Un nuovo Piano per guardare oltre

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Martina Pietrelli

Quan­do nel 2005 i Comu­ni di Campiglia, Piom­bi­no e Suvere­to avviarono il per­cor­so che li avrebbe por­tati nel giro di due anni ad approvare insieme il nuo­vo Piano Strut­turale, forse nes­suno immag­i­na­va che di lì a poco si sarebbe abbat­tuto su di noi uno tsuna­mi eco­nom­i­co di queste pro­porzioni. Soprat­tut­to per Piom­bi­no la cosid­det­ta crisi ha, dal 2008 in poi, demoli­to giorno dopo giorno ogni certez­za sul­la solid­ità e quin­di sul­la prospet­ti­va del mod­el­lo eco­nom­i­co ultra­de­cen­nale che ha nutri­to e fat­to crescere la cit­tà, con ricadute impor­tan­ti sull’intera area del­la Val di Cor­nia e oltre. A dis­tan­za di 8 anni abbi­amo un sis­tema eco­nom­i­co locale bloc­ca­to, quan­do non addirit­tura in arretra­men­to, e una seria dif­fi­coltà a man­tenere il liv­el­lo dei servizi e del­la qual­ità del­la vita per come lo abbi­amo conosci­u­to fino­ra. Ora è cer­ta­mente vero che molte cose non dipen­dono da noi; che le dinamiche eco­nomiche sfug­gono al nos­tro con­trol­lo e perfi­no alla nos­tra capac­ità di anal­isi, in par­ti­co­lare quan­do siamo in pre­sen­za di set­tori pro­dut­tivi glob­al­iz­za­ti. Ma ci sono risposte che, per quan­to parziali, lim­i­tate e certe volte banali, pos­si­amo dare soltan­to noi, ammin­is­trazioni e comu­nità locali. Il Piano Strut­turale e i Rego­la­men­ti Urban­is­ti­ci che lo ren­dono oper­a­ti­vo ser­vono esat­ta­mente a questo, a dare risposte alle esi­gen­ze delle comu­nità, immag­i­nan­done prospet­tive e linee di svilup­po e in gen­erale di benessere. Per questo, da un lato il venir meno del­la cen­tral­ità
eco­nom­i­ca del­la grande indus­tria siderur­gi­ca, dall’altro la perdi­ta di sen­so, almeno nelle pro­porzioni attuali, delle pre­vi­sioni di espan­sione edilizia che nell’attuale piano si attes­ta­vano su liv­el­li piut­tosto impor­tan­ti, con­sigliano una revi­sione rap­i­da e inci­si­va del Piano Strut­turale dei nos­tri tre comu­ni. Un riequi­lib­rio tra le pre­vi­sioni res­i­den­ziali e quelle pro­dut­tive ed eco­nomiche in gen­erale a van­tag­gio delle sec­onde, un raf­forza­men­to dei con­cetti di riu­so e di recu­pero in gra­do di met­tere in moto pro­ces­si di trasfor­mazione e qual­i­fi­cazione urbana, infine una revi­sione del com­p­lesso delle norme per agevolare e pro­muo­vere gli inter­ven­ti cosid­det­ti di natu­ra minore per la mag­gior parte pri­vati: potreb­bero essere queste le tre linee su cui lavo­rare per ren­dere il Piano più attuale e inci­si­vo. Del resto è impens­abile che gli stru­men­ti di gov­er­no del ter­ri­to­rio non siano chia­mati a fare i con­ti con questo cam­bi­a­men­to rad­i­cale di prospet­ti­va eco­nom­i­ca e sociale. Sen­za con­tare poi i tem­pi lunghissi­mi con i quali sono sta­ti approvati i pri­mi rego­la­men­ti urban­is­ti­ci di attuazione del piano a Campiglia e Suvere­to (anno 2010) men­tre a Piom­bi­no forse potrem­mo sper­are di arrivare a con­clu­sione entro quest’anno. Tem­pi insosteni­bili che ci con­seg­nano spes­so pre­vi­sioni già vec­chie o comunque a forte ris­chio di esser­lo. Aggiornare, dunque, e dove nec­es­sario rivedere le strate­gie di gov­er­no del ter­ri­to­rio sarebbe un pas­so nec­es­sario e oggi più che mai anche utile per dare una direzione più sol­i­da e sosteni­bile al futuro del nos­tro ter­ri­to­rio.

 

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