Terreni per GE: c’è ancora l’acqua e manca la strada
PIOMBINO 16 settembre 2018 — Era il 31 luglio 2018 ed il sindaco di Piombino, Massimo Giuliani, accompagnato dal vicesindaco, Stefano Ferrini, fecero sapere, con un comunicato stampa, che erano stati a Firenze dal presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ed avevano “affrontato il tema delle concessioni portuali, facendo il punto sui progetti strategici di Piombino Industrie Marittime (PIM) per la demolizione navale eco-compatibile e di General Electric per il progetto di assemblaggio di megaturbine elettriche”.
Presenti all’incontro anche l’assessore regionale alle infrastrutture Vincenzo Ceccarelli, il presidente della commissione sviluppo economico Gianni Anselmi e il consigliere regionale Francesco Gazzetti. Detto poi che tutti (Regione e Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale ) avrebbero fatto il possibile per cercare di velocizzare l’avvio di tali attività sul porto di Piombino, niente veniva aggiunto sulle decisioni prese per ottenere quell’obbiettivo. Bastava dire soltanto “siamo stati a Firenze e abbiamo parlato”: il comunicato sarebbe stato più breve, il grado di informazione per la popolazione sarebbe stato identico.
Eppure da dire ci sarebbe stato molto dato che il 7 luglio 2018 la Giunta Regionale della Toscana aveva approvato la deliberazione “Accordo di Programma tra Regione Toscana e Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale per la realizzazione di aree per la logistica industriale nel Porto di Piombino — Approvazione Schema”, di cui sicuramente nella riunione si era parlato.
Avrebbero potuto dire che i lavori che l’Autorità di Sistema Portuale deve ancora eseguire per rendere fruibili le aree per la logistica industriale nel porto di Piombino, cioè per Nuovo Pignone — General Electric (GE), di cui tanto si erano gloriati, assommano a 49.307.475 euro, dei quali 39.445.980 euro a carico del bilancio regionale e 9.861.495 euro a carico della stessa Autorità e che la Regione Toscana interviene per un importo massimo di 3.000.000 di euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2038, a titolo di rimborso degli oneri di ammortamento derivanti dalla contrazione di finanziamenti da parte della stessa Autorità.
Sì perché i lavori da fare ancora, oggetto del progetto esecutivo approvato con la stesso accordo, “costituiscono il completamento funzionale del piazzale di radice della darsena Nord ed interessano tutta la porzione orientale dell’area di recupero di suolo al mare, della quale sono in corso i lavori di realizzazione del terrapieno e di consolidamento, e il 1°setto della adiacente vasca di contenimento impermeabile, per una superficie complessiva di circa 198.000 metri quadrati.
I lavori sono finalizzati alla realizzazione di un’ area attrezzata da destinare alla logistica industriale.
Gli interventi si estendono su una superficie di circa 198.000 metri quadrati e consistono nella completa infrastrutturazione dell’area e nel completamento della viabilità di accesso alle aree della Darsena Nord.
In particolare sono previsti:
- Tutte le opere ed impianti underground del piazzale (tubazioni impianti speciali, polifera cavi elettrici, impianto di terra, rete di raccolta acque meteoriche, rete impianto antincendio, rete acque potabile ed industriale, rete fognaria acque nere, fondazioni edificato ed aree specializzate);
- Pavimentazioni;
- Predisposizione della recinzione dell’area;
- Viabilità di accesso;
- Sistemazioni a verde.
In pratica all’interno dell’area verranno realizzate tutte le opere la cui esecuzione, essendo interrate e presentando diversi livelli di interferenza recipoca, non può essere rimandata alla fase successiva di insediamento dell’attività industriale ma devono necessariamente essere anticipate in questa fase”.
La realizzazione degli interventi si svilupperà attraverso due fasi funzionali indipendenti. La prima (Fase 1) comprende le Aree A, B1 e B2 la seconda (Fase 2) l’ Area C (cfr cartina sottostante, ndr). La suddivisione in due fasi dei lavori è collegata alla tempistica dei lavori di consolidamento delle aree che in parte si sovrapporranno ai lavori. Il tempo complessivo a disposizione per ultimare tutti i lavori previsti nel progetto, compresi i tempi di accantieramento è pari a 513 giorni naturali e consecutivi.
