Un po’ di privacy, per cortesia
Ci sono diversi tipi di privacy; uno molto importante è quello sanitario che deve essere sempre difeso e tutelato; purtroppo certe volte non è così e chi si ritrova coinvolto deve assistere impotente all’ esposizione pubblica del proprio caso.
Ho vissuto direttamente questo momento in una struttura ospedaliera, quella di Piombino, poco tempo fa dopo un mio ricovereo per un modesto intervento chirurgico.
Sono un persona molto conosciuta a Piombino e nell’ambito sanitario, credevo di tenere per me le mie malattie senza dovermi giustificare con chiunque del motivo per cui venivo operato.
Ho affrontato serenamente l’intervento e sono stato assistito in maniera opportuna ma il problema è sorto quando sono stato trasferito dal reparto alla sala operatoria. Mi hanno portato, nel lettino, verso un ascensore ad uso sanitario che però si è fermato a piano terra distante decine di metri dall’ingresso della sala chirurgica. Ho chiesto se c’era un altro tragitto, ma mi è stato detto che quello era l’unico. “Va bè, mi sono detto, speriamo di non incontrare nessun conoscente”, invece non è stato così. Mi sono trovato in una zona transitata da dipendenti ospedalieri ma anche da qualsiasi persona ed ho cercato di nascondermi sotto le lenzuola.
Racconto questo episodio perché non ho avuto molta fortuna (forse ad altri è andata meglio) ed ho incontrato due conoscenti lungo il tragitto i quali mi hanno chiesto puntualmente cosa ci facessi e cosa mi fosse successo. Ho risposto col sorriso che non era niente di grave ma sono diventato rosso di collera per il sistema che in questo caso non ha tutelato la mia privacy. Ma perché mai devo raccontare le mie faccende di salute? A quanti altri sarà capitato? Si perché ho potuto notare che tutti i pazienti fanno questo tragitto ed anche al ritorno è la stessa cosa (in più reduci dall’intervento). Potrei aggiungere che dal corridoio da dove sono passato io transitano anche i pazienti del pronto soccorso trasportati in radiologia ed anche quelli provenienti dalla rianimazione. Forse è meglio fermarsi qui e non cercarne altri! Ed allora mi viene spontanea una domanda: sicuramente l’ospedale sarà accreditato come struttura pubblica sanitaria e quindi deve rispondere a certi requisiti, primo fra tutti quello della tutela della privacy, ma il mio esempio porta a conclusioni ben diverse.
Vorrei stimolare il Direttore dell’ospedale ad affrontare l’argomento per garantire ai pazienti un tragitto dal reparto alla sala operatoria diretto senza dover passare davanti al pubblico. Se non ci sono altre vie di comunicazione vanno trovate perché i diritti di noi cittadini devono essere rispettati e non possono essere violati così palesemente.
La conclusione? Se mi capita un altro intervento (programmato) mi rivolgo ad un altro ospedale dove almeno non conosco nessuno.
Lettera firmata
Mah! Che dire?? Certo che un percorso un pò più riservato non sarebbe male .…Comunque il signore avrebbe avuto lo stesso problema anche nella stanza di degenza, con tutti quei parenti e familiari in visita ai ricoverati!! In questo caso avrebbe comunque risolto con una stanza a pagamento privato.