Un lungo viaggio iniziato da “Ritorno al futuro”
PIOMBINO 15 narro 2014 — Dario Bressan, classe 1984, piombinese per residenza se non per sangue (è nato a Massa Marittima, da un genitore campigliese e da uno di origine veneta), decide, all’incirca all’età di sei anni, a seguito della visione del film “Ritorno al futuro”, di voler fare lo “scienziato”.
Muove i primi veri passi in questa direzione, conseguendo la laurea in Biologia all’Universita’ di Pisa, dove incontra un piombinese celebre, il prof. Federico Cremisi, entrando a far parte del suo laboratorio come studente.
Nel 2006 viene ammesso alla Scuola Normale Superiore e consegue la laurea specialistica in Neurobiologia nel 2008, sempre lavorando nel laboratorio del prof. Cremisi. La sua tesi, concentrata sulla biologia dello sviluppo, contribuisce alla scoperta di un meccanismo molecolare che “ordina” alle cellule staminali che andranno a far parte dell’occhio di un embrione, “quando” trasformarsi in un preciso tipo di recettore. Questa ricerca viene poi pubblicata nel 2009 sul giornale specialistico PNAS.
Nel 2008, desideroso di fare una esperienza fuori dall’Italia, partecipa alle selezioni per un dottorato negli USA e viene ammesso al “Cold Spring Harbor Laboratory” di New York, uno dei luoghi “simbolo” della biologia molecolare moderna, diretto fino a poco tempo prima da James Watson, scopritore, insieme a Francis Crick, della struttura elicoidale del DNA.
Nei sei anni successivi lavora con il dr. Gregory Hannon, uno dei massimi esperti al mondo di biologia degli RNA, sviluppando nuove tecniche per analizzare cellule e tessuti ad alta risoluzione (è noto come il “responsabile dei progetti folli” del laboratorio). Nel gennaio 2014 consegue il dottorato di ricerca con una tesi su “Una nuova tecnologia per il recupero spazio-specifico di biomolecole”. Due parole su questa tecnologia. Uno dei problemi principali nelle ricerche in biologia e’ quello di studiare un particolare tipo di cellula senza toccare le altre. Al giorno d’oggi sono disponibili tecnologie con una enorme capacita’ di generare dati (basti pensare che e’ ormai possibile sequenziare un genoma umano ( un’ impresa per cui inizialmente ci sono voluti 10 anni) in circa 10 ore), ma è per contro ancora molto difficile usarle per “leggere” una sola cellula senza “contaminazioni” dovute a quelle vicine.
Dario ha sviluppato una tecnica chiamata “Lasertag”, che usa un raggio laser per “fondere” una piccola molecola al contenuto di una cellula. Questa molecola contiene un frammento che permette di “recuperare” le cellule “marcate” usando delle sferette magnetiche, con livelli molto bassi di contaminazione. Il raggio laser puo’ venire concentrato su un’area microscopica, piccola quanto una singola cellula. In questo modo e’ possibile studiare, per esempio, il ruolo di specifici neuroni all’interno del cervello, oppure come cellule diverse di un tumore rispondono a una terapia.
Oltre a questo progetto, tuttora in corso, che Dario spera possa essere pubblicato entro l’anno, sta anche lavorando su una tecnica per usare piccole sequenze di DNA come “codici a barre”, in modo da ricostruire una “mappa” dei circuiti del cervello, uno dei “graal” della neurobiologia. Nel frattempo sta facendo domanda per ottenere finanziamenti dal National Institute of Health americano, e considerando, a seguito di offerte di lavoro ricevute, un ritorno al piu’ mite clima europeo.