I tempi di realizzazione previsti vanno dall’ 1 gennaio 2019 al 28 maggio 2020.
I precedenti dal 20 luglio 2016 al 31 luglio 2018
Il 20 luglio 2016 la General Electric Oil & Gas – Nuovo Pignone S.r.l. (GE), con sede in Firenze, formula istanza, ai sensi dell’art. 18, comma 4, della legge 84/94, per l’avvio del procedimento amministrativo finalizzato alla concessione di durata ventennale di una superficie di 200.000 metri quadrati circa, in conformità ai contenuti del Piano Regolatore Portuale, al fine di espletare operazioni di logistica industriale quali operazioni di assemblaggio, montaggio e collaudo di apparecchiature meccaniche, elettriche e di controllo, incluso le operazioni portuali in conto terzi nel porto di Piombino.
Il 5 agosto 2016 il commissario straordinario dell’ Autorità Portuale di Piombino, Luciano Guerrieri, disponee che l’avviso della manifestazione di interesse relativa alle aree oggetto dell’istanza presentata da GE venga pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Unione Europea e, fino al 15 settembre 2016, sul sito WEB dell’Autorità Portuale, preso atto dell’autorizzazione rilasciata dal Comitato Portuale con delibera del 5 agosto 2016 all’avvio del procedimento amministrativo di cui agli artt. 18 comma IV della legge 84/94 e 11 della legge 241/90, finalizzato alla sottoscrizione dell’accordo sostitutivo del provvedimento di concessione di durata ventennale di una superficie di 200.000 metri quadrati circa in corso di realizzazione, al fine di espletare operazioni di logistica industriale quali operazioni di assemblaggio, montaggio e collaudo di apparecchiature meccaniche, elettriche e di controllo.
Il 15 giugno 2017 viene avanzata da parte della GE la richiesta relativa alla necessità di sottoscrivere un titolo preliminare all’atto di sottomissione, al fine di avviare l’iter per l’ottenimento delle certificazioni, delle autorizzazioni e dei nulla osta necessari per l’attuazione del Piano Industriale.
Il 21 giugno 2017 il presidente dell’Autorità Portuale, visto che entro la scadenza 15 settembre 2016 non era prvenuta nessuna istanza concorrente e che quindi GE era risultata aggiudicatario della procedura, approva lo schema di contratto preliminare all’atto di sottomissione.
Con l’atto di sottomissione si prevede:
“L’Autorità Portuale si impegna a proseguire le attività di progettazione, finalizzate all’esecuzione delle opere necessarie all’insediamento industriale della Società ed a realizzare tali opere che comprenderanno comunque tutte le attività ed i lavori, di competenza della stessa, d’interferenza con la matrice suolo e sottosuolo necessari per la strutturazione dell’area oggetto della futura concessione, sulla base del cronoprogramma e del progetto insediativo che dovrà essere realizzato dalla stessa Autorità Portuale.
La Società si obbliga, solo ed esclusivamente a condizione della effettiva realizzazione delle opere, nelle modalità e nei termini di cui all’istanza presentata, ad investire una somma complessiva di Euro 20.000.000,00 negli anni 2018, 2019 e 2020 finalizzata alla realizzazione di infrastrutture per la logistica ed in particolare n. 2 magazzini coperti di 9.000 metri quadrati totali, infrastrutture tecnologiche ed in particolare rete gas, ariaCO2 ed azoto, distribuzione elettrica di media e bassa tensione, rete acqua industriale, acquisto di attrezzatura varia per adeguare le gru ed i mezzi operativi ai nuovi materiali, realizzazione di uffici, zone servizi spogliatoi e locali adibiti alla formazione del personale. I predetti investimenti… saranno subordinati – inter alia – al ricevimento di ordini da acquisire ovvero in via di acquisizione..Negli anni successivi la società, in funzione di esigenze tecnico operative e dell’andamento del mercato, si impegna ad effettuare ulteriori investimenti”.
Il 13 ottobre 2017 viene formulata da parte della GE una richiesta relativa alla necessità di formalizzare un ulteriore accordo ai sensi dell’art. 11 della Legge 241 /90 rivolto da un lato ad attestare lo stato di avanzamento del procedimento finalizzato alla sottoscrizione del provvedimento finale e, dall’altro, a disciplinare modi e tempi dei reciproci impegni tra le parti affinché, tra l’altro, l’accordo medesimo possa costituire titolo di legittimazione alla prosecuzione degli iter relativi alle autorizzazioni e certificazioni richieste dall’attuazione del Piano industriale.
Il 27 marzo 2018 viene sottoscritto questo ulteriore accordo nel quale vengono definite meglio le aree che saranno concesse ed i tempi dei lavori e delle concessioni che l’Autorità Portuale deve eseguire (fino al maggio 2020 inoltrato), e si stabilisce che la GE aiuta con la progettazione definitiva ed esecutiva delle opere connesse ai servizi underground e alle platee con fondazioni profonde e superficiali ed alla realizzazione dei piazzali sulla Darsena Nord, cioé di competenza dell’ Autorità Portuale.
Le aree oggetto della futura concessione sono quelle indicate nella figura sovrastante con le lettere A, B1 e B2, riservandosi la GE la possibilità di ottenere la concessione dell’area C solo al termine dei lavori a cura dell’ Autorità Portuale.
Si arriva così al 9 luglio 2018 quando la Giunta della Regione Toscana approva l’Accordo di Programma tra Regione Toscana e Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale per la realizzazione di aree per la logistica industriale nel Porto di Piombino di cui sicuramente si è parlato nella riunione del 31 luglio 2018 ma dei cui contenuti non si è ritenuto utile informare la popolazione.
Conclusioni
Era il 2 febbraio 2016 e Luciano Guerrieri annunciava: “Entro due anni porto di Piombino e Ge a regime…Il progetto si deve sviluppare in due parti, la prima entro il 2017 e la seconda nel corso del 2018”.
Meno ottimista, ma pur sempre smentita dai fatti, anche l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale che, tra le poche informazioni di cui è ricco, anzi povero, il suo sito web, rilascia anche questa: “Il tempo complessivo necessario per realizzare le opere infrastrutturali sopradescritte è stato stimato in circa 18 mesi naturali e consecutivi per la realizzazione di tutte le opere underground a cui andranno sommati ulteriori 12 mesi per la realizzazione delle opere overground a cura del futuro concessionario dell’area. Si prevede di bandire la gara entro il primo semestre dell’anno 2018”.
Naturalmente è facile immaginare che a giustificazione della differenza tra dichiarazioni e fatti si adducano i soliti problemi burocratici.
In realtà alla base ci sono problemi politici.
Sì perché è sicuramente un problema politico quello di aver disseminato i finanziamenti (133.000.000 di euro per interventi infrastrutturali anche a carattere ambientale in attuazione del nuovo Piano Regolatore Portuale per il rilancio della competitività industriale e portuale del porto di Piombino) in molti episodi molti dei quali non funzionali e non finiti, probabilmente con la convinzione che, essendo evidente che sarebbero occorsi altri soldi per finirli, qualcuno avrebbe provveduto. Si poteva, invece, concentrare i finanziamenti in quelli che si chiamano stralci funzionali, insomma funzionanti al termine dei lavori e del finanziamento? Forse sì, ma non si è fatto e questa è stata una scelta politica.
Così come è stata una scelta politica quella di utilizzare, per la concessione delle aree non terminate e quindi inutilizzabili, una procedura (art. 18, comma 4, della legge 84/94 e art. 11 della legge 241/90 , ndr) che non ha aperto pubblicamente, attraverso un bando pubblico, una concorrenza tra più proposte, più soluzioni e più soggetti ma si è scelto la strada del cosiddetto accordo sostitutivo del provvedimento di concessione (molto usato dall’attuale e dalla vecchia Autorità Portuale, vedi ad esempio nel passato il caso delle aree Rebrab o Piombino Industrie Marittime ed oggi quanto è previsto per Jindal) che sostanzialmente accetta un progetto presentato da un privato, richiede se qualcuno vuole presentare eventuali manifestazioni di interesse concorrenti e poi prende atto, succede sempre così, che non ci sono e così il proponente diventa concessionario. Insomma non si parte da zero ponendo tutti i concorrenti sulla stessa linea di partenza ma si parte da una situazione in cui ce n’è uno più avanti. Ci sarebbe stata qualche proposta alternativa? Difficile dirlo, ma in ogni caso non si è cercata e questa è stata una scelta politica.