Lavoro per i giovani: un’attesa con poche speranze
L’articolo che pubblichiamo di seguito raccoglie le dichiarazioni dei giovani piombinesi che hanno affrontato il tema lavoro. Nel servizio di Dorys Marini abbiamo volutamente lasciato tutte le espressioni, anche gergali, da loro usate, così come le sigle e gli acronimi che essi stessi hanno utilizzato. Del resto li usano continuamente nelle email, negli sms che si scambiano con i telefonini, nei social network ai quali sono soliti partecipare. L’abbiamo fatto non per resuscitare la cultura dello strapaese o del neorealismo o pensando di trovare così le tracce di una cultura “identitaria”.
Lo abbiamo fatto perché oggi più di ieri il mezzo tecnologico influisce nei modi di espressione dei sentimenti e del pensiero, anzi li muta estesamente e questo cambiamento ha una diffusione che era persino impensabile fino a qualche anno fa. Dunque chi vuole comunicare non può non tenerne conto rifuggendo da atteggiamenti snobbistici, quelli già ridicolizzati non pochi anni fa da Umberto Eco nella sua riflessione su apocalittici e integrati.
Naturalmente non vogliamo dare alla nostra scelta un significato che va oltre le sue dimensioni ma un principio sì lo vogliamo affermare: la realtà è sempre meglio conoscerla e affrontarla per quella che è nei suoi pericoli e nelle sue potenzialità. Tutta la realtà non solo quella che fa comodo. Oltre all’articolo, che potete leggere qui sotto, anche un piccolissimo aiuto, come un glossario, può essere utile.
La Redazione
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Tra i ragazzi che studiano o si avvicinano al mondo del lavoro in Val di Cornia c’è una grande attesa perché tutti sanno bene che solo in questo modo possono raggiungere l’ indipendenza. Una volta finiti gli studi tale slancio viene ridimensionato, se non talvolta annullato, a causa del periodo di crisi che la zona e l’Italia in generale stanno vivendo. Allora cominciano le riflessioni e le reazioni. Troppe liste d’attesa, richieste di esperienze lavorative che non si hanno immediatamente dopo il diploma o la laurea e così via, il giovane cerca di arricchire il suo curriculum con altre attività o percorsi formativi ma il risultato è quello di ricevere un lavoro a tempo determinato o a progetto o a collaborazione, strumenti spesso usati per pagare il giovane il meno possibile e fargli versare i contributi da solo. Naturalmente le aziende che fanno queste scelte spesso vi sono costrette da una concorrenza che si fa sempre più spietata in una situazione economica difficile. Il giovane, stufo della situazione, va a cercare realtà più dinamiche e giovani e si sposta più a nord o addirittura all’estero. Tutto ciò può essere visto come un’ opportunità per ampliare le proprie esperienze ma quel che dispiace è il fatto che questa situazione non è una scelta ma una costrizione. Alcuni ragazzi vorrebbero rimanere a lavorare in zona sia per le risorse che il territorio offre sia per mantenere le amicizie coltivate durante la loro crescita pur rendendosi conto che invece il tipo di formazione che hanno acquisito li costringerà a cercare ed a trovare il lavoro fuori. Lasciamo comunque la parola a loro stessi.
