Un Green Deal per Piombino e la Val di Cornia
PIOMBINO 5 gennaio 2020 — Stile libero Idee dalla Val di Cornia concluse l’articolo Dagli spizzichi a un coerente esperimento europeo con le seguenti parole: “Ciò che occorre è una visione, che non fa certo tabula rasa dell’esistente (se i laminatoi funzionano e perché funzionino occorre investirci, perché no) ma a partire dall’esistente indica una direzione di sperimentazione”.
Naturalmente con la parola visione non si intendeva resuscitare gli ideali (chiamiamoli pure così) né della Marcia su Roma, né dell’Assalto del Palazzo d’Inverno né del Sole dell’Avvenire.
Si voleva semplicemente affermare che per lavorare seriamente e praticamente al rilancio di Piombino (con Piombino intendiamo tutta la Val di Cornia) occorreva abbandonare ogni provincialismo e collocarsi all’interno delle elaborazioni più attuali di origine e dimensione europea per farne un luogo integrato di sperimentazione e non l’appiccicaticcio inutile (le vicende degli ultimi quindici anni l’hanno dimostrato) di mance promesse.
Perché la dimensione e europea? Perché nel 2020 lì saranno prese le nuove decisioni fondamentali alle quali non potranno non ispirarsi gli Stati nazionali, le Regioni, i vari Enti pubblici territoriali ed anche i privati per un periodo che durerà almeno fino al 2027.
Questa la proposta: Piombino si candidi ad essere un luogo di sperimentazione di quelle politiche, cioè di politiche integrate di stampo europeo da impostare e da verificare in questo ambito territoriale.
Anticipiamo ciò che diremo successivamente: la sperimentazione di un Green Deal piombinese.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha lanciato il Green Deal europeo come nuova strategia per la crescita che consentirà di ridurre le emissioni e di creare posti di lavoro.
Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione europea, da parte sua ha aggiunto: “Proponiamo una transizione verde e inclusiva che contribuirà a migliorare il benessere delle persone e a trasmettere un pianeta sano alle generazioni future.”
È in corso il confronto che porterà all’approvazione della politica di coesione e alla definizione dei nuovi fondi europei 2021–2017.
Queste alcune proposte della Commissione.
La nuova politica di coesione concentra le risorse su cinque obiettivi strategici:
- Europa più “intelligente” (innovazione, digitalizzazione dell’attività economica e delle amministrazioni pubbliche, trasformazione dell’economia, sostegno alle piccole e medie imprese);
- Europa più verde e priva di emissioni di carbonio attraverso l’attuazione dell’accordo sul clima di Parigi;
- Europa più connessa, dotata di reti di trasporto e digitali strategiche;
- Europa più sociale, attuando il “pilastro europeo dei diritti sociali”, sostenendo l’occupazione, l’inclusione sociale e un equo accesso alla sanità;
- Europa più vicina ai cittadini, che sostenga strategie di sviluppo gestite a livello locali e uno sviluppo sostenibile delle zone urbane, rurali e costiere.
Il Fondo sociale europeo plus è frutto della fusione tra il vecchio Fondo Sociale Europeo (FSE), l’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile (YEI), il Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD), il programma per l’occupazione e l’innovazione sociale (EaSI) e il programma UE per la salute.
Tre i settori principali di investimento: istruzione, formazione e formazione continua; efficacia dei mercati del lavoro e parità di accesso all’occupazione di qualità; inclusione sociale, salute e lotta alla povertà.
La Strategia di sviluppo territoriale integrato beneficia del sostegno integrato di Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) , Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+), Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR) e Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAM) e garantisce una certa flessibilità allo Stato membro nel definirne forma e livello territoriale, alla luce delle specificità dei contesti locali.
Soltanto questi brevi cenni fanno capire che esistono le condizioni per prevedere a Piombino la condivisione della strategia generale e la sua attuazione attraverso la concentrazione e l’integrazione di risorse europee, nazionali e locali per un programma di rilancio produttivo, sociale e culturale nuovo, un Green Deal per Piombino.
È questo il momento per lanciare l’idea a livello nazionale e regionale non per proporre l’ennesima fuga in avanti ma per costruire la direzione verso cui andare, stabilire le premesse per andarci, predisporre fondamenta e mattoni per renderla praticabile e praticarla.
Ovviamente in una economia di mercato ed in una società aperta.
E nel frattempo?
Nel frattempo, che vuol dire sui tempi brevi, è venuto il momento di sbaraccare l’orpello dei tanti inutili accordi di programma firmati negli ultimi quindici anni e costruirne uno con poche priorità su cui concentrare le risorse, anche quelle inutilmente stanziate e non spese.
Quattro priorità sarebbero sufficienti: il secondo lotto della strada statale 398 per raggiungere il porto, della quale non esiste nessuna progettazione, l’eliminazione dei cumuli di rifiuti più importanti, frutto per lo più di attività abusive, esistenti nell’area industriale, l’integrazione di beni culturali e luoghi di spettacolo in un unico polo culturale, la ristrutturazione dell’edificio già occupato dal Business innovation center (BIC) di Venturina per predisporlo come centro direzionale pubblico (formazione continua compresa) della sperimentazione del Green Deal di Piombino e della Val di Cornia.
Ne vogliamo parlare?