Tre laminatoi che laminano poco non bastano
PIOMBINO 9 gennaio 2019 — In questi giorni è partita dalle strutture nazionali e territoriali di Fim Fiom e Uilm la richiesta di un incontro presso il MISE per una prima verifica del piano industriale a sei mesi dalla vendita dello stabilimento al gruppo JSW.
Incontro in cui, data la rilevanza, riteniamo sia necessaria la presenza dei massimi vertici istituzionali e la proprietà aziendale.
Se già nei primi sei mesi si è colto un dinamismo dello stabilimento al quale non eravamo da tempo abituati, in realtà sarà questo l’anno della svolta se le intenzioni dichiarate nelle linee guida del piano industriale saranno portate a compimento.
Il fatto simbolico delle tre linee di produzione, rotaie, vergella e barre che si troveranno a febbraio, per un breve periodo, a laminare contemporaneamente per quanto importante, come ulteriore segnale di controtendenza, ha necessità di essere consolidato.
L’obiettivo del consolidamento lo si ottiene stimolando e supportando l’azienda a recuperare ed aggredire il mercato perso in anni di immobilismo e per farlo con maggior possibilità di successo serve anticipare gli investimenti per chiudere il cerchio della produzione.
Gli impianti e la professionalità dei lavoratori di Piombino hanno permesso di riportare in vita produzioni paralizzate da anni, ma non sono sufficienti per garantire l’acquisizione di quote di mercato e la continuità produttiva.
Per fare questo riteniamo necessario, anticipare al massimo la costruzione del primo forno elettrico ad arco per alimentare le linee avviate e chiudere il cerchio della produzione rendendo maggiormente competitivi i nostri prodotti siderurgici attraverso una adeguata certificazione dell’intero ciclo, che vada dalla produzione di acciaio fino al prodotto finito.
Altro tema da non sottovalutare e da verificare sarà il piano delle demolizioni e smantellamenti che stando al piano industriale caratterizzerà gran parte dell’anno in corso.
Attività che disegnerà un nuovo profilo e un volto inedito allo stabilimento che abbiamo conosciuto in tutti questi anni, ma sarà anche una attività estremamente delicata che nasconde imprevedibili insidie.
Una attività che deve essere progettata e attuata da imprese di alto profilo ed estremamente specializzate ma non sarebbe comprensibile che non ci siano ricadute occupazionali per i lavoratori dell’indotto, ormai da anni disoccupati, così come sarebbe ingiustificabile non impegnare parte dei lavoratori diretti che da anni non mettono piede dentro il loro stabilimento.
A questo proposito l’obiettivo di Fim Fiom Uilm è rivendicare e definire un accordo “Quadro” dove codificare la formazione, le competenze e le condizioni di prestazione del personale “locale” che dovrà essere utilizzato.
Così come sarà importante definire tutti gli elementi di sicurezza fisica per i lavoratori e ambientale per la collettività che le imprese coinvolte dovranno adottare.
Gli Investimenti e gli smantellamenti potranno contribuire a dare un impulso occupazionale e, in questo quadro, sarà prezioso l’importante e recente accordo siglato dai coordinatori sulle rotazioni, al fine di coinvolgere quanti più dipendenti possibile in una logica solidaristica.
Un accordo che rompe un principio di una scelta insindacabile fatta dall’azienda fra chi lavorava e chi invece non lavorava.
Accordo che dà una risposta chiara alla domanda pressante di dignità delle persone attraverso un ritorno a sentirsi parte attiva della società e del progetto con il lavoro e non come alcuni spregevolmente li dipingono come adagiati sugli ammortizzatori sociali.
Fim Fiom e Uilm puntano a difendere e a creare le condizioni di lavoro per tutti come ci chiedono a gran voce in ogni assemblea.
Fim, Fiom, Uilm