Massimiliano, tecnico
Ormai è più di 5 anni ke lavoro e x me nn è un semplice portare a casa dei soldi ma è anke il coronamento di un percorso cominciato con la scuola e penso ke anke se oggi è sempre più difficile trovare un impiego, qst ambizione sia rimasta.……x me fa parte del ciclo della vita cm crescere e farsi una famiglia! X qnt vale la Lucchini stesso discorso; cerco sempre di dare il meglio nn x l’azienda o x altro ma x me stesso e poi c’è il legame ke si crea con i colleghi e dato la gran quantità di tempo ke c passo la considero una seconda famiglia; x qst mi dispiacerebbe ancora di più se dovesse chiudere xkè sarebbe una perdita dal lato economico ma anke umano! Direi soddisfatto x me.…..xkè ho trovato un lavoro subito dopo l’ITI e mi c trovo bene (ma qll è fortuna), insoddisfatto x l’aspetto generale,.….x esempio ho visto gente in pensione fatta rientrare cm consulente (cioè a nn fare un cazzo), strapagata (soldi buttati via) invece di assumere gente giovane, ke è vero ke deve imparare un mestiere da zero, xò può dare molto! e t dico ke se avessi avuto una buona opportunità fuori da Piombino l’avrei accettata già diversi anni fa xkè sapevo ke la fine di qst azienda era scritta.….……quindi t dico soddisfatto a metà e fuori da Piombino.….sì!
Serena, studentessa in lettere
Sinteticamente, quando penso al lavoro, in primo luogo mi viene in mente la possibilità di trovare un impiego che porti a coronamento quello che è stato (o meglio, che è) il mio ambito di studio e che, di conseguenza, mi renda soddisfatta della mia scelta. In secondo luogo, collegandomi al pensiero precedente, sono sempre più convinta che un lavoro del genere sia molto difficile da trovare in Italia, almeno in questo momento, perciò direi di non essere molto soddisfatta delle prospettive che il mio Paese potrebbe offrirmi. In conclusione sì, sto pensando di spostarmi altrove per trovare lavoro, in particolar modo all’estero.
Luca, ingegnere
Io sono già via da Piombino, anche perché per il mio ramo da noi non c’è niente. Al momento in generale in Italia non è un momento idilliaco…io ho un contratto a progetto. Magari in altri posti forse è diverso…inoltre altri miei amici hanno contratti a tempo determinato e dopo 1/2 anni passano ad indeterminato, quindi è tutta un’altra storia. Il fatto è che il lavoro che faccio non mi dispiace, però è anche vero che qua o hai fortuna o altrimenti per trovare un lavoro che ti dia garanzie è veramente un problema e devi andare all’estero! Poi nell’aerospaziale in Italia c’è già poco quindi figurati!! Comunque per ora il lavoro va abbastanza bene, però a fine dicembre scade il contratto, quindi vedremo!
Andrea, dottore in ingegneria
Se penso al mio ipotetico futuro da ingegnere quando penso al lavoro spero sicuramente di non rimanere nella zona sia per una questione di opportunità di lavoro che per “ricerca” di una realtà più “giovanile” e all’avanguardia visto che cmq sia Piombino che i posti vicini non è che siano molto allettanti per un ragazzo tra 20 30 anni. Se non avessi proseguito con gli studi penserei cmq ad andarmene, visto che le aspettative più alte (almeno parlando con amici e conoscenti) si riducono al commesso, barista o poco più. Preferirei fare lo stesso lavoro ma magari in una città o in negozi più “ambiziosi” (spero di aver reso l’ idea anche se è un po confusa XD).
Monica, dottoressa in professioni della salute e sicurezza del lavoro
Personalmente la mia opinione è nettamente negativa sia nei confronti dello Stato che nei confronti di noi stessi giovani. Il primo perché incrementa false speranze nei giovani, facendoli sperare in prospettive di lavoro IN QUESTO PAESE, promuovendo stage e tirocini con scopo di inserimento che in realtà non inseriscono un bel niente (se non forza lavoro poco pagata all’interno di società che ti sfruttano.)
