Ultimatum a Cevital e ricerca di altri imprenditori
PIOMBINO 12 febbraio 2017 — L’UDC della Toscana celebra il suo congresso e, al di là delle incombenze tecniche ed elettorali, pone un serie di questioni come punto focale del proprio impegno per gli anni a venire.
Una di queste, che più colpisce la regione è la crisi in cui verte il comparto siderurgico di Piombino, un tempo il secondo in Italia dopo Taranto, ed oggi oramai una desolante distesa di impianti in gran parte non più in funzione.
Dopo l’acquisto con procedura di gara da parte del gruppo CEVITAL che fa capo al magnate algerino Rebrab, con un preciso impegno di investire risorse per la ripresa della produzione dello stabilimento ex Lucchini con il sostegno di Regione e Governo, sembrava che si profilasse una soluzione, invece, dopo due anni dall’acquisto, nonostante i forti contributi pubblici in termini di ammortizzazione sociale, è ancora tutto fermo.
Le promesse di un forno elettrico che sostituisse l’altoforno oramai spento e gli interventi sugli impianti di laminazione, permettendo la continuità dei processi di lavorazione, sono fino ad oggi totalmente evasi.
Spesso manca il denaro corrente per l’acquisto dei materiali da laminare e per la quotidianità aziendale, fino al punto che oramai è anche a rischio tutta la formula di ammortizzazione sociale con la solidarietà garantita dalla legge Marzano.
Ad oggi non esiste ancora un progetto autorevole, nonostante la sottoscrizione di un accordo di programma che, oltre al comparto siderurgico, prevedeva investimenti sul porto con la logistica finalizzata allo sviluppo del settore agroalimentare, di cui il gruppo Cevital è leader in Algeria.
Il ministro Calenda ha più volte dato il suo ultimatum a Cevital nei diversi incontri che si sono succeduti, ma è stato tutto inutile, il magnate Rebrab ha continuativamente preso tempo e continua a prenderne, sostenendo che vi sono difficoltà a reperire risorse dagli istituti di credito per finanziare il progetto.
Oramai si avvicina la data di luglio ed il rischio serio che Cevital non sia più sottoposto alle norme di garanzie legate alla Prodi bis per il mantenimento dell’occupazione e della produzione, potendo di fatto fare ciò che vuole del sito e dei lavoratori di Piombino.
È inutile allungare ulteriormente i tempi; se il ministro Calenda non ha più fiducia in Cevital e Rebrab, deve avere il coraggio di intervenire prima che sia troppo tardi.
Attendere ancora significa rischiare che si arrivi ad un punto di non ritorno, non è più plausibile che si passi da un confronto all’altro senza che arrivi né il progetto industriale né soprattutto nessuna risorsa per gli onerosi investimenti.
A fronte di ciò, l’UDC della Toscana nella sua assemblea congressuale, insieme ai vertici nazionali del partito presenti, il segretario nazionale ed europarlamentare Lorenzo Cesa, il presidente del consiglio nazionale Sen. Antonio De Poli, il vice segretario nazionale on. Guseppe De Mita, il Sen. Giuseppe Esposito e l’On. Marco Follini chiede con forza al ministro delle attività produttive Carlo Calenda:
- di porre un definitivo ed improrogabile ultimatum al gruppo Cevital ed a Rebrab per presentare il definitivo progetto industriale e le garanzie sugli investimenti;
- di intervenire in modo perentorio, qualora tale termine non fosse rispettato, iniziando tutte le procedure di rescissione contrattuale previste in caso di evidenti inadempienze;
- di costituire successivamente una task force per la ricerca di eventuali soggetti imprenditoriali del settore siderurgico, predisponendo tutte le opzioni che sono nelle facoltà del governo al fine di salvare tutto ciò che è possibile dell’ambito siderurgico piombinese.
Unione dei Democratici Cristiani e di Centro Toscana