Un percorso che porti a un nuovo gruppo dirigente
PIOMBINO 13 giugno 2019 — Il ballottaggio di domenica non lascia spazio a interpretazioni e ci consegna la fotografia toscana di soli tre Comuni vinti dalla destra e Piombino, città medaglia d’oro della Resistenza, ha per la prima volta nella sua storia un sindaco di estrema destra.
Domenica ha perso quindi il PD del nostro territorio e ha perso il suo gruppo dirigente. Tutti compresi. È necessario uscire quanto prima dalle ambiguità e dalle liturgie che nessuno comprende più e favorire un percorso nuovo, aperto e inclusivo, che porti alla costruzione di un nuovo gruppo dirigente.
Apriamoci, in maniera disinteressata. Non facciamone una questione di ruoli, ma di persone che lottano insieme per difendere delle idee. Solo così, con fatica e col tempo, potremo riannodare il filo che si è spezzato.
È e sarà inutile girarci intorno usando formule paludate per non prendere un’iniziativa forte che sia minimamente all’altezza della gravità della sconfitta.
In questi anni evidentemente non siamo stati abbastanza vicini alle persone. Ai loro bisogni e alle loro aspirazioni. Un modo chiuso di fare politica ha fatto smarrire la funzione sociale del nostro Partito. La sua ragione stessa di esistenza. Abbiamo perso la forza di rilanciare, di proporre un’idea di futuro positiva e entusiasmante. Abbiamo giocato sempre di rimessa, sempre in difesa.
Troppo orgoglio, a volte troppa poca umiltà, troppa sordità ci hanno portato al disastro che si è concretizzato domenica e che non può essere derubricato a un fatto casuale che, come una banale influenza, passerà da sé. Non sarà così.
L’influenza non passerà se non sapremo ritrovare i nostri valori. Se non sapremo stare vicini a chi lavora e a chi soffre perché un lavoro non ce l’ha, a chi fa impresa e a chi studia lontano per poi tornare nella città in cui è nato. Alle persone più fragili. Se non ricominceremo a batterci, concretamente, per la giustizia sociale e per i diritti di tutti. A partire dagli ultimi. Se non sapremo fare due passi indietro per farne uno avanti tutti insieme. Con coraggio e senso di responsabilità.
Tirare a campare non può essere in alcun modo accettabile, tantomeno ridursi ad aspettare altre elezioni perché questo ci farà perdere ancora e farà crescere la distanza con chi già non ci ha votato.
L’unità tanto blandita non significa la stagnazione di un partito alla perenne ricerca di accordi che accontentino una cerchia sempre più ristretta di persone. Unità è essere uniti con i nostri iscritti e elettori, con chi ancora crede nei valori del centro sinistra e nelle donne e uomini che li interpretano. Se non abbiamo chiaro questo, non saremo mai in grado di ricostruire.
Perché un Comune, seppur con dolore, si può anche perdere, ma non possiamo cancellare una storia. Questo no, non possiamo permettercelo.
Carla Maestrini
Simone De Rosas
Alberta Ticciati
Matteo Brogioni
Rossana Soffritti
Giovanni Muoio
Alessandra Persiani
Enzo De Bonis
Corinna Micheli
Claudio Cerrini
Elena Fossi
Matteo Della Vecchia