CI INCULCANO IL MITO DELLA “FORMAZIONE” intesa come perfezionamento professionale tramite l’università, master etc..Vengono proposti come investimenti sul futuro, sembrano soldi spesi bene degni del sacrificio di una famiglia. A mio avviso sono soldi spesi. PUNTO. Nella maggior parte dei casi, regalati. Il nostro futuro ce lo costruiamo da soli, il lavoro ce lo inventiamo e i soldi non li guadagniamo. Li spendiamo per una formazione SCARSA (parlando della mia Università) con un unico fine: AVERE UN TITOLO. Per non parlare dei sistemi pensionistici, le tasse, i prestiti, il mutuo, i contratti di lavoro…TUTTI non realmente pensati per NOI giovani. Dunque non solo dovremmo andarcene dalla nostra Piombino ma dall’Italia. Per avere un minimo di soddisfazione personale, per un sistema lavorativo meritocratico che non si basi sulle spintarelle, le conoscenze o peggio ancora sui soldi. I secondi responsabili siamo noi che non lottiamo adeguatamente, ci lasciamo sotterrare da questo sistema e non abbiamo voglia di cercare il meglio. Siamo succubi della società e della famiglia, non vogliamo allontanarci da casa e ci sta bene. Ci accontentiamo perché pensiamo che non ci sia niente da fare per questo Paese ma allo stesso tempo ci lamentiamo ma non ce ne andiamo. We are italians.
Diana, psicologa del lavoro
Credo che da parte di noi giovani, contrariamente a quanto ci viene recriminato, ci sia molto entusiasmo…almeno inizialmente. Quando concludiamo il percorso universitario abbiamo voglia di spaccare e di far vedere quanto valiamo. Poi però (parlo di esperienze riportatemi perché al momento non mi sto ancora impegnando al massimo nella ricerca visto che mi sono laureata tre settimane fa) arrivano le prime batoste. Il lavoro non c’è e anche se trovi un qualche impiego, come tirocinante e come stagista, spesso non ti viene data la possibilità di crescere. E’ un circolo che sarà duro da rompere purtroppo: non ci sono prospettive al momento, non ci sono posti, non ci sono i soldi e senza i soldi a lungo andare le persone non hanno voglia di impegnarsi.
Un giovane che tenta di avviare la sua carriera è disposto a spaccarsi la schiena a gratis o a pochissimi soldi (fondi di famiglia permettendo) ma non oltre un sensato periodo di tempo. Pensa agli anni che ha passato ad impegnarsi nello studio e senza essere troppo “choosy” preferirebbe proseguire la strada scelta negli anni precedenti. Di questo passo credo che nessuno avrà più voglia di studiare. Le università ormai sono accessibili a tutti e si laureano cani e porci. La situazione lavoro inoltre non ci aiuta, considerando che il mercato è saturo oltre ogni misura. Sono andata fuori tema, mi spiace! Riassumendo, direi che se penso al mondo del lavoro mi immagino un futuro pieno di sacrifici e poche soddisfazioni. Forse per quelli REALMENTE dotati e per quelli con le spalle coperte dalle raccomandazioni il discorso diventa più positivo, ma non so fino a che punto soprattutto per i primi. Per il discorso Piombino, per quanto mi riguarda non credo che ci cercherò mai impiego. Purtroppo offre poco o niente e dopo anni passati fuori non trovo nessuna motivazione a tornarci (parlando di lavoro, ovviamente).
Anna, laureanda in medicina
Dal mio punto di vista penso che sarà molto probabile, se voglio lavorare in ospedale, che non starò più a Piombino…Per il resto io vedo solo gente che scappa da una cittadina che offre poco o nulla (anche se al momento penso sia complicato trovare lavoro ovunque!).
Ilaria, laureanda in tecniche di allevamento animale
Allora io credo che le possibilità siano da una parte molto più ristrette rispetto a molti anni fa..ci sono troppe raccomandazioni, troppa massoneria! Allo stesso tempo però credo che (ai piani alti) tipo medicina veterinaria e specialistiche importanti, dove il percorso è molto lungo e laborioso, chi davvero si impegna poi emerge..almeno così credo e mi auguro! Ma solo a questi livelli qui. Penso anche ci sia molta meno scelta anche perché tutti ora vogliono fare lo stesso lavoro e quindi c’è massificazione nella scelta, poca possibilità di spaziare negli ambiti quindi! Una mia amica pensa invece che la crisi non ci sia ma che è nella nostra testa xké il lavoro in realtà te lo inventi!
