Un protocollo per scontare la pena fuori del carcere
PIOMBINO 4 marzo 2014 — Percorsi di reinserimento sociale in alternativa alla detenzione. A Piombino si può fare, anzi si sta già facendo grazie a un protocollo d’intesa tra il Comune e l’Ufficio di Esecuzione penale esterna di Livorno (UEPE), che consente l’attuazione di misure alternative al carcere, possibili per alcune persone per le quali è ammessa la possibilità di scontare la pena prestando un servizio a favore della collettività. Un provvedimento avviato dal Comune di Piombino in maniera pioneristica come primo Comune nella provincia di Livorno, che consente di ottenere benefici non indifferenti.
Le persone che potranno svolgere questo percorso in alternativa al carcere, infatti, lo faranno in maniera volontaria a beneficio della collettività. Si tratta di una forma di riparazione che il condannato esercita verso la comunità nella quale vive, un momento personale e sociale di responsabilizzazione e di reintegrazione positiva nella società che aiuta a ricreare e a rafforzare il patto con la cittadinanza. Un’azione inoltre che diffonde un modello di giustizia teso a coinvolgere anche l’amministrazione penitenziaria e la comunità sociale, promuovendo un processo di responsabalizzazione reciproca, di riconciliazione e di sicurezza sociale e che mira al miglioramento delle condizioni di vita dei carcerati.
Di volta in volta, dunque, dietro proposta dell’UEPE, il Comune si impegnerà a individuare le strutture interne idonee all’accoglienza del soggetto, verificando anche insieme al servizio di assistenza sociale. Prevista la presenza di un referente che affianchi la persona nel suo inserimento e possa supportarlo nello svolgimento dei compiti affidati, comunicando anche l’andamento dell’impegno nelle attività, segnalando in maniera tempestiva eventuali assenze, inadempienze o comportamenti non idonei con la possibilità di decidere sospensioni dell’inserimento.
Sia il Comune sia l’Uepe dovranno concordare inoltre un progetto personalizzato per ogni soggetto inserito, individuando le modalità di svolgimento delle attività, gli orari, le strutture.
Il protocollo ha la durata di tre anni con la possibilità di rinnovo.