Un parco urbano tra macchinari e edifici industriali
PIOMBINO 13 marzo 2019 — Un’ampia parte di territorio adiacente alla Piombino che tutti conosciamo verrà restituita ai cittadini sotto forma di aree da mettere in sicurezza, vecchi impianti industriali dismessi, tracciati viari e ferroviari che percorrono l’intera porzione urbana, la quale conserva i caratteri dell’industria pesante, degradata e abbandonata.
Per cercare un valore a questo “vuoto ritrovato”, s’immagina di ordire un tessuto ideale, non zonizzato ma connesso mediante un filato immateriale scandito dal passo delle preesistenze per conservare suggestioni e memoria degli spazi.
Il territorio liberato viene visto come eredità da conservare nei suoi tratti specifici.
La base sarà costituita da un ricco parco urbano diffuso — tessuto connettivo tra elementi fisici di riferimento e dispensatore di benessere psico-fisico — che trova spazio tra macchinari e edifici industriali ritenuti meritevoli di conservazione.
Nelle molteplici future fasi di trasformazione che si susseguiranno, il parco lascerà sempre più spazio a un tessuto materiale e temporale — fino ad un limite minimo prestabilito. L’area così ottenuta nella sua totalità diverrà un nuovo centro verso il quale dirigersi per le esigenze quotidiane di svago, tempo libero, produzione culturale, lavoro, attività sportive e ricreative. Un cuore verde nel quale innestare gli interessi dell’intera comunità.
Un processo piuttosto lungo, ma che qualcuno deve avviare, una visione di lungo periodo che porteremo all’interno del percorso di formazione del programma di coalizione. Sarà necessario un dialogo continuo e costante con Jindal: stiamo parlando d’interazione pubblico privata, progetti di respiro europeo, reciprocità fra enti ministeriali Regione e Comune. Stiamo parlando di cambiare il modello di sviluppo di un territorio attraverso la conversione ecologica; il riscatto di Piombino, dove la volontà collettiva si trasforma in progetto, dove il desiderio di avere sopra la testa un cielo blu si trasforma in opportunità.
No, non sono d’accordo. Primo, è inutile pensare e supporre fantastici progetti di recupero irrealizzabili vuoi per mera mancanza di denaro, vuoi per un terreno ormai impossibile da recuperare se non tramite il tombamento (a questo c’è solo una alternativa, titanica: riportare metri di terra fresca sull’intera superficie, a tal proposito basta leggere le prescrizioni per Città futura a suo tempo redatte). Secondo, Jindal ancora non ha chiaro il suo piano perciò le superfici che renderà disponibili non si conoscono. Terzo: è più opportuno ipotizzare un utilizzo per fini commerciali e artigianali in collegato al porto in quanto esso rappresenta la sola via realistica per uno sviluppo occupazionale a Piombino, se ben gestita.