Un piano di azione che sa di parole poco credibili
PIOMBINO 17 luglio 2019 — Meglio meno ma meglio, viene da dire leggendo la deliberazione, approvata l’ 1 luglio 2019, dalla Giunta regionale con la quale si è proceduto alla costituzione di una commissione tecnica regionale per la definizione, entro 60 giorni, della proposta di un piano di azione per lo sviluppo dell’offerta di servizi ospedalieri e territoriali integrati per la Val di Cornia e la possibile ridefinizione del suo bacino territoriale naturale. I punti cardine sui quali concentrare le azioni sono un lungo elenco che offriamo integralmente all’attenzione dei nostri lettori:
- valorizzazione e rilancio delle attività presenti nel Presidio ospedaliero di Piombino, con particolare riferimento a:
• rete dell’emergenza-urgenza e reti tempo-dipendenti promuovendone l’integrazione nella rete ospedaliera regionale per le patologie tempo dipendenti
• rete materno infantile promuovendone la piena integrazione nella rete materno infantile aziendale e regionale e alla rete pediatrica anche per la gestione del bambino in condizioni critiche
• sviluppo di tutte le possibili azioni per il mantenimento futuro del Punto nascita dell’ospedale a seguito di deroga da parte del Ministero della Salute e con l’obiettivo tendenziale dell’ottenimento della stessa, inclusi gli investimenti professionali e strutturali necessari
• consolidamento in sicurezza, anche strutturale, delle attività di Ortopedia, Chirurgia generale, Medicina, Servizio trasfusionale, Urologia, Radiologia, Senologia, Oculistica, Salute mentale anche con l’istituzione del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura
• inserimento nel Piano degli Investimenti in via di approvazione, unitamente agli interventi strutturali necessari per il materno-infantile, dell’intervento, già stimato, relativo alla ristrutturazione del Pronto Soccorso - riqualificazione delle attività consultoriali in rete nel territorio della zona/distretto Valli etrusche, anche sviluppando risposte nell’ambito della Rete regionale per la Prevenzione e cura dell’infertilità maschile e femminile e attività informative rivolte ai giovani in materia di malattie sessualmente trasmissibili. Per quanto riguarda in particolare i percorsi per l’assistenza alla madre e al neonato potranno anche essere sviluppati specifici temi progettuali inerenti alle situazioni di fragilità in area materno infantile da declinare con particolare attenzione agli aspetti della intercettazione precoce, alla presa in carico e alla continuità assistenziale
- potenziamento attività distrettuali per la gestione delle patologie croniche degenerative con proiezione delle attività specialistiche nei Centri Socio Sanitari e Casa della Salute
- potenziamento dell’Oncologia (CORD) e dei percorsi di prossimità per migliorare la qualità della vita delle persone affette da tumore in particolare sottoposte a terapia chemioterapica e in follow up; ulteriore sviluppo delle risposte per il fine vita
- introduzione di misure innovative per la presa in carico efficace del paziente in relazione alle caratteristiche orografiche e infrastrutturali del territorio, mediante il potenziamento della telecomunicazione
- definizione delle risposte sanitarie alle risultanze del Profilo di Salute del territorio e delle indagini epidemiologiche recenti come lo Studio Sentieri – V° Rapporto 2006–2013 (sanità di iniziativa per la prevenzione cardio-vascolare, sorveglianza sanitaria ex esposti amianto, liste di attesa diagnostica e visite specialistiche per prevenzione, diagnosi e cura tumore tiroide e tumori/malattie apparato digerente, diagnosi prenatale e presa in carico malformazioni congenite, interventi di prevenzione primaria a tutela della salute riproduttiva).
Naturalmente non è mancata l’illustrazione della deliberazione a Piombino, anzi a Villamarina, da parte del consigliere regionale Gianni Anselmi, dell’assessore regionale Stefania Saccardi e dei dirigenti dell’ Asl.
La delibera scaturisce dal fatto che si sono resi conto che la situazione della sanità in Val di Cornia è pessima? Probabilmente sì, ma rimane il dubbio che sia stato scritto troppo e che tutto sia poco credibile se si pensa che nella deliberazione non si fa riferimento a nessun finanziamento e che fino a poco tempo fa Regione Toscana, Asl e Comune di Piombino avevano assicurato del contrario e si erano dichiarati assolutamente soddisfatti delle politiche e delle realizzazioni in corso nel settore sanità della Val di Cornia-Elba.
Basta leggere i comunicato emessi il 17 ottobre 2018 Incontro con Saccardi, contenti Giuliani e Di Giorgi e il 12 aprile 2019 Sindaco molto soddisfatto della sanità piombinese.
Sì, troppo uguali i protagonisti, troppo uguali gli argomenti per essere credibili.
Ci auguriamo di essere smentiti.
Forse saremmo meno scettici se si fosse preso atto per tempo che in Val di Cornia sembra di vivere in un territorio che è stato dimenticato dal sistema sanitario regionale. Fino a quindici anni fa a Villamarina erano attive le unità operative di Medicina generale, Chirurgia, Ortopedia, Oculistica, Otorino, Radiologia, Urologia, Laboratorio Analisi, Ginecologia e Ostetricia, Pronto Soccorso, Centro Trasfusionale, Cardiologia, Anestesia e Rianimazione. Oggi i primariati sono stati dimezzati e l’efficienza di ciò che rimane è sotto gli occhi di tutti. Bastava prenderne atto ed immaginare azioni possibili ed invece è stato raccontato fino a poco tempo fa che le cose tutto sommato procedevano abbastanza bene e che le preoccupazioni che anche questo giornale, come molti altri, segnalava erano strumentali , frutto di giudizi sbagliati o peggio ancora dettate da rancori politici.
La Val di Cornia, invece, è certamente una delle parti peggiori della sanità toscana. Una zona nella quale la legge della rana bollita, adottata per l’intero sistema sanitario regionale, ha fatto più danni.
Qual’è la legge della rana bollita e cosa c’entra con la nostra sanità ?
La rana è la comunità della Val di Cornia e della regione toscana e il pentolone è quello della sanità.
In un pentolone d’acqua fredda la rana nuota tranquilla. Si accende un fuoco sotto la pentola, l’acqua si riscalda piano piano. La rana trova gradevole nuotare nell’acqua tiepida ma quando la temperatura sale la rana non apprezza più la condizione nella quale si trova. L’acqua adesso è davvero troppo calda, la trova sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Così facendo non fa nulla e finisce semplicemente morta bollita. E pensare che se fosse stata immersa nell’acqua a 55 ° sarebbe balzata fuori dal pentolone con un balzo.
Così in sanità si rispecchia la situazione della rana bollita.
In Toscana a “cambiare verso” è stato il servizio sanitario e nient’altro. Nessuno ha dichiarato di volerlo fare, anzi tutti hanno dichiarato in ogni occasione di essere paladini dell’attuale sistema sanitario nazionale, pubblico e universalistico. Eppure il fuoco sotto la pentola è da tempo acceso e la temperatura dell’acqua è sempre più alta. A causa di ciò il servizio sanitario nazionale, soprattutto in una periferia come la Val di Cornia, sta progressivamente cambiando la sua natura (meno assistenza, meno equità, meno qualità, meno diritti ) senza che ciò abbia prodotto finora alcuna significativa reazione.
Non è difficile capire che il fuoco sotto la pentola è rappresentato da una serie di condizioni agenti con una grande efficacia nel produrre il cambiamento voluto (la privatizzazione della sanità).
Si tratta di una strategia ben nota e studiata :
- togli i fondi,
- ti assicuri che le cose non funzionino,
- fai arrabbiare la gente,
- consegni la sanità al privato.
O, se si preferisce:
- stabilisci una progressiva contrazione dell’incidenza della spesa sanitaria pubblica sul Pil, oppure distribuisci le risorse non equamente (è il caso della Val di Cornia ),
- ti assicuri che le cose non funzionino; il funzionamento della sanità si basa innanzitutto sul capitale umano, sulla competenza e sulla capacità di relazione degli operatori sanitari e allora blocco del turnover e prepensionamenti sono le misure scelte per mettere al tappeto il servizio sanitario pubblico (in Toscana nel biennio 2015–16 se ne sono andati 2.260 operatori, che, sommati ai 2.500 dipendenti “persi” negli ultimi anni, portano a un taglio del personale del servizio sanitario regionale vicino a un 10% del totale e così sono aumentate le liste di attesa e lasciata in grave sofferenza la qualità dei servizi),
- provochi il distacco dei cittadini dal servizio sanitario pubblico infliggendogli un danno economico, ovvero tieni molto alto il livello dei ticket, fino a raggiungere il prezzo pieno della prestazione (negli ultimi anni il ticket ha cambiato la sua natura: da strumento di dissuasione nei confronti dei consumi impropri a vera e propria tassa sulla malattia, tanto più sei malato tanto più paghi); in fin dei conti è stato semplice, abbinando lunghi tempi di attesa e di ticket (una tassa esosa, iniqua e incomprensibile visto che non dovrebbe esistere in un sistema universalistico già finanziato dalla fiscalità generale), particolarmente costosi, si producono migrazioni di massa verso il settore privato,
- infine consegni il servizio sanitario al privato.
Tutto questo è avvenuto e sta avvenendo anche in Val di Cornia. Tutti i cittadini di questa parte della Toscana sanno che per ricevere risposte adeguate in tempi idonei devono mettere le mani nel portafoglio. Coloro che non hanno questa possibilità sono tagliati fuori dal ricevere cure o prestazioni decenti.
Insomma, siamo ad un passo dalla bollitura.
Un’ultimo ricordo ed una domanda alle istituzioni: in Val di Cornia le malattie cardio-circolatorie fanno vittime in una percentuale ben maggiore che nel resto della Toscana. Si è parlato a lungo di emodinamica da realizzare a Villamarina. È un servizio salvavita. Che fine ha fatto?
La legge della rana bollita è perfettamente calzante. La Regione, a parer suo, razionalizza i servizi e la nostra comunità di circa 60.000 abitanti è poca cosa per il mantenimento di questi ma chiuderli significherebbe andare verso uno scontro e allora meglio attuare la legge della rana bollita.Così facendo si può ipotizzare anche una futura chiusura dell’ospedale facendolo rimanere solo una sorta di pronto soccorso e poi tutti a Cecina, come del resto succede già ai sassetani ai monteverdini e a parte dei sanvincenzini. Anzi, rispettando ciò che afferma il sig.Faggiani, andiamo più in là nelle ipotesi: Villamarina torna ad essere ciò per cui fu costruita, un centro di cura privato, oppure un albergo con vista sull’arcipelago, e trasferimento del poco che rimane della sanità pubblica in qualche distretto magari potenziandolo. Così la rana sarà cotta e servita.