Ubaldo Cortopassi uomo di teatro e ristoratore
PIOMBINO 15 aprile 2014 — Ubaldo Cortopassi nasce a Piombino nel 1925. La sua passione per il teatro matura fin da piccolo dopo aver sentito la Traviata al teatro realizzato dall’Accademia dei Ravvivati oggi Metropolitan. Si trasferisce presto a Roma, per cominciare la sua avventura teatrale, frequenta diverse compagnie, il suo primo lavoro è “L’orologio a cucù”.
Entra poi nella scuola di Wanda Capodaglio, che sarà la sua guida per tantissimi anni, direi fino alla morte. Lo volle, infatti, accanto a se il giorno prima della sua morte. Con Lei preparò e portò in scena tanti testi , ma in particolare “ L’ uomo dal fiore in bocca” di Pirandello.
So che le sue condizioni di salute non gli permettono sforzi, soprattutto la memoria in alcuni momenti lascia il vuoto al pensiero, allo sforzo per ricordare i momenti a lui più cari.
Decido comunque di andarlo a trovare, lo farei più spesso se potessi perché parlare con Ubaldo è come parlare ad una persona ricca di ricordi, insomma una persona, come ha detto tante volte anche lui, alla quale il “teatro ti entra dentro e non ti lascia mai”.
Potrei quasi dire, riferendomi ad una famosa frase “Io non so cosa è la poesia la riconosco quando la sento”, che quando sei con Ubaldo l’impressione è che “ non sai cosa è il teatro, lo riconosci, lo respiri quando parli con lui”.
Mentre parliamo mi soffermo ad osservare il suo volto, zigomi pronunciati, lineamenti che tracciano il suo viso come fosse una maschera di teatro e, mentre parla, assapori la sua passione, l’ odore del palcoscenico, e istintivamente mi viene di pensare al volto di Eduardo de Filippo.
Si sposa con Elda, pure lei attrice, notevole caratterista, con la quale torna a Piombino e apre la trattoria “Moderna”; ci lavora con sua moglie e poi con sua sorella per tantissimi anni, la lascia nel 2004. Quella trattoria, oggi, porta il suo nome “Da Ubaldino”.
Era una vita parallela la sua: lavoro in trattoria e poi teatro, tanto teatro. Per anni ha prodotto e dato ai piombinesi momenti indimenticabili.
Riprende a fare teatro a Piombino negli anni ’60 con poche sedie portate da casa e con le spese interamente affrontate da lui; lo fa con la sorella Luria e sua moglie Elda e dà vita alla compagnia “I Quattro”.
I suoi palcoscenici erano i più vari, ma anche i più belli e dimenticati da molti: Il Galileo, Il chiosco di S.Antimo e tanti altri.
Negli anni ’70 don Claudio (Tonini), gli concede l’uso della chiesetta in via Landi. Lavora come un matto e riesce a trasformare quel luogo, forse, nel più bel teatro di Piombino, invidiato dai tanti attori celebri che lo vanno a trovare; anche dal regista Paolo Virzì che lì decide di fare i provini per il film “ La bella vita”.
La sua trattoria era diventata nel frattempo una fucina di ricordi e presenze costanti del mondo del teatro, le pareti erano piene di immagini di artisti e in ogni sedia era impresso il nome di un attore o regista che era passato da lì.
Sì, perché quella trattoria divenne il punto di riferimento per tutte le compagnie che venivano a recitare a Piombino, perché così era: dopo lo spettacolo tutti gli attori e il regista si ritrovavano per mangiare un boccone. Ciò significava fare tardi, ma per Ubaldo non era un problema perché ogni istante, in quei momenti, trovava linfa per il suo amore al teatro.
Ogni anno la compagnia “I Quattro” portava in scena uno spettacolo, era un appuntamento atteso, e per circa 40 anni Ubaldo ha dato alla città momenti di grande emozione.
Dopo la prima pièce interpretata, “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello, la compagnia prosegue mettendo in scena “Lo Zoo di vetro” di Tennesse Williams, “Classe di ferro”di Aido Niccolaj, il “Canto del cigno” di Cechov, “Il caro bugiardo” di George Bernard Shaw e tanti altri testi, rappresentando di fatto, con successo, un momento alto per la cultura piombinese.
Il suo più grande dolore fu la scomparsa di sua moglie Elda, una piccola grande donna, con una grande forza e un grande talento teatrale.
A questo avvenimento se ne aggiunse un altro, quando la Diocesi decise di togliergli il teatro per farci la mensa dei poveri: era un pezzo di storia e di cultura che se ne andava a cui nessuno, anche l’istituzione pubblica , fece obiezione, lasciando in Ubaldo un vuoto e una amarezza incolmabile e, credo di poter dire, privando la città, forse, dell’unico vero teatro.
Era ed è ancora oggi una persona schiva a qualsiasi manifestazione in cui lui, la sua persona, veniva messo in luce. Per lui l’umiltà nel montare sul palcoscenico, nel dare vita al suo teatro, era un modello di vita irrinunciabile che trasferiva anche nella quotidianità.
Ho conosciuto Ubaldo negli anni ’80, l’avevo già visto In alcuni suoi lavori teatrali ma certo non mi sarei mai aspettato di vederlo, un giorno, bussare alla porta del mio ufficio e chiedermi di lavorare nella sua compagnia. Allora ero segretario del P.C.I. della Val di Cornia.
Rimane per me un momento di grande emozione. Ero il segretario del P.C.I. , altri tempi, come l’avrebbero presa soprattutto i vecchi compagni?
Non fu facile, ritagliavo le serate libere per provare dopo cena e tutto rimase in sordina fino all’esordio: “Cecè” di Pirandello,
Fu qualcosa che cambiò la mia vita e da allora il nostro rapporto è continuato negli anni.
Lui ha abbandonato, si fa per dire, il teatro e la sua attività di ristoratore, io ho scelto un’altra strada. Sono diventato impiegato e ora pensionato e ogni tanto mi è dato tornare sul palcoscenico.
Si perché aveva ragione Ubaldo “ il teatro è bello, ma attento a non innamorati mai, perche ti distrugge” e mi è dolce sentire ancora il profumo del palcoscenico, ricordarlo e sentirmi divorato da un mondo che può distruggerti ma ti fa battere il cuore a mille ogni volta che si apre il sipario.
Caro Roberto, concordo pienamente sul profilo che hai delineato di Ubaldo con amore e con nostalgia del tempo che passa.Quando insegnavamo io e mia moglie siamo andati spesso a pranzo da” Ubaldo”. Avevo l’impressione che la trattoria fosse il suo piccolo teatro e la sua una continua recita.Si vedeva chiaramente che era lui il direttore d’orchestra.Aveva simpatie ed antipatie e non cercava minimamente di nasconderle. la mezz’ ora che passavi da lui era sempre intrisa di una sua interpretazione nel prendere le ordinazioni ‚trasmetterle in cucina,servirti.La sua era una continua recita.Lo ricordo con tanto amore per la sua carriera teatrale e con tanta nostalgia per il tempo che è passato .
Caro Roberto, ho trovato per caso il tuo articolo e mi sono tornati alla mente mille ricordi. Per tanti anni la mia famiglia ha pranzato con lui nei mesi estivi. Ha sempre avuto per noi tutti un affetto profondo, per mille vicissitudini che ci hanno accomunato.
Sia io che lui ora non abbiamo più accanto tutte quelle persone cresciute con noi, ma ho ancora i suoi regali e soprattutto il ricordo di una persona “Speciale” a cui mi lega un affetto veramente particolare.
Se avrai di nuovo occasione di incontrarlo portagli il mio saluto ed il mio abbraccio.
Grazie di tutto.
Rossella Biagi
Caro Roberto,
ho appreso solo oggi che Ubaldo ci ha lasciato.
Resterà un grande vuoto nella mia vita e nel mio cuore.
Ciao Ubaldo, buon viaggio e salutami tutti!
Rossella