Teresa Bellanova, il viceministro del sì, no, forse
PIOMBINO 28 novembre 2017 — Era il 21 novembre scorso, il viceministro Teresa Bellanova, a margine di un convegno nel bolognese per i 60 anni della società Granarolo, informava che il giorno prima lei e il ministro Calenda avevano incontrato l’amministratore delegato di Cevital, Issad Rebrab, gli avevano detto che era inadempiente rispetto anche all’addendum al contratto di acquisto della ex Lucchini. Aveva inoltre aggiunto che si era presentato senza avere una proposta credibile e senza un investitore e che pertanto era stato dato mandato ai legali e al commissario straordinario di procedere per la risoluzione del contratto.
Ma, e questo suona strano tuttora, aveva ulteriormente aggiunto: «…se loro non presenteranno rapidamente un piano industriale con degli investitori veri, noi abbiamo già dato mandato au legali per procedere alla messa in discussione del contratto..».
Sembra di capire che era stato dato a Aferpi/Cevital ulteriore tempo per presentare piano industriale e investitori e contemporaneamente invitato il commissario straordinario ad aprire la procedura per la risoluzione del contratto.
Delle due l’una, o proroga temporale o procedura di risoluzione, tertium non datur.
Ma evidentemente o il viceministro non aveva capito bene o si era espresso male o era il comunicato del ministero che si era sbagliato il giorno prima affermando ufficialmente: «…Avendo verificato nel corso dell’incontro odierno che nessun progresso è stato fattivamente compiuto su tutti i fronti individuati dall’addendum, il ministro Calenda ha invitato l’Amministrazione straordinaria a dare avvio alle procedure legali per la risoluzione del contratto con Aferpi-Cevital…».
Passano i giorni e IL TELEGRAFO del 28 novembre riporta che il viceministro Teresa Bellanova, parlando del polo siderurgico di Piombino a margine dei lavori di un tavolo sulle politiche industriali alla stazione Leopolda di Firenze e dunque il 24 o il 25 novembre, aveva affermato: «…O Rebrab viene con un investitore industriale in grado di produrre acciaio o si trova un socio collaboratore che ci metta in condizione di poter mantenere la produzione o deve liberare il campo, perché quell’impresa deve essere ricollocata. Noi non possiamo permetterci di perdere la produzione di acciaio, le produzioni che si fanno a Piombino, e di lasciare 2 mila persone senza un futuro certo.
Chiediamo a Rebrab di mettersi nella condizione di rispettare l’accordo di programma che era stato sottoscritto nel momento in cui aveva acquistato l’azienda di Piombino … Sulla base di questo abbiamo incontrato Rebrab e l’amministratore delegato di Cevital. Quello che abbiamo detto loro è che non abbiamo voglia di aprire un contenzioso, ma di dare un futuro alle persone…».
Pare di capire: Rebrab e Cevital hanno ancora del tempo per piano industriale e socio e niente contenzioso.
Altra palese contraddizione, ma evidentemente il principio di non contraddizione, per quanto vecchiotto, non è conosciuto o comunque non piace al viceministro.
E se invece fosse proprio vero che è stato concesso ulteriore tempo?
Del resto era stato proprio Said Benikene, amministratore delegato di Aferpi e di Cevital, a dichiarare all’ Ansa il 22 novembre: «…Crediamo nel nostro progetto di rilancio delle acciaierie di Piombino e stiamo continuando a lavorare per presentare il nostro piano industriale entro la fine di dicembre, come previsto dall’addendum…».
Dunque il tempo non è scaduto? Eppure nell’addendum non c’era, almeno stando al comunicato ufficiale del ministero, nessuna scadenza a dicembre, quanto piuttosto a ottobre. Parola di ministero: «…l’impegno di Cevital/Aferpi, a individuare, entro il 31 ottobre 2017, una partnership per la parte siderurgica del Progetto Piombino o a presentare, nello stesso termine, un piano industriale con evidenza delle fonti di finanziamento certe…».
Da dove viene fuori questa nuova scadenza del 31 dicembre?
E ancora, questo procedimento di risoluzione del contratto è partito, parte o partirà, ovviamente dando per possibile un contenzioso che potrebbe aprire Aferpi/Cevital?
Un po’ di trasparenza e un po’ di attenzione al principio di con contraddizione non farebbero male guardando a quei 2000 lavoratori così tanto declamati e a tutti gli altri che vivono in questo territorio.