Tutti i proprietari di cave all’attacco
CAMPIGLIA 18 novembre 2016 — Quando si trattò di prolungare la concessione per Montorsi e Botro ai Marmi, tutti ebbero chiaro che il virtuoso parere negativo del Comune di Campiglia contò meno del due di briscola. Infatti considerando il fatto che si trattava di una miniera e che il materiale (feldspato per lucidare cessi e mattonelle) era considerato strategico, la Regione dette parere positivo al prolungamento della concessione alla faccia del Sindaco di Campiglia.
In quell’occasione la Società proprietaria parlò sulla stampa, cosa più unica che rara, annunciando ufficialmente il licenziamento di quaranta operai in caso di mancato rinnovo della concessione.
Oggi si ripete il solito teatrino con protagonista principale Cave di Campiglia che mette in mobilità 10 operai, non perché è finita la quantità di materiale da scavare (ne mancano ancora 3.000.000 di metri cubi su 8.000.000) ma perché non può fare programmi a lungo termine.
Cave di Campiglia da tempo si dà da fare per dimostrare che il materiale estratto (calcare microcristallino) è indispensabile ad un gran numero di aziende, chimiche, vetrarie, di produzione di acciai, ecc. ecc. Nel 2015 ha chiesto una variante d’anticipazione per scavare in 25 anni 30.000.000 di metri cubi e successivamente nel 2016 ha presentato una variante per scavare in 3 anni i 3.000.000 di metri cubi che mancano all’appello.
Ora, come era prevedibile, di fronte ad un sussulto di dignità del sindaco che si ricorda delle promesse elettorali e dei contenuti dei piani urbanistici, Cave di Campiglia attiva il solito ricatto occupazionale, utilizzando i lavoratori come scudi umani, e si appella alla Regione sperando, forse non a torto (anche con il fedele sostegno di CNA, Sindacati, Unione industriali ecc.), di ottenere quanto pretende nel nuovo Piano Regionale delle Attività Estrattive che uscirà nel 2017 ed avrà durata illimitata.
Il Sindaco Soffritti si è opposta a questo programma con forza anche se con un ritardo ingiustificato visto che sono anni che il Comitato per Campiglia e le liste civiche chiedono di aprire un confronto aperto, e non solo tra Comune e Regione, per dare modo a tutti di esprimersi in merito e di pretendere dati, certi e non inventati, sulle esigenze del territorio.
Ma in questo momento di bassa politica, ci chiediamo anche cosa intende fare il Comune di Campiglia nei confronti della cava di Monte Valerio. La concessione scade nel 2020 e fino ad ora la SALES si è mantenuta silenziosa. Se è vero che Cave di Campiglia mette in mobilità gli operai in mancanza della possibilità di programmazione ventennale, cosa farà SALES? Quando comincerà ad attivare la stessa politica di ricatto occupazionale? O forse sa di non doversi preoccupare?
Questi interrogativi valgono anche per la Cava di San Carlo della SOLVAY che, già al momento della redazione del Piano Provinciale delle attività estrattive nel 2014, sollevò la necessità di programmazione pluridecennale nella fornitura dei materiali di cava per garantire il mantenimento della attività industriale e chiese ampliamenti di aree estrattive e di volumi estraibili.
Il Comitato per Campiglia vede nell’attuale vicenda la prima mossa di un’offensiva massiccia dei proprietari di cave di inerti in tutto il territorio della Val di Cornia e ritiene pericoloso limitarsi al caso di Cave di Campiglia. Chiede invece un allargamento del dibattito fin da subito con Regione, Amministrazioni comunali, opposizioni e cittadini per evitare che per i prossimi venti o trenta anni la Val di Cornia si riduca a quel Polo Estrattivo di inerti tanto auspicato da chi fino al 2014 ha governato la Provincia di Livorno e da molti ancora oggi.
Comitato per Campiglia
Arch. Alberto Primi