Un piano spiaggia squilibrato
SAN VINCENZO 26 febbraio 2014 — Sulla spiaggia di San Vincenzo da troppi anni si è favorito l’uso legato alle concessioni, marginalizzando gli altri due tipi di fruizione: quello libero e quello legato alle strutture ricettive che non riescono ad accedere all’arenile con pari dignità rispetto agli stabilimenti. Questo dato era accettato come reale da tutti fino all’ultima campagna elettorale. Non a caso le maggioranze Biagi I e II avevano assunto un impegno chiaro: nessuna nuova concessione. L’impegno è stato largamente disatteso perché non si è affatto rinunciato a sacrificare la spiaggia della Conchiglia né si è avuta esitazione alcuna nella realizzazione dello stabilimento in via del Tirreno (definito “ecomostro” da un comitato ad hoc costituito). Si è inoltre concesso molto di più.
Oltre al problema della pari dignità tra i tipi di uso, ce n’erano altri, molto concreti. Fino ad oggi le concessioni demaniali erano individuate da un perimetro. Si disegnava cioè un rettangolo sull’arenile. Spesso, in un tratto di costa profondo 40 metri utili, la concessione si limitava a una profondità di 25 metri, lasciando tra la battigia e la concessione 15 metri di arenile libero sulla carta, inutilizzabile nella realtà. Una concessione demaniale di 100 metri di fronte mare con una profondità di 25 metri pagava 2.500 metri quadri di canone rispetto ai 4.000 sottratti alla fruizione pubblica.
Questo danno per le finanze pubbliche ha garantito, soprattutto in corrispondenza dei villaggi turistici a sud del paese, l’uso esclusivo e assoluto della costa. Proprio le concessioni a sud sono estremamente “sottili”, sono cioè dei rettangoli ben meno profondi dell’arenile, che permettono un notevole risparmio per i concessionari, e che, cionondimeno garantiscono l’uso esclusivo della risorsa.
Negli ultimi anni poi, il tratto di costa subito a sud del porto, ha conosciuto un notevole avanzamento della battigia grazie alle opere antierosione e agli enormi quantitativi di sabbie dragate dal fondale del porto e rovesciate come “ripascimento” attorno alla struttura. Si è venuta pertanto a creare una situazione in cui questi bagni hanno una concessione sempre più distante dalla linea di costa e la libera fruizione, compressa fino all’inverosimile in fazzoletti inadeguati e miserrimi, è entrata in contrasto con gli interessi di alcune strutture che hanno scacciato i bagnanti dal tratto antistante il loro stabilimento.
Schierandosi dalla parte degli stabilimenti, l’Amministrazione ha elargito concessioni stagionali a chi aveva visto la profondità dell’arenile crescere, in modo da poter riempire il tratto di costa tra la concessione e la battigia. Rimaneva il vincolo non poter mettere nuovi punti ombra sulle concessioni temporanee ma solo servizi, questo perché, si disse, si coglieva l’occasione per qualificare l’offerta turistica. Non si è naturalmente pensato di rivisitare complessivamente l’assetto delle concessioni in modo da garantire pari dignità ai tre tipi di fruizione della spiaggia (stabilimenti, strutture ricettive e libera fruizione).
Oggi lo strumento delle concessioni temporanee viene abbandonato. Si passa ad una concessione indefinita in cui si individua solo il fronte mare e non la profondità eliminando il vincolo di non variare il numero di posti ombra. Non si impone neppure di convenzionarsi con strutture ricettive che facciano richiesta di usare l’arenile per i propri ospiti, si concede direttamente a chi già ora detiene la gestione dell’importante risorsa, la possibilità di moltiplicare i propri posti ombra e il proprio giro d’affari. Non si capisce se oggi non sia più necessario qualificare con servizi l’offerta turistica, né si comprende perché sia necessario prevedere una simile regola su tutto l’arenile quando i casi in cui le opere antierosione hanno comportato un avanzamento della linea di costa, sono limitati a poche unità.
In realtà la regola non vale proprio per tutto l’arenile. Vengono escluse le strutture a sud, quelle alle quali più conviene rimanere con la concessione attuale molto “sottile” in profondità ed estesa nel fronte mare. Tali villaggi, infatti, non hanno bisogno di più posti ombra visto che ne hanno abbastanza per i loro posti letto e la concessione “fronte mare” avrebbe comportato solo la corresponsione di maggiori canoni.
Al netto del meccanismo tecnico, un dato politico è chiaro. La promessa di non concedere ulteriore spiaggia sottraendola alla libera fruizione non è stata mantenuta né si è tentato di razionalizzare l’uso della risorsa in modo da garantire un equilibrio tra le ragioni di chi la spiaggia già ce l’ha in concessione, di chi ha una struttura ricettiva e non può sfruttare la spiaggia e il diritto dei cittadini a fruire di questo bene collettivo in modo del tutto libero.
Al termine del mandato è una bella cambiale elettorale quella di cui parliamo. Una variante mandata avanti a colpi d’acceleratore che certamente garantirà un vantaggio all’attuale Assessore all’Urbanistica nel confronto con i due sfidanti, ai quali, per una sadica e personale curiosità, mi vien da chiedere, cosa pensino di siffatto metodo per individuare le concessioni d’arenile.
Nicola Bertini