Terreni comprati ma mai utilizzati
PIOMBINO 20 settembre 2014 — Comprare terreni per decine e decine di ettari con denaro pubblico e non utilizzarli, magari venderli ad altri enti pubblici che ugualmente non li utilizzano e questo farlo per realizzare per lo più insediamenti produttivi quando la crisi della siderurgia lascia liberi centinaia di ettari di terreni industriali su una parte dei quali, ancorché minima, si spendono soldi per primissimi interventi di bonifica (50milioni di euro), da un lato non sembra logico e dall’ altro sembra uno spreco. Difficile dire che tutto questo non avvenga, si può dire invece che avviene ormai da anni, nel Comune di Piombino.
Vediamone tre tappe essenziali.
Aree di Città futura
Il Ministero dell’ambiente, a seguito dell’accordo Stato-Regione del 1996, ha finanziato nel 2000 l’acquisito e la bonifica delle aree di Città futura consentendo al Comune di Piombino di attivare il percorso per la bonifica del complesso immobiliare e creando le condizioni per il concreto avvio del processo di recupero e riconversione delle aree. L’area industriale, occupata dalle lavorazioni dell’ex cantiere Siderco, con un’estensione di oltre 15 ettari situata tra la periferia Nord-est e la città, è stata acquistata dal Comune con l’obiettivo di procedere al recupero ambientale e urbanistico ricostruendo il continuum con le zone abitate. Il finanziamento era per 10 miliardi di lire finalizzato all’acquisto del terreno, per 1,8 miliardi di lire per la redazione del progetto di bonifica dell’area e per la realizzazione delle prime opere preliminari di bonifica.
Già prima di effettuare la bonifica il Comune decise di realizzarci il Parco della musica e della danza, il Polo scientifico e tecnologico e il Museo del ferro e dell’acciaio e per questo ricette un cofinanziamento dalla Regione di circa 22 milioni di euro. Eseguite le progettazioni necessarie e spendendo oltre un milione di euro il Comune rinunciò per mancanza del cofinanziamento e restituì i soldi alla Regione. Nello stesso periodo in cui si proponeva di risanare le aree pubbliche di Città futura, con una variante al piano regolatore il Comune decideva di riportare agli usi industriali aree confinanti con quelle pubbliche per consentire la costruzione di una nuova acciaieria: il Minimil. Se quell’impianto fosse stato realizzato avrebbe vanificato molti dei propositi di risanamento ambientale delle aree di Città futura per i quali il Comune aveva già speso molti soldi e altri si proponeva e si propone di spendere.
Si arriva così al marzo 2012 quando il Comune assegna direttamente all’ ASIU la realizzazione della bonifica dei suoli per una spesa di 13,5 milioni di euro stanziati dal Ministero dell’Ambiente.
Ad oggi i lavori sono ben lungi dall’essere terminati e le aree non sono disponibili. Tra soldi spesi per acquisto di quelle aree e progettazioni di opere che non saranno mai realizzate, tra soldi stanziati e restituiti alla Regione, tra soldi trasferiti e non spesi per le bonifiche, in quattordici anni il Comune di Piombino ha avuto a disposizione oltre 40 milioni di euro per risanare le aree pubbliche di Città futura senza produrre un solo centesimo di utilità sociale e nessun posto di lavoro.
Aree di Montegemoli
Nel luglio 2011 il Comune di Piombino decide di assegnare un lotto del Piano per insediamenti produttivi a Montegemoli all’ Autorità portuale di Piombino. Sono 11 ettari destinati a “deposito materiali non sciolti, silotaggio dei containers e delle automobili, parcheggi per auto e camion, mostre”. Il costo è di oltre 7 milioni di euro di cui già versati al Comune 6,5 milioni tra il dicembre 2010 e il marzo 2011. Il progetto degli edifici da realizzare sull’area dovrà essere inoltrato al Comune di Piombino entro 120 giorni decorrenti dalla data di stipula dell’atto di cessione, i lavori di edificazione dell’area dovranno avere inizio entro dodici mesi decorrenti dal rilascio del relativo permesso a costruire ed essere portati a termine entro trentasei mesi dalla data di inizio dei lavori, salvo proroga da concedersi per giustificati e comprovati motivi. Così è scritto nell’atto di cessione.
Ad oggi niente è successo.
Zona di Colmata
La zona di Colmata è parte prevalente di circa 60 ettari acquistati nel 2010 dal Comune di Piombino per un prezzo di poco meno di 8 milioni di euro per circa metà finanziati dalla Regione.
L’Autorità portuale a sua volta ne ha acquistati dal Comune nel 2011 circa 20 ettari per 2,7 milioni di euro prezzo comprensivo anche del costo della bonifica calcolato in 972mila euro. Da allora niente è successo né dal punto di vista della bonifica né dal punto di vista dell’urbanizzazione dell’area.
La destinazione degli altri 40 ettari è già stata determinata, dato che il Comune ha deciso di realizzarci una APEA (Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata) proposta dalla società cooperativa denominata “La Contadina Toscana” Soc. Coop. Sociale – ONLUS. Per finanziare l’urbanizzazione ed i servizi il Comune vorrebbe utilizzare, come cofinanziamento, parte dei finanziamenti regionali dell’Accordo di programma per la reindustrializzazione che prevede una dotazione finanziaria complessiva di 32,2 milioni di euro. Si tratta di terreni prevalentemente agricoli, esterni al SIN, sui quali il Comune ha previsto di recente nuovi insediamenti produttivi, nonostante non siano ancora completati quelli già urbanizzati di Montegemoli e si stiano per liberare altri terreni nelle aree industriali da bonificare.
I tre esempi, oltre a dimostrare l’evidente dispersione dei finanziamenti pubblici, indicano anche che là dove vengono erogati finanziamenti non supportati da progetti e non vincolati a tempi certi, la probabilità della loro non utilizzazione è molto alta. I soldi pubblici esistono ma non si traducono in opere e così vanno a costituire un peso per l’economia (il debito pubblico è costituito anche da questo) non un’incentivazione alla ripresa dell’economia. Per non parlare dell’occupazzione che non si crea.