Francesco, laureando in chimica
Soddisfatto? Per adesso mi devo finire di laureare ma se tutto va bene dovrei rimanere qui a chimica per un progetto di ricerca… quindi direi di sì (se tutto va come deve andare e non ci sono intoppi). Costretto? Direi di no. Il lavoro è fondamentale per avere indipendenza etc etc, mica si possono fare i parassiti a vita dei genitori. Via da Piombino? Direi di sì… ho trovato un lavoro qui a Pisa, però non lo vedo come un “o via da Piombino o niente”… semplicemente ho avuto un’opportunità qui… non considero sfigato chi invece vuole rimanere.
Lucia, laureanda in medicina
Premesso che non ho mai avuto esperienze lavorative posso dire quello che vorrei e che in parte mi aspetto dal lavoro. Se penso al mondo del lavoro penso esattamente al contrario di come è adesso…il mondo del lavoro dovrebbe dare stabilità, dovrebbe essere più trasparente (vedi le modalità macchinose dei concorsi pubblici), dovrebbe dare la possibilità a tutti di imparare un mestiere se c’è la giusta voglia e motivazione. Se guardi negli annunci lavorativi a giro è sempre richiesta esperienza, ma se mi affaccio ora sul mondo del lavoro e mi mancano gli anni di esperienza come faccio a farmeli se nessuno ha più voglia né tempo di insegnare il mestiere? A Piombino, se ci fosse la possibilità, ci verrei a corsa a lavorare.
Anna, laureanda in economia
Riflettendo sul lavoro io nutro poche speranze qui in Italia…Cmq di certo punto a trasferirmi dopo la laurea magistrale…Forse prima andrò a Milano ma nn lo so…di certo non credo proprio di rimanere in zona..non vedo prospettive e nn mi va di guadagnare 1000 euro al mese dopo il mazzo sui libri che mi sono fatta. ;)
Costanza, insegnante
Siamo una famiglia di cinque persone e per fortuna abbiamo due posti di lavoro a tempo indeterminato. Tommaso lavora in un’azienda abbastanza (e sottolineo abbastanza con ottimismo) solida , con condizioni di lavoro e stipendio dignitosi; io per il momento non ho ancora raggiunto la stabilità sulla quale contavo quando ho iniziato il lungo percorso da precaria della scuola; il lavoro nell’ Isola e’ faticoso, dato anche che ho tre figli, ma spero che la situazione migliori per me nei prossimi anni . Penso pero’ a tutti i validissimi colleghi che dovranno affrontare un concorso assurdo senza alcuna sicurezza per il futuro anche prossimo pur dopo aver già affrontato percorsi formativi lunghi e dispendiosi nonché una lunga gavetta di sevizio precario . Si parla di “giovani” quarantenni o quasi!
Dario, dipendente bancario
Il mondo del lavoro da voi nn lo posso commentare xké sono ormai 3 anni che lavoro a Firenze! E sono andato via prima della crisi che ancora non era così grave come ora.
Claudio, fotografo
Personalmente ritengo che sia restrittivo parlare di un ambito lavorativo puramente locale; viviamo nel Paese con la più alta pressione fiscale d’Europa e ti posso assicurare per esperienza diretta che, tolte le regioni “italiane” come la Valle d’Aosta ed il Trentino, la condizione dal nord al sud è praticamente la stessa… Non c’è più un centesimo di soldi da spendere. Mi trovo tra quelli che hanno la “fortuna” di avere un posto di lavoro, cosa, in questo periodo, tutt’altro che semplice comunque. Nel nostro ambito siamo sempre alla ricerca di nuovi sbocchi e nuove opportunità di lavoro, il che ci porta a dover girare tutta l’Italia in lungo ed in largo.….. BELLO.….. ma faticoso.…. Ma il problema non sarebbe quello.… la questione fondamentale è che ti fai il mazzo dal lunedì alla domenica per poi vedere i tuoi sforzi in fumo quando arriva la prima raccomandata dall’agenzia delle entrate.… o l’IVA trimestrale.… o un sacco di altra cavolate italiane… ed arrivi a fine mese che sai benissimo di dover cercare di lavorare ancora di più per cercare di tirarci fuori le gambe.… E’ a dir poco OPPRIMENTE.… So bene di essere andato fuori tema, a scuola lo facevo sempre…:/ Sono contento di lavorare, tanto più che è stata una mia scelta e pure molto combattuta; non sopporto per nulla di lavorare in Italia, dove i miei sforzi e letteralmente il mio sudore vanno a rimpinguare i conti di uno Stato corrotto che ingrassa lasciando morir di fame i propri cittadini. Personalmente spero un giorno di avere il coraggio e la forza (fisica e morale) di lasciare questo Paese di ladri e trasferirmi in un altro Continente; non per cercare “la bella vita”, solo per trovare un lavoro onesto che mi consenta di avere una vita.…..speriamo di attuare presto il mio “piano B” :)
Vania, laureanda in scienze della comunicazione
Beh allora… a dir la verità le mie aspettative erano molto basse, nel senso che pensavo, in qualità di tirocinante, di svolgere le mansioni più semplici del mondo e non imparare niente. In realtà ho imparato un sacco di cose utili! Mi trattano come se fossi una collega e cercano comunque di insegnarmi tante cose. Quindi nel complesso, per ora, è un’esperienza più che positiva, la rifarei sicuramente! Di andare fuori Piombino non mi è mai passato neanche per la testa :D
Francesca, laureanda in informatica
Da quasi laureata in informatica, non posso dire che la Val di Cornia offra molti sbocchi professionali nel mio campo. Subito dopo la laurea cercherò sicuramente lavoro in zona, in modo da poter fare la pendolare mantenendo una base a Piombino (sarebbe auspicabile per me visto che non la vivo assolutamente come un ambiente da cui scappare), ma ogni giorno che passa sono sempre più convinta che sarò costretta a stabilirmi a Pisa per potermi dedicare ad un lavoro soddisfacente, che richieda le conoscenze che ho acquisito in questi lunghi anni di università.
Luca, operaio in un parco di divertimenti
Mi ci vien da ridere… è tutto delicato e complesso… trovare lavoro prima era già difficile… adesso non assumono quasi più… qua nella zona credo sia stato quasi totalmente distrutto l’artigianato che tanto di questi tempi ci appigliamo a credere sia la nostra salvezza… per trovare lavoro forse dovremmo andare a riprenderlo dove sono andati a trovarlo gli immigrati italiani… muratori pescatori ed agricoltori. Soddisfatto della situazione attuale? Per niente. L’inefficienza, lo spreco e la corruzione c’ han portati dove siamo e anche se non siamo costretti, dovremmo sentirci obbligati a risollevarci, per amor proprio ed orgoglio, cercando nuove vie del tutto indipendenti dall’indotto odierno. Io personalmente vorrei cercare di rimanere nella mia città… il potenziale c’è, bisogna forse saper cogliere la situazione. Andarsene è un non affrontare il problema, è un rinunciare, è la scelta più codarda. Rimanere e cercare di crescere, migliorare e fare della città un luogo indipendente dalla siderurgia è invece la scelta coraggiosa che ogni ragazzo dovrebbe avere la possibilità di affrontare.
Diego, dottore in scienze motorie
Se penso al lavoro, la prima cosa che mi viene in mente è che è una fonte di sostentamento. In virtù di questo mi sento fortunato rispetto a molte altre persone che per l’esigenza di portare a casa uno stipendio fanno un lavoro che odiano. Il mio lavoro me lo sono scelto, è ciò che mi piace fare e mi gratifica ricompensandomi di tutti gli sforzi. Terminati gli studi mi è stata data subito questa possibilità che probabilmente è quella più affascinante per proseguire, nel mondo del lavoro, il percorso universitario che ho intrapreso. Lavorare a contatto con persone di ogni età mi permette di mettermi alla prova costantemente sotto l’aspetto relazionale e di confrontarmi con varie realtà. L’aspetto che mi dà maggiore soddisfazione è il fare del bene per la loro salute psicofisica. Il contesto in cui mi ritrovo è poi ristretto, sono pochi i colleghi e il clima è veramente amichevole, il che rende più facile e piacevole la routine lavorativa e più sopportabili i problemi che esistono in ogni genere di lavoro. Per tutto questo mi sento fortunato quindi il mio pensiero riguardo il lavoro si può dire positivo.
Francesca, laureata in lingue
Allora… Io non sono granché soddisfatta della mia situazione, perché faccio un lavoro che, pur piacendomi, non è quello che vorrei fare “nella vita”; è un lavoro sottopagato che non mi permette di essere indipendente al 100% per questi motivi: 1. non guadagno abbastanza per poter prendere una casa in affitto, 2. non ho un contratto che mi consenta di poter chiedere un mutuo. Avevo provato ad andare via da Piombino, ma mi è toccato fare dietrofront perché avevo gli stessi problemi: un reddito troppo basso che non mi consentiva di sbarcare il lunario e nessuna prospettiva di carriera nell’azienda dove lavoravo, alla quale, dopo aver esposto i miei problemi dopo 3 ANNI, DICO 3 ANNI che ero lì, mi hanno detto che per venirmi incontro potevano aggiungere 40 euro nella mia busta paga (roba da chiodi!) ed eventualmente si poteva parlare di contratto a tempo determinato da lì a nove mesi (e nel frattempo potevo vivere sotto un ponte).
Veronica, laureata in lingue e letterature straniere
Assolutamente non soddisfatta considerata la crisi che colpisce ad ampio spettro e non solo i giovani. Attualmente le possibilità mi sembrano ridursi a qualche lavoretto stagionale, quindi credo che per tutti sarebbe veramente meglio uscire dall’Italia, perché in questo paese è evidente che possibilità lavorative non ce ne siano, proprio per tutti. Almeno, questa è la mia umilissima opinione.
Beatrice, laureanda in ingegneria
Beh, quando penso al lavoro penso a qualcosa che dovrebbe essere un piacere, non un obbligo per sopravvivere innanzitutto! Soddisfatti o non soddisfatti, non posso dirlo, perché ancora non mi ci sono neppure avvicinata, di sicuro però tra le speranze future c’è quella di andare fuori dall’Italia per vedere altri modi di lavorare e di organizzare il lavoro, in quanto ritengo che Piombino (come purtroppo la maggior parte dell’Italia) sia un mondo piuttosto chiuso alle innovazioni. Si cerca sempre di fare il minimo con il massimo guadagno e questo purtroppo non è il modo in cui una società può crescere, sviluppare e , perché no, arricchirsi!
Giada, laureanda in giurisprudenza
In questo momento trovare lavoro in zona è puramente utopico. La crisi dell’industria si ripercuote su tutta l’economia cittadina. Aziende e attività commerciali riducono personale e cercano soggetti o molto specializzati o con competenze diversificate.Per questo ho sempre concentrato le mie energie sullo studio, non solo quello universitario: dopo la laurea ho intenzione di specializzarmi alla scuola notarile. Non so ancora dove, probabilmente Roma o Firenze. Per il dopo, anche se mi farebbe piacere rimanere in zona per via degli affetti e della mia storia personale, mi rendo conto che altrove ho più possibilità di fare carriera ad esempio nelle grandi città. Quindi preferirei spostarmi, punto essenzialmente a trasferirmi in una di esse.
(foto di Pino Bertelli)
(vignetta di Gabriele Bezzini)