del settore più rischioso va vista come una garanzia aggiuntiva verso imboscamenti od altro.
Del resto ASIU, così come altre aziende, ha da sempre gestito tutti i rifiuti ( pericolosi esclusi ) fin dai tempi della discarica di Poggio ai venti.
Questa azione ha determinato anche un rapporto, oltre che operativo, anche economico fra le due aziende: ricordiamo solo per inciso che la tap e’ stata fino all’anno 2008, proprietaria di tutti gli impianti, che venivano concessi in uso all’asiu.
Dopo quella data si e’ apportata una semplificazione nei ruoli e nei compiti,trasformando tap in una controllata ASIU, intestandosi utili o risparmi di spesa e caricandosi solo del pagamento del canone demaniale dell’area occupata ( circa 1milione ).
Sempre nella stessa data si e’ provveduto a dare vita ad una compagine azionaria diversa, perché volevamo dare un segnale societario oltre che politico e di gestione, nel quale risultasse l’intero complesso impiantistico di tutti i rifiuti di proprietà dell’insieme dei comuni per i quali ASIU lavorava e lavora. Tutto senza oneri aggiunti ne per cittadini, ne per i comuni, ne per ASIU. Abbiamo lavorato su disponibilità di cassa e lavori in economia.
Sul piano strettamente delle cifre,oltre che separare i numeri degli investimenti da quelli della gestione per un’analisi oltre che più corretta anche più comprensibile, abbiamo potuto adoperare il materiale da noi prodotto, anziché quello originale, nella pavimentazione dell’impianto con un risparmio di 3,5 milioni. Mi piace ribadire pero’ che si vive oltre che di soldi, anche di principi e di scelte: vogliamo dare un valore anche al
risparmio di materiale, inteso come mondo non consumato oppure no? Se decidiamo per il si, aggiungiamo una cifra che si ritenga adeguata ( 1 cent, 1 €, .….….non valutabile visto il peso strategico di prospettiva ? Qualcuno dica pure ).
Restando sui numeri dobbiamo dire che l’operazione gratifica, pero’ , anche Lucchini senza pesare sul denaro pubblico, dal momento che offre una gestione corretta di questi rifiuti, ad un costo per loro sicuramente inferiore alle cifre di mercato, ma adeguato a coprire tutte le spese di esercizio della produzione. Risultato: Lucchini risparmia denaro, ASIU copre integralmente i costi dell’azienda, permettendoci una libera scelta fra offrire il prodotto gratuito per gli interventi pubblici oppure portando guadagno nelle altre ipotesi.
Più di tutto sosteniamo che risultano beneficiati gli abitanti Val di cornia che, non spendono, hanno una gestione di questa parte dei rifiuti garantita,risparmiano pezzi del loro territorio e danno concretezza a tutte le affermazioni di riciclo che anziché rimanere un’idea, diviene realtà gestita. Forse un difetto: Asiu si sentirà un po’ sola, visto che qualcuno dice che Tap e’ la prima e, fino ad ora unica esperienza operante in Europa. Da lunedì 22: venghino, signori, venghino che qui si vende Conglomix!
Apprezzo che il Presidente Murzi riconosca come corretta l’analisi da me fatta sulla evoluzione della TAP, così come apprezzo la dichiarazione che a breve il conglomix sarà commercializzato. Ovviamente aspetto di conoscere la data e i contratti.
Sulle altre osservazioni mantengo alcune riserve su cui vi sarà modo di intervenire in altre occasioni. Ringrazio comunque il Presidente Murzi della disponibilità al confronto.