Un colosso che rischia per diventare più colosso
PIOMBINO 21 Novembre 2016 – Da qualche giorno tiene banco la trattativa per l’acquisto, o forse meglio per l’affitto con la formula del riscatto, degli stabilimenti Leali steel da parte di Cevital. Un impegno che alcuni media hanno indicato in 5–10 milioni di euro per mettere le mani sull’acciaieria di Borgo Valsugana in provincia di Trento e il laminatoio di Odolo nel bresciano, impianti di cui è proprietario, da marzo scorso, il gruppo svizzero Klesch.
Le intenzioni di Issad Rebrab sarebbero orientate a rifornire in maniera costante lo stabilimento ex Lucchini di billette e blumi in attesa dell’entrata un funzione dell’acciaieria elettrica dei tedeschi di Sms. Un modo per produrre acciaio a Piombino in un lasso di tempo che evidentemente non si ritiene brevissimo. L’impianto trentino può giungere a sfornare fino a 500 mila tonnellate all’anno e quindi sarebbe teoricamente in grado di alimentare sia il laminatoio di Odolo che gli impianti piombinesi. Con la non trascurabile limitazione, riferita da fonti attendibili, di non poter, per il momento, assicurare all’impianto ex Lucchini i blumi utilizzabili nella produzione di rotaie destinate all’alta velocità.
Pare che lo stesso patron si sia impegnato in questa trattiva che sarebbe giunta in via di definizione senza comunque vincere lo scetticismo di più di un tecnico.
La Leali negli ultimi tempi non ha attraversato momenti brillantissimi. La recente cura del gruppo svizzero Klesch non ha sortito gli effetti sperati. A più riprese la magistratura si è interessata dell’attività degli impianti ed anche i bilanci, secondo quanto riferiscono i media locali, non sono rosei. Tecnicamente è, poi, tutta da scoprire la possibilità di creare un’utile sinergia tra Piombino e la Leali senza appesantire le possibilità di sviluppo, o anche di semplice funzionamento, dell’esistente. Soprattutto in Toscana.
Peraltro sono già in allarme le organizzazioni sindacali che al nord temono per l’occupazione (oltre 100 operai di Leali sono in solidarietà) e a Piombino, dove solidarietà e cassa integrazione fanno parte del linguaggio quotidiano, si preoccupano per il piano complessivo di rilancio dello stabilimento e per gli investimenti nella logistica e nel polo alimentare annunciati, ormai diversi mesi fa, da Rebrab.
Con pochi mezzi per far fronte a situazioni nuove e spesso impreviste, Fim, Fiom e Uilm, a nord come a sud, cercano una sponda nel ministero dello sviluppo economico a cui chiedono incontri urgenti. Tentativi di trovare agganci e rimedi che per ora non hanno dato frutti.
In una visione complessiva delle vicende non può non colpire invece la frenetica attività del gruppo algerino che, da qualche tempo, sta cercando spazi da un capo all’altro del mondo. È indubbio che Issad Rebrab sia uno dei capitani di industria più ricchi dell’intero continente africano e che abbia capacità imprenditoriali notevoli. Così come però appaiono concrete le difficoltà che l’uomo d’affari incontra in patria dove la gran parte del suo vasto patrimonio è immobilizzato da un politica governativa autarchica e peraltro spesso decisamente ostile ad ogni ambizione ed a ogni mira del maggiore industriale del paese. Lo stesso Rebrab non perde occasione per lanciare i suoi attacchi. In una recente intervista al settimanale Jeune Afrique ha definito “insostenibile” la situazione economica dell’Algeria dove sono a rischio perfino gli stipendi dei funzionari pubblici. “Ogni economista vi dirà — ha sottolineato il patron di Cevital — quanto sia suicida per l’economia di un paese basarsi su un singolo prodotto, vale a dire il petrolio o il gas”. Per Rebrab vale invece diversificare in un paese dove nel 2030 la popolazione sarà di 50 milioni di individui ai quali bisognerà fornire tutto quel che ancora non esiste nel paese. Un indiretto strale al governo in carica con una caratterizzazione politica del patron che non pochi vedrebbero bene seduto su una delle massime poltrone del potere. Cosa che Rebrab ha per ora smentito.
Cevital oggi, comunque, non è solo la più importante realtà industriale algerina, è da tempo un colosso. Da Bejaia dove Rebrab l’ha creato nel 1998, il gruppo è diventato ben presto leader del settore della trasformazione alimentare per espandere la propria attività in campo petrolifero, nella raffinazione dello zucchero, nella produzione di margarina, nel confezionamento di acqua minerale e di bevande rinfrescanti, nella lavorazione del formaggio. E poi vetro, attività portuali, un po’ di siderurgia, auto e trasporti. In una quindicina di anni si contano altrettanti marchi creati dal patron per svolgere attività anche molto diversificate. All’estero non solo le nuove sigle nate dall’acquisto della ex Lucchini ma anche la spagnola Alas e la francese Axxo che producono porte e finestre in alluminio e in Francia gli elettrodomestici della Fagor Brandt, la cui acquisizione ha creato più di un problema “algerino” a monsieur Rebrab.
La crescita di Cevital è stata senza dubbio favorita da riferimenti politici utili in Algeria ma non è avvenuta senza scossoni e senza ostilità che si stanno ora acutizzando. Così come stanno crescendo le difficoltà ad amministrare un impero che ogni giorno di più deve fare i conti con una concorrenza consistente e variegata. Rebrab ha 72 anni compiuti, ha realizzato più di quanto forse potessero sognare i suoi avi in Cabilia. Potrebbe puntare al consolidamento e a raccogliere i non pochi frutti di quel che ha seminato. Invece non demorde e, forte di una costanza rara, sfida il tempo e continua a puntare col rischio non solo di perdere ma – peggio, per uno come lui — di restare immobile nell’annuncio di una nuova impresa. È quel che accade, almeno per ora, a Piombino e non solo.
Di recente, sfogliando giornali scritti in lingue diverse abbiamo raccolto notizie sulle mire di Cevital in tante parti lontane del mondo, un confine segnato, per ora, dalla distanza di ben nove fusi orari.
BRASILE
Sono ormai diversi mesi che monsieur Rebrab batte il Brasile e in particolare la regione del Parà nel nord del paese, uno dei territori più poveri e meno industrializzati dove le moderne infrastrutture mancano e i servizi essenziali sono poco sviluppati. Cevital ha allacciato una collaborazione con la società mineraria Vale che aveva la concessione per realizzare uno stabilimento siderurgico. Di fatto Rebrab punta a costruire, a Marabà un impianto per la produzione di manufatti da rivendere nell’America latina. Anche rotaie per le ferrovie. La zona individuata è quella di Marabà dove già una fabbrica siderurgica esiste e dove le autorità brasiliane cercano di richiamare investitori stranieri. Il sito in cui è previsto l’investimento è nell’interno del paese a oltre 600 chilometri dal mare. Tutt’altro che facili i collegamenti da eventuali porti per i numerosi fiumi e canali non tutti navigabili e di aree impervie. In un primo momento Rebrab aveva pensato di trasferire in Brasile il vecchio altoforno di Piombino fermo da tempo. Il proposito, di difficile realizzazione tecnica, pare sia oggi tramontato. Invece per il Brasile restano in piedi altri progetti nel settore agricolo. In un recente incontro col ministro dell’agricoltura Blairo Maggi, sono stati presi in esame progetti nel settore dell’olio vegetale (soia e palma) e si è discusso di propositi di importazione di prodotti brasiliani come ceci, lenticchie e fagioli. Il giornale Exportnews ha addirittura riferito della richiesta di Rebrab per la definizione di un accordo fitosanitario con l’Algeria al fine di consentire l’importazione di bovini vivi.
La notizia, che appare per lo meno curiosa, non ha trovato finora conferme e fa il paio con altre, decisamente eccessive, che si possono leggere sui media soprattutto brasiliani. Tra queste la trattativa (episodio riferito anche dall’agenzia algerina Tsa) che avrebbe visto impegnato Rebrad nella costruzione di quattro porti fluviali nelle città di Miritituba, Santarem, Vila do Conde e Marabà, tutti situati nello Stato del Pará.
Non sono invece state smentite le indicazioni sull’ammontare dell’investimento (1,2 miliardi di euro) riferite con entusiasmo da diversi media brasiliani e algerini per i quali il progetto dovrebbe essere completato in tre anni per produrre 2,7 milioni di tonnellate di acciaio offrendo lavoro, a regime, a 2600 persone.
IL CENTRO TURISTICO ALGERINO
La stampa algerina ha riferito nei giorni scorsi del complesso turistico d’avanguardia sulla costa tunisina che Rebrab ha annunciato. Un progetto da un miliardo di dollari previsto a Tichy nei pressi di Bejaia in Cabilia, la terra dove Rebrab è nato a cui il patron è particolarmente affezionato. Cevital ha intenzione di costruire, su un terreno di 182 ettari, un complesso turistico comprendente hotel, con relativi annessi di servizio, sale per le imprese, villaggi, chalet, ostelli e motel ed anche case individuali e di gruppo per vacanze. L’obbiettivo è quello di trasformare la zona in un’attrazione internazionale per il turismo.
SRI LANKA
Rebrab ha annunciato la costruzione di uno zuccherificio in Sri Lanka, l’antica isola di Ceylon a largo delle coste indiane. L’investimento è indicato in circa 200 milioni di euro. Secondo il patron di Cevital, se tutte le autorizzazione verranno concesse per tempo, in due anni i consumatori dello Sri Lanka potranno acquistare zucchero prodotto dalla nuova fabbrica ed il paese, che attualmente è un importatore, diventerà esportatore di prodotti per la dolcificazione.
PARAGUAY
In Paraguay Rebrab guarda con particolare attenzione alla stevia rebaudiana, una pianta del luogo da cui, tradizionalmente, si ricava un dolcificante utile per diverse produzioni. Il giornale “Ultima Hora” ha riferito della visita del patron nel paese latino americano dove è stato ricevuto dal ministro degli esteri Eladio Loizaga e ha avuto colloqui d’affari con i ministri delle finanze, Santiago Peña, e della pianificazione, José Molinas e con l’ambasciatore Luis Fernando Avalos, direttore generale per i rapporti bilaterali con i diversi paesi del mondo. Riguardo alla stevia Rebrab ha visitato un impianto industriale in Ypacarai e non ha nascosto l’intenzione di investimenti consistenti.
IL SALONE DI PARIGI
La partecipazione del gruppo Cevital al salone internazionale dell’alimentazione di Parigi non è cosa nuova. Nell’ultima edizione, a metà dell’ottobre scorso, il colosso algerino è parso muoversi in una direzione ben precisa. Previa una accelerazione nel percorso che porta ad ottenere la certificazione IFS, lasciapassare indispensabile per aggredire i mercati del vecchio continente, la signora Hafida Benslimane, direttore marketing del settore di Cevital, si è fatta largo tra le 7.000 aziende e 154.000 professionisti presenti, per ottenere un posto al sole nei mercati della grande distribuzione europea.
Forte dei clienti di alto profilo (la Ferrero, la Danone e la Coca-Cola già usano lo zucchero Cevital nelle loro produzioni) gli algerini mirano ad accrescere la loro presenza sui banchi francesi (Carrefour o Auchan), tedeschi e in futuro, avuta anche la certificazione BRC, indispensabile nel Regno Unito, anche inglesi.
I RICAMBI PER AUTO
Da fonte algerina (articolo del 16 novembre scorso) si ha la notizia dell’annuncio di Rebrab per dar vita ad una fabbrica di parti di ricambio per auto utilizzando nuove tecnologie. La volontà sarebbe quella di procedere all’esportazione della produzione senza un utilizzo diretto per l’assemblaggio di vetture.
Da notare che il gruppo Cevital, per la diretta competenza di Omar Rebrab, figlio del patron, è proprietario di Hyundai Motors Algerie. Società che assembla auto e camion del marchio coreano. Lo stesso Omar nel marzo scorso aveva annunciato la possibilità, in una sinergia di gruppo, di utilizzare l’acciaio di Piombino per la costruzione di componenti destinati all’industria automobilistica algerina.
NUOVA VETRERIA
Issad Rebrab non è nuovo nel settore della realizzazione di prodotti di vetro. Nuova è invece la linea di produzione inaugurata di recente dalla consociata di Cevital Mediterraneo Float Glass.
L’obbiettivo del patron, in questo caso, è quello di importare dall’Algeria prodotti nei paesi di mezzo mondo, Europa in particolare, per un valore di tre miliardi di dollari nei prossimi tre anni.
Ho solo due precisazioni da fare riguardo a questo bellissimo articolo, per il quale mi complimento con il sig. Bucci. La prima è che l’acciaieria della Val Sugana non potrà mai produrre blumi per rotaie a meno di un grosso investimento in una nuova macchina di colata continua ad oggi improbabile, la seconda che la produzione attuale di 370.000 ton. difficilmente superabile, lavorando 10 turni/setimana è interamente utilizzata a Odolo nel Bresciano.
Ringrazio Leonardo Mezzacapo per le gentili espressioni verso l’articolo. Sì, anche nel testo del mio pezzo è contenuto un inciso circa l’impossibilità di Leali di produrre blumi per rotaie. Il giornale trentino l’Adige riporta più compiutamente la notizia, mai smentita e che anche io ho ripreso in un articolo sulla Nazione, secondo cui l’impianto di Borgo non è “in grado per il momento di assicurare a Piombino blumi utilizzabili nella produzione di rotaie destinate all’alta velocità. Per giungere a soddisfare questa esigenza sarebbe infatti necessario il cosiddetto «impianto del vuoto» che ha un costo di 4–5 milioni”.
A mio avviso è addirittura di maggior rilievo la seconda precisazione di Mezzacapo. Secondo quanto riferito dai media e mai smentito, l’acquisto della Leali da parte di Cevital dovrebbe essere concepito in funzione di una sinergia con Piombino, ovvero per fornire materiale di primaria necessità per far funzionale l’acciaieria ex Lucchini. Un buon proposito che, secondo quando indica Mezzacapo, non sarebbe però tecnicamente perseguibile almeno senza mettere in discussione l’attività ad Odolo. Della serie, se la produzione di 370 mila tonnellate non è superabile, o servi Odolo o servi Piombino. Se le cose stanno così, la domanda conseguente, che viene spontanea, non può essere che la seguente: “Perché mai Cevital sta trattando l’acquisto della Leali?”. Grazie di nuovo, Fiorenzo